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Roma, con Dzeko ci vuole pazienza. Nainggolan, il sacrificio paga: “Ora sono in un grande club”

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Nel giorno di Santo Stefano ci si affida al 'Boxing Day' e al calciomercato. Ma anche a qualche analisi: il bosniaco è un flop? I numeri dicono di no, ma bisogna avere pazienza. Nel frattempo, l'ex Cagliari si racconta: "Ho lavorato molto per...

Valerio Valeri

Se non fosse per la Premier League, il giorno di Santo Stefano sarebbe davvero insostenibile. La Roma come tutta la Serie A è ai box, i calciatori vanno in vacanza (qualcuno, tipo De Rossi con la sua bella Sarah, si sposa pure!) tra capitali oltreoceano e spiagge esotiche, rimane solo che affidarsi all’eterno calciomercato.

CONFERMA DAL BRASILE Quello che racconta di un Alisson ormai ad un passo da Trigoria, grazie ai buoni uffici di Sabatini in quel di Porto Alegre; a corroborare le speranze giallorosse ci sono anche le parole di Daniel Pavan, preparatore dei portieri all’Internacional, rilasciate ad una radio carioca: “Non so se la trattativa sia conclusa o meno, ma il ragazzo ha una gran voglia di giocare la Champions League. Io tifo affinché rimanga qui, ma sarei contento per lui se realizzasse il suo sogno”. Il 4 gennaio, invece che a Porto Alegre, il 23enne estremo difensore della nazionale brasiliana potrebbe presentarsi a Fiumicino. Come il connazionale Gerson, giovanissimo talento acquistato ormai 5 mesi fa dalla Roma e lasciato in patria fino alla fine del campionato. Il suo trasferimento in Italia è imminente – non al Frosinone, rimarrà a Trigoria per ambientarsi – ed è in fase di preparazione come conferma il padre Marcao: “Sta studiando l’italiano, non ha avuto molto tempo ma appena arriverà a Roma continuerà con le lezioni private”.

 

IL SACRIFICIO PAGA Radja Nainggolan è partito per New York dove trascorrerà tre giorni prima di riprendere il lavoro agli ordini di Rudi Garcia. Ai microfoni di un portale sportivo belga ha fatto il punto di quanto realizzato fino ad oggi, tra club e nazionale: “Ho lavorato duro per entrare in una grande squadra – ha ammesso il centrocampista di origini indonesiane – e mi ritengo uno che dà tutto per la squadra, facendo in modo che recuperi palla velocemente per attaccare”. Inevitabile parlare di Wilmots, ct che fino a qualche mese fa non riusciva proprio a vedere l’impegno di Radja, tanto da lasciarlo a casa durante i Mondiali brasiliani: “Probabilmente la mia esclusione era dovuta al fatto che Defour faceva la Champions, giocava nello Standard Liegi ed era più conosciuto. Credevo dipendesse dal fatto che giocavo a Cagliari, ma anche i primi tempi alla Roma le cose non sono cambiate. Ora sento più fiducia in me”. Sacrificio e pazienza, ora Nainggolan è leader indiscusso della mediana dei “Diavoli Rossi” e a giugno in Francia sfiderà proprio l’Italia: “Da una parte sono contento di incontrare alcuni amici, dall’altra temo la squadra di Conte perché è un ottimo allenatore che sa portare il gruppo nella giusta direzione, loro sono tra i favoriti”.

 

DIESEL DZEKO Quando le acque si calmano, però, si riesce anche a ragionare su alcuni temi scottanti, come la crisi del gol che affligge Edin Dzeko. L’attaccante bosniaco dal 24 agosto al 19 dicembre ha realizzato solo 3 reti in campionato, di cui una sola su azione (il colpo di testa contro la Juventus). Due i gol in Champions, uno al Bayer e uno al Barcellona, entrambi su azione e solo uno decisivo, ovviamente quello ai tedeschi. È un flop? No, è un diesel.Come scriviamo oggi su ForzaRoma.info, infatti, l’ex City impiega un po’ di tempo per acclimatarsi e dà il meglio di sé soprattutto il secondo anno: con il Wolfsburg realizzò solo 8 reti nel 2007/2008, per poi esplodere la stagione successiva con 26 reti e la conquista del titolo nazionale. Anche l’approccio con i Citizens di Mancini non è dei migliori, con 2 gol nelle 15 presenze in Premier tra gennaio e giugno 2011, sei reti totali considerando FA Cup ed Europa League: un po’ poco per uno pagato 38 milioni di euro e uno stipendio da 8,5 l'anno. La stagione successiva fu tutt’altra storia: 19 gol totali e vittoria della Premier. Insomma, con il ragazzone di Sarajevo bisogna avere pazienza e metterlo nelle condizioni di far male. Non costringendolo a giocare lontano dall’area, ovviamente.