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Pruzzo: “Ho pensato al suicidio”

In uscita il libro che racconta la vita del bomber "Ogni tanto penso che sia giunto il momento di togliermi dai coglioni, un po' perché sono stanco, un po' perché ho voglia di non rompere più le palle a nessuno"

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Se c’è stato un calciatore che ha meritato l’appellativo, spesso abusato, di “bomber”, quel calciatore è Roberto Pruzzo.

Già idolo della curva del Genoa, per la quale era diventato sin dagli esordi “O Rey di Crocefieschi”, passò alla Roma nel 1978 per la cifra record di tre miliardi di lire.

La squadra giallorossa era scritta nel suo destino: contro di lei aveva segnato il suo primo gol in serie A, contro di lei, indossando la maglia della Fiorentina, segnerà il suo ultimo, nel 1989, impedendole l’accesso alla Coppa Uefa. In mezzo, per lei e con lei, tre titoli di capocannoniere, quattro Coppe Italia, uno scudetto e 138 gol. Alcuni bellissimi, improvvisi e inaspettati, altri facili e naturali (per lui), molti ancora scolpiti nella memoria dei tifosi: quello contro l’Atalanta che evitò la retrocessione nel ’79, quello, proprio contro il Genoa, che valse lo scudetto nell’83, la rovesciata dell’ultimo minuto in casa della Juve nella stagione successiva, la doppietta contro il Dundee nella semifinale della Coppa dei Campioni dell’84, la rete del pareggio nella drammatica finale contro il Liverpool.

Si sta parlando, davvero, di storia del calcio italiano. E questa storia, per la prima volta, ce la racconta lui, in prima persona nel libro scritto con la giornalista Susanna Marcellini, Bomber. La storia di un numero nove normale (o quasi).

Pruzzo lo fa senza farci mancare nulla: i compagni, i ritiri, i soldi, le donne, i tifosi, gli allenatori, le gioie, le amarezze e le follie di un mondo spesso bizzarro e picaresco, ma ancora strettamente connesso alle emozioni che generava. Tanto che si può parlare di una vita normale, o quasi. Con momenti magici e altri molto difficili, che lo hanno portato anche a pensare di farla finita: "Ogni tanto penso che sia giunto il momento di togliermi dai coglioni, un po' perché sono stanco, un po' perché ho voglia di non rompere più le palle a nessuno. Ma poi accadono quelle cose che ti fanno pensare che è più forte lo spirito di sopravvivenza. Come quando mi chiamano i miei amici di Dezza, cacciatori di un paese vicino a Lucca. Amici di tutta una vita, che mi invitano a mangiare i tordi e le beccacce, quelli con cui cazzeggiamo tra uomini, gli stessi che riescono a farmi pensare che forse in fondo è meglio aspettare un altro po'...".Il libro sarà presentato l'8 dicembre alle 12 alla fiera della piccola e media editoria al Palazzo dei Congressi di Roma.