Tre stagioni della Roma non si dimenticano facilmente. Lo sa bene John Arne Riise, ex terzino giallorosso dal 2008 al 2011. Nel pomeriggio il norvegese ha rilasciato un' intervista ai microfoni di Roma TV in cui ha parlato della sua esperienza a Trigoria. Ecco le sue parole:
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Riise: “A volte rimpiango di essere andato via da Roma. Il gol con la Juve ha semplificato tutto”
L'ex terzino giallorosso racconta i suoi anni a Trigoria: "Florenzi può seguire le orme di Totti e De Rossi. Mi sono sentito in colpa per la doppietta di Pazzini. Questo può essere l'anno dei giallorossi"
"Roma occupa un posto importante nel mio cuore, come città e come club. Quando sono arrivato non parlavo la lingua e si trattava di un nuovo stile di vita per me. Amo la città e amo i romani, è qualcosa di totalmente diverso rispetto a quello a cui sono abituato in Norvegia. Sono stato qui 3 anni e volte rimpiango di essermene andato. Soprattutto quando torno, ritrovo la gente di qua e rivedo la città. Oggi è stata davvero una bella giornata.
La Roma è molto conosciuta in Norvegia, così come lo è la città. È conosciuta in tutta Europa. Quando sono arrivato qui non sapevo cosa aspettarmi, non parlavo italiano e sapevo che gli italiani non parlano bene inglese, ma ho subito percepito la cordialità e il rispetto delle persone. Venivo dal Liverpool ed ero abbastanza noto, quindi magari è stato più semplice legare. E poi la storia della città... Per me, poi è stato bellissimo poter dire di avere giocato con Totti. Venire a Roma, sapendo che qui c'era Totti, mi ha aiutato perché per me rappresentava una sfida, avrei giocato con uno dei giocatori più forti del mondo. Durante le partite, poi, c'era sempre il calore dei tifosi. Che stessimo giocando bene o male, i tifosi mi incitavano sempre. Mi rispettavano perché davo sempre il massimo, quindi è stato facile innamorarsi della città e del club.
I tifosi della Roma sono molto appassionati. Quando vinci sei in paradiso, se perdi può essere un problema. Ho passato entrambi quei momenti. Ma in fin dei conti, tutto è spiegato da quanto i tifosi tengono alla squadra. In un certo modo, per me è stato semplice provare la stessa sensazione. Volevo vivere quello che vivevano loro, sentire quando era importante la Roma per loro. Lo stesso doveva essere per me o per qualsiasi altro giocatore. Sono loro che pagano il nostro stipendio e vogliono che diamo il massimo. Mi hanno dato questa grande opportunità e io ho voluto fare come loro: dare il massimo per il club. Credo che ci siano pochi club al mondo dove c'è questo legame così forte tra la squadra e la passione dei tifosi. Ho avuto la fortuna di giocare per il Liverpool e in un certo modo ci sono delle similitudini, il Liverpool è molto affermato in tutto il mondo, ma qui a Roma i tifosi sono veramente molto appassionati. È la storia del club, il fatto che Totti abbia giocato qui tutta la sua carriera, stessa cosa De Rossi. Hai tante leggende in questo club. E poi la città, lo stadio, la storia... tutto questo rende più speciale essere parte della storia di questo club. È qualcosa di unico che non vedi spesso in altri club in giro per il mondo.
Lo stadio Olimpico è qualcosa di speciale. Mi ricordo alcune partite, soprattutto in Champions League o contro Juve, Inter o Lazio. Mi ricordo quei momenti nel sottopassaggio prima di salire sul campo mentre facevamo riscaldamento poco prima della partita e sentivamo l’inno della Roma. Qualcosa che avevo provato anche all’Anfield con “You’ll never walk alone”, ma per capirlo veramente devi giocare e viverlo. Devi essere là e sentirti parte della storia del club per capire quanto è importante. Per questo motivo i tifosi mi hanno dato l’energia per giocare.
Abbiamo quasi vinto lo scudetto. Probabilmente è il mio rimpianto più grande di quella stagione è quello di aver subito due gol in casa contro la Sampdoria. Credo che Pazzini abbia fatto una doppietta in quell'occasione sul secondo palo di testa mentr lo marcavo. Se n'è parlato molto, dopo che abbiamo perso lo scudetto. Mi sento un po' in colpa per quella partita, ma allo stesso tempo credo che quella sia stata la mia stagione migliore con la maglia della Roma. Ho segnato molto, ho giocato bene. Una partita non cambia il mio giudizio sulla stagione, anche se noi calciatori tendiamo sempre a pensare alle cose negative piuttosto che a quelle positive. È stato un momento negativo per il club e per me personalmente perché ho avuto delle colpe su entrambi i gol. Abbiamo perso il campionato per due punti, ci siamo andati vicini, ma è stata una stagione straordinaria, ho segnato diversi gol e la squadra ha giocato bene.
È sempre speciale quando segni contro una grande squadra. Probabilmente il gol alla Juventus è quello che mi ha semplificato la carriera a Roma. Pizarro aveva appena fatto un tackle sulla trequarti loro e aveva preso il pallone. Ho subito pensato: è l'ultimo minuto, mi butto dentro in area loro. Vedo subito che l'area loro è vuota: Totti non c'è, Vucinic non c'è, Perrotta nemmeno. Beh, vado io! Mi sbraccio per farmi vedere da Pizarro perché vedo il loro difensore andare verso il centro. Continuo a sbracciarmi per fargli capire che sono solo sul secondo palo. Lui, con la sua grande visione di gioco, mi serve una palla perfetta. Mentre la palla scendeva verso di me, ho pensato per un attimo se rimetterla al centro per un compagno, oppure stopparla, controllarla e tirare. Ma come si avvicinava ho pensato subito di colpirla di testa. Vedere la palla entrare è stato... non sapevo nemmeno cosa fare. Ho cominciato a correre verso la curva, non vedevo i compagni, gli facevo solo segno con il braccio di seguirmi. Ho visto De Rossi per terra con Juan rimasti a centrocampo, poi piano piano sono arrivati verso di me Totti, Perrotta, Vucinic, Cassetti e abbiamo festeggiato con i tifosi. Per me è stato uno dei momenti più importanti che mi ha aiutato ad ambientarmi nel campionato italiano. Ma anche importante per i tifosi. È qualcosa che non dimenticherà mai, perché è il gol che tutti ricordano di me. Mi ricordo anche che dopo la partita, per la prima volta, ho rilasciato un'intervista in italiano, visto che avevo segnato. Ovviamente ero molto nervoso perché sapevo che avrei dovuto parlare italiano e non in inglese. Era un'intervista live su Sky ed è stato un momento particolarmente difficile per me.
Per me, un giovane ragazzo norvegese, poter giocare con giocatori come Gerrard e Totti in squadre come Liverpool e Roma era semplicemente un sogno. Ma ci sono riuscito e quello non me lo porterà via nessuno, mai. È qualcosa di speciale che rimarrà sempre nel mio cuore. Gerrared e Totti sono due grandissimi campioni e ho avuto l'onore di giocarci insieme. Sono diversi. Gerrared, essendo un centrocampista, forse è più completo, ma Totti ha una visione di gioco, una tecnica e una specie di aura attorno a lui che nessun altro ha. È stato un onore per me poterli aver chiamati compagni, amici. Spero che ci divertiremo ancora insieme nei prossimi 10-15 anni.
Ho guardato l’ultima partita di Totti in televisione, a casa. Avrei voluto essere qui per esprimere il mio rispetto, ma è successo qualcosa che mi ha impedito di venire qui. Ho pianto per gli ultimi 5 minuti di partita, sapevo che ci sarebbe stata una festa finale dopo la partita. Ho chiamato anche mia moglie per dirle di venire a vederla, ma era impegnata. A quel punto non ho fatto altro che piangere per almeno mezz'ora, un'ora. Perché anche se Totti non parla spesso, non fa molte interviste, è molto riservato, questa volta aveva un intero discorso pronto ed era molto emozionante, perché conosco bene Totti e so cosa significava per lui essere là di fronte ai tifosi e dirgli addio. Ho visto De Rossi piangere insieme a tutti gli altri, è stato difficile. È stato anche un momento che meritava di essere vissuto. Vederlo al sorteggio di Champions League a Montecarlo, vederlo ricevere quel premio e non vederlo più sul campo è strano. Ma allo stesso tempo so che avrà quel ruolo importante in futuro. Per me sarà sempre un onore e un privilegio poter dire che ho giocato con lui e di essere stato suo amico. E nessuno me lo può portare via. È speciale anche vedere che la Roma adesso gioca senza di lui. È come se mancasse qualcosa. Fortunatamente De Rossi è ancora là. Questi due giocatori hanno qualcosa di speciale. E poi c’è Florenzi, che può sicuramente seguire le loro orme. La Roma ha questa abilità di seguire i suoi talenti e portarli a diventare campioni affermati. Sicuramente Totti è uno di questi.
De Rossi era Capitan Futuro quando giocavo io. Anche lui ha avuto diverse offerte per andare a giocare in altre squadre poteva andare in diverse altre squadre, ma ha deciso di restare. Lui è la Roma. Molti non possono vedere certe cose, ma lui è pazzesco nello spogliatoio, prima e dopo la partita. Se vinciamo è il primo che entra urlando, saltando e mostrando la sua felicità. So esattamente cosa significa la Roma per De Rossi. Sono felice che sia rimasto, malgrado c’era chi diceva che non era all'altezza e che doveva andare via. Ha dimostrato tutto il suo valore e sono molto felice per lui.
Credo che che il gap sia stia riducendo sempre di più, specialmente quest’anno credo che si assottiglierà ulteriormente. Ma la Juventus è stata la squadra migliore degli ultimi anni, hanno vinto molti scudetti e meritatamente. Penso che la Roma si stia avvicinando sempre di più. Quest’anno ho come la sensazione che possa essere il nostro anno. Lo spero tanto e tutti gli anni ho quella sensazione. Ci sono anche altre squadre forti, ma credo che la Roma sarà lì in alto a combattere”.
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