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Rizzitelli: “Ho lasciato la Roma per problemi con Mazzone. E’ stata una coltellata”
Ruggiero Rizzitelli è tornato a parlare di Roma. L'ex attaccante giallorosso lo ha fatto a "S.R.Q.R - Sono Romanisti E Quasi Romani", il podcast di Radio Romanista, nel quale ha svelato diversi aneddoti legati al suo lungo periodo nella Capitale. Queste le sue parole:
Sul gol segnato nel derby della stagione '91-92. "Stavamo perdendo e in quei momenti ragionavo da tifoso e non da calciatore. Pensavo che se fossimo usciti sconfitti da quella partita, i romanisti avrebbero passato settimane difficili alle prese con gli sfottò dei laziali. In quegli anni il derby era davvero molto sentito. Haessler non mi fece un vero e proprio cross ma un campanile e non so chi mi abbia dato la forza per staccare su Bergodi che era molto più in alto di me. Quella palla l'ho colpita di testa ma a spingerla in porta sono stati tutti i tifosi. Mentre correvo sotto la Sud, pensavo che all'indomani i nostri ragazzi sarebbero potuti andare in giro per la città senza problemi".
Sul valore del derby di Roma."Io ero appena arrivato e mentre eravamo in ritiro per la preparazione estiva, molti tifosi si avvicinavano ripetendomi una data che era piuttosto lontana. Io non capivo e chiesi a Sebino Nela. Mi sono calato in questo clima anche grazie ai compagni. Forse pure troppo, perché la settimana prima di affrontare la Lazio, mia moglie andava a dormire in un'altra stanza visto che anche di notte, nel sonno, davo gomitate o calciavo come se dovessi tirare in porta. Era una pazzia ma positiva".
Sull'addio alla Roma."Purtroppo quando arrivò Mazzone nella stagione '93-94, qualcuno gli disse qualcosa di negativo su di me e su altri giocatori del gruppo storico. Io ebbi problemi veri con lui che esplosero proprio prima di un derby. Ero infortunato e mi ero molto impegnato per recuperare e aiutare i miei compagni. Il sabato però, durante la rifinitura, il suo vice mi disse che avrei dovuto lavorare a parte perché non ero convocato. Persi la testa, forse esagerando, e venni messo fuori rosa. Stavamo andando malissimo in campionato, quindi il presidente Sensi convocò sia me che Mazzone dicendoci che non gli interessava nulla dei singoli ma che la cosa più importante fosse la Roma. Io risposi che aspettavo questo momento da mesi. Rientrai in gruppo e cominciammo a vincere le partite, tanto da sfiorare la qualificazione in Uefa ma a fine anno ormai il rapporto con l'allenatore era tesissimo e non si poteva andare avanti. Con grandissima sofferenza scelsi di andarmene. Con Carletto negli anni ci siamo chiariti, era una persona simpaticissima ma quell'anno non lo voleva capire, era convinto che io ed altri fossimo abituati a comandare negli allenamenti e a decidere le formazioni. Noi gli chiedemmo solo di valutare con i suoi occhi ma non ci fu verso. La scelta di dover abbandonare Roma è stata una coltellata che mi fa ancora male".
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