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Roma, attacco al top in Europa ma chi la butta dentro? DiFra ha ragione: “Manca qualità”

I giallorossi dominano le classifiche offensive nei maggiori 5 campionati europei, ma quando c’è da concludere sono dolori

Valerio Salviani

L’attacco della Roma vola. Il paradosso dei paradossi, eppure i numeri non mentono mai. In Europa i giallorossi hanno statistiche da top club in tiri, assist, cross, possesso palla e pali colpiti, ma quando si arriva al dunque è un problema grosso. Dzeko continua a tirare la carretta come può, ma i compagni di reparto giocano a nascondino. Di Francesco invece non si nasconde, anzi parla chiarissimo, come dopo la sconfitta con la Fiorentina, quando non ha cercato alibi: “Ci manca qualcosa a livello di uomini e di qualità per competere al vertice”. Un messaggio chiaro alla proprietà e alla tifoseria, ma anche ai suoi giocatori, colpevoli di non metterci “la giusta cattiveria in qualche allenamento”.

NUMERI – Dalla scorsa stagione, quando la Roma segnava implacabile abbattendo record su record, il crollo è stato verticale. Ma la differenza sta “solo” nel numero di reti. I giallorossi giocano e creano tantissimo. Secondo WhoScored – piattaforma esperta in statistiche -, con 557 tiri in campionato sono secondi solo al Real Madrid, che ha tirato 580 volte. Per tiri da fuori area la Roma è terza, mentre è sesta per tiri in area e addirittura seconda per conclusioni da dentro l’area piccola (46 contro i 55 del Marsiglia di Garcia). Da inizio stagione il leitmotiv di Eusebio Di Francesco è sempre lo stesso: “Ci manca la cattiveria sotto porta. Non riusciamo a concludere”. Un difetto fastidioso per una squadra che segna 1,6 gol ogni 18 tiri. La Roma esalta i portieri avversari come nessuno. Con 5 respinte a partita è prima in Europa per tiri parati, mentre è terza per tiri fuori. Numeri incredibili se si pensa che ci si riferisce ai 5 maggiori campionati europei. Ovviamente un pizzico di sfortuna non manca: per legni colpiti c’è un onorevole quinto posto. E anche nel possesso palla De Rossi e compagni non si fanno parlare dietro, con il 56,4% che vale l’undicesima posizione in classifica. Inoltre, in Italia, è seconda per assist e corner battuti e addirittura prima per cross effettuati. L’altro lato della medaglia sono i gol, con la 25esima posizione in Europa. Troppo poco per una squadra che vuole ambire a un trofeo nel breve periodo.

DZEKO, E POI? - E’ ovvio o quanto meno presumibile, dopo aver analizzato le statistiche, che il problema della Roma sta negli uomini e non nel gioco. Lo conferma Dzeko, l’eccezione alla regola, che dalla scorsa stagione rappresenta l’unico tratto di continuità, nonostante segni di meno rispetto all’anno da record vissuto con Spalletti. Il bosniaco è il sesto attaccante in Europa per tiri a partita (4,4) e quando non segna i giallorossi ne risentono. La Roma è Dzeko-dipendente e lo sa bene Di Francesco, che lo ha sempre schierato, anche quando il numero 9 stava con un piede a Londra. Schick, che doveva sostituire Salah quanto meno nei gol è a 0. Defrel sta a 1 (un rigore inutile contro il Benevento), El Shaarawy continua a vivere di alti e bassi e sta fermo a 8 gol stagionali (6 in campionato) e Perotti la porta in carriera l’ha sempre vista pochino. Resta Under, arrivato per fare l’outsider e crescere senza pressioni, che ha tolto più volte le castagne dal fuoco ai suoi e che ora sembra essere inamovibile. Non c’entra solo la mentalità dunque, che pure è un problema (“non è mai stata vincente a Roma” dice Di Francesco), ma qualcosa dovrà essere cambiato. Con Dzeko che l’anno prossimo farà 33 anni, c’è bisogno di nuovi punti di riferimento. Alla svelta.