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Ranieri: “Mi sono divertito ad allenare di nuovo la Roma. Farlo qui è un’altra cosa”

LaPresse

Il tecnico giallorosso ha parlato a margine dell'evento 'Il Calcio che Amiamo': "Allenare la squadra dove sei nato, per cui hai fatto il tifo, dove sei andato allo stadio, in curva, in trasferta è tutta un’altra cosa"

Redazione

Giornata di calcio e soprattutto di unione quella che si è svolta quest'oggi all'Aula Paolo VI del Vaticano, alla presenza di Papa Francesco. Il nome è significativo: 'Il calcio che amiamo' è l'evento organizzato da 'La Gazzetta dello Sport', in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, la Federazione Italiana Gioco Calcio e la Lega di Serie A. Tanti i personaggi di spicco nel mondo del calcio che hanno partecipato a questa giornata, da Zanetti, Baresi, Eto’o, Seedorf, Mancini, Sacchi, il ministro Bussetti, Malagò ma anche Claudio Ranieri. Il tecnico della Roma ha parlato a margine dell'evento a gazzetta.it:

Il calcio come educazione, integrazione, divertimento. Nel calcio italiano quali di questi elementi manca, quali di questi elementi va sostenuto di più?

Credo ci siano tutti e tre gli elementi. Il razzismo che si sente negli stadi è soltanto una sciocchezza per prendere in giro il ragazzo che non ha la pelle chiara. Credo che il vero razzismo non ci sia o per lo meno in minima parte.

Lei parla spesso di giovani, ne allena di fortissimi (faccio un nome su tutti: Zaniolo). In che modo il calcio italiano può sostenere lo sviluppo dei talenti?

I talenti non nascono sempre, ma l’importante è che dietro ci sia un lavoro continuo. Il nome che sta sulla bocca di tutti è quello di Ronaldo perché oltre al talento lui continua ad allenarsi come se fosse il primo giorno di allenamento, come se fosse ancora un bambino.

Si è divertito da quando è tornato ad allenare la Roma?

Molto! E poi allenare la squadra dove sei nato, per cui hai fatto il tifo, per cui sei andato allo stadio, in curva, in trasferta è tutta un’altra cosa.