(di Mirko Porcari) - Un pensiero, quando c’è l’amore di mezzo, può dividere. E’ sempre successo e sempre succederà: se aggiungiamo una passione sconfinata e la voglia di esserci, ovunque e comunque, ecco disegnati i colori dei tifosi giallorossi.
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Quello striscione che divide una tifoseria
(di Mirko Porcari) – Un pensiero, quando c’è l’amore di mezzo, può dividere. E’ sempre successo e sempre succederà: se aggiungiamo una passione sconfinata e la voglia di esserci, ovunque e comunque, ecco disegnati i colori dei...
La cornice resta: immutabile nel corso degli anni, fortificata dalle battaglie e dalle ideologie passeggere, toni e tinte mai sbiadite dagli eventi. E’ il popolo romanista, insomma, legato nella vita alle sorti di una squadra, qualcosa che non si può capire se non lo si vive giorno dopo giorno.
Nell’anno “zero” della Roma, tutti gli innamorati hanno dovuto fare i conti con qualcosa di nuovo: società, dirigenza e allenatore, figure mai anonime inserite in un contesto ben delineato, un mondo fatto di abitudini e certezze, scosso dalle fondamenta. Era stato così anche con i Sensi, quasi vent’anni tra pro e contro mitigati da successi e soddisfazioni: chiusa un’epoca, l’orizzonte ha offerto una visione embrionale di cambiamento, facce e sorrisi a raccontare di una svolta epocale sullo sfondo di un campo di calcio.
Ecco, dunque, la rivoluzione culturale: nomi e cognomi scanditi da propositi eccezionali, dove i trionfi sportivi rappresentano solo una parte del tutto. Difficile, ma non impossibile, capire e assimilare: c’è chi lo ha fatto a prescindere, convinto dalla bontà di un vento internazionale, c’è chi ne ha preso atto gradualmente, regalando fiducia a oltranza e c’è chi, tra incertezza e realismo (dipende dai punti di vista) si affida al proprio “sesto senso” e alla propria logica per rigettare un modo di essere che non lo rappresenta. In parole povere, una divisione.
E’ bastato ascoltare una settimana di pareri per comprendere quanto sia profonda questa frattura: lo spunto è stato lo striscione visto in Curva Sud prima di Roma-Lecce, quel “Mai schiavi del risultato” che è sintesi e slogan di una parte della tifoseria e incomprensibile aberrazione dell’altra. Gli opposti, in questo caso, non si attraggono e la squadra non aiuta di certo a riconciliarsi: la sensazione è che, almeno per quest’anno, ognuno rimarrà sulle sue posizioni, con la Roma nel cuore e una filosofia tutta personale.
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