(di Valerio Valeri) Nove maggio duemiladieci. Undici settembre duemilaundici. Cosa hanno in comune queste due date? Apparentemente nulla, ma per il tifoso romanista e Francesco Totti, invece, tanto.
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Quel Roma-Cagliari e tutti allo stadio con la maglia del Capitano
(di Valerio Valeri) Nove maggio duemiladieci. Undici settembre duemilaundici. Cosa hanno in comune queste due date? Apparentemente nulla, ma per il tifoso romanista e Francesco Totti, invece, tanto.
Quasi un anno e mezzo fa, infatti, la Roma giocava la sua ultima gara casalinga del campionato 2009/2010, quello dell'incredibile rimonta all'Inter, sfumata il 25 aprile con la sconfitta all'Olimpico per mano della Sampdoria. Affrontava il Cagliari con lo scopo di vincere e mantenere vive le speranze di vincere lo scudetto, per dimenticare la delusione di una Coppa Italia persa quattro giorni prima. Sulle tribune ci sono più di 50mila persone, molte delle quali indossano la maglietta giallorossa con il 10 del Capitano.
Vengono esposti diversi striscioni in suo favore, uno di questi recita: “Sempre e comunque grazie Capitano. Roma è fiera di te”. Ma perché? Per capirlo, è proprio alla finale di Coppa, contro l'Inter, che bisogna tornare: 5 maggio, stadio Olimpico. Milito ha già punito Julio Sergio, la gara vive i suoi ultimi minuti, ma all'87' Francesco commette una leggerezza incredibile, lasciandosi annebbiare dalla frustrazione e dalla rabbia: rincorre uno strafottente Balotelli e gli rifila un calcione da dietro che lo stende. Rosso diretto, scaramucce in campo, polemiche roventi fuori.
Al Capitano vengono incollate, per l'ennesima volta, tutte le solite etichette sul romano coatto e bullo, politici e vip ne prendono le distanze, pochi pubblicamente lo difendono. Già, perché quella di Totti contro Balotelli fu una reazione, a reiterate offese verso i tifosi giallorossi, la città e la sua persona: “Sei finito”, gli sussurrava il giovane attaccante, ora al City. Ma per città e i romanisti, Francesco era tutto fuorché finito, e glielo dimostrò in quel Roma-Cagliari, tributandogli cori e scritte, maglie e applausi. Arriviamo, dunque, alla prima partita casalinga di questo campionato, tra sei giorni. Ancora un Roma-Cagliari, ancora un caos di polemiche roventi che tirano in ballo il Totti uomo e calciatore: “viziato”, “permaloso”, “mangia-allenatori”, gli epiteti più gentili, estorti dalla bocca di Walter Sabatini da qualche giornale più fantasioso di altri. A distanza di un anno e mezzo, quindi, è ancora Totti contro tutti.
A distanza di un anno e mezzo, ancora una volta, il popolo giallorosso ha la possibilità di mettersi al fianco del suo Capitano, difenderlo dalle strumentalizzazioni, metterlo al centro di un progetto nuovo e rivoluzionario: “Non sono mai voluto andare via perché ho preferito vincere e guadagnare di meno, ma restare legato a questi colori”. Scrisse così, in una lettera del 7 maggio 2010 al Corriere dello Sport, il giocatore più forte che la Roma abbia mai avuto. Queste parole vanno ricordate e conservate, perché rappresentano la testimonianza di una promessa mantenuta. Rammarica e stupisce, però, che ciclicamente un uomo così debba essere messo in discussione.
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