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forzaroma news as roma Primavera, Mirra si racconta: “La Roma è tutto. Sogno di fare qui tutta la carriera”

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Primavera, Mirra si racconta: “La Roma è tutto. Sogno di fare qui tutta la carriera”

Redazione
Le sua parole: "La fascia porta responsabilità. Sono orgogliosissimo da romano e romanista di indossarla"

Jacopo Mirra, capitano della Roma Primavera, ha rilasciato un'intervista ai canali ufficiali del club per il podcast "Dreaming Roma". Il difensore classe 2006 ha raccontato tutta la sua carriera, dall'inizio al Casalotti fino al provino con la Roma, passando anche per il futuro. Queste le sue parole:

Non sei il tipo solo calcio... "Sono un ragazzo un po' riservato, almeno così sembra. In realtà chi mi conosce lo sa, sono abbastanza simpatico e loquace".

Che ragazzo sei fuori dal campo? "Per un ragazzo di 19 anni è normale divertirsi. Mi piace scherzare con i compagni, anche per sdrammatizzare in alcune situazioni un po' più tese. Mi reputo un ragazzo simpatico. All'inizio sembra che stia sulle mie, ma non perché me la tiro".

In che zona sei nato? "Selva Candida, Ottavia. Verso Roma Nord".

Un bel viaggetto per arrivare a Trigoria. "Sono 30 km"

A Trigoria vieni solo o con la famiglia? "Da solo, da piccolo mi accompagnavano mamma e papà. Poi c'è stato il periodo in cui venivo con la macchinetta, quindi una bella traversata perché non potevo fare il Raccordo ma passare per il centro. Poi essendo abbastanza alto non entravo più nella macchinetta".

Sei nato il 10 luglio 2006, con la città che festeggiava l'ultimo mondiale ... "Mamma e papà me lo raccontano sempre. Adesso fa ridere a distanza di anni però in quel momento c'era un po' dio agitazione. Dopo i festeggiamenti a casa dei nonni, papà si era messo a letto per vedere la festa in tv ma sono dovuti correre in ospedale perché a mamma le se erano rotte le acque. E' stato impegnativo. C'era traffico. Io sono nato poco dopo la mezzanotte".

Che rapporto hai con questa città? "Roma è la città più bella del mondo. Ogni ragazzo romano e romanista come me vuole indossare questi colori e questa maglia. E' una cosa spettacolare".

Dove ha iniziato a giocare? "Al Casalotti, poi sono passato un anno all'Urbetevere poi mi hanno chiamato per fare il provino con la Roma. Questo è l'undicesimo anno, sono arrivato nel 2015/16. Feci 2 provini, poi ad agosto ci hanno mandato una lettera dove ci dissero che mi avrebbero preso".

Famiglia romanista? "Papà romanista, da parte di mamma sono più simpatizzanti che tifosi".

Eri più contento tu o papà? "Papà era contentissimo e ancora lo è. Io l'ho vissuto come un bambino di 9 anni che non da peso alle cose. Non pensavo a tutto il resto, al contorno, ero contento e basta".

Quando lo hai capito veramente di indossare la maglia della Roma? "Due-tre anni dopo, verso gli 11-12 anni, quando cominci ad essere più grande. Poi dai 15-16 anni diventi un po' più adulto".

C'è un momento a cui sei particolarmente legato? "Tutti i tornei da piccoli. Mi porto dietro tutti i ricordi bellissimi, i viaggi in Europa e in America, le amicizie con Mattia Della Rocca e Almaviva, che sono ancora qui".

Sono loro i tuoi migliori amici nello spogliatoio? "Sì, li conosco da 11 anni. Siamo cresciuti insieme".

La partita che vorresti rigiocare? "La finale Under 18. Roma-Genoa che abbiamo perso. E' una partita che brucia particolarmente perché eravamo un gruppo vincente".

Durante il Covid, da Under 15, come hai vissuto la pandemia? "E' stata particolarissima. Non l'ho vissuta malissimo però perché avendo casa con il giardino giocavo spesso col pallone, mettevo mio fratello in porta".

Sempre difensore centrale? "Sì, da quando si gioca a 11".

È cambiato tanto il ruolo di difensore centrale da quando sei qui? "Nel calcio dei grandi ma anche in Primavera, il difensore non deve solo saper difendere ma deve anche far partire l'azione in modo pulito. Deve saper far arrivare la palla agli attaccanti".

Tu però ti trovi a tuo agio con il pallone tra i piedi. "Sì, mi piace. Mi piace avere il pallone tra i piedi".

La tua caratteristica principale e quella in cui devi migliorare? "Mi reputo veloce e con buona tecnica. Devo migliorare però in tutti gli ambiti. Devo migliorare nell'uno contro uno e la marcatura sull’uomo. Devo mettere un po' più di cattiveria".

In prima squadra com’è il salto? "Sono ritmi altissimi, ma anche grande fisicità e tecnica. Il passo è grande.

Il più difficile da marcare della prima squadra? "Quando saliamo marchiamo Baldanzi, Ferguson e Dovbyk. Sono giocatori forti".

Dybala? "E' un fuoriclasse".

Lo scorso anno non sei stato fortunato fisicamente. Quanto hai bisogno di giocare tanto. "L'anno scorso è stato complicato. Ho avuto uno sviluppo tardivo. Prima non avevo fasce muscolari sviluppate, entravo in campo senza riscaldamento. Con lo sviluppo tardivo, ho avuto dei problemi al flessore. È stato un periodo buio, ma lì ho capito di essere un ragazzo che vede il bicchiere sempre mezzo pieno. Mi ha insegnato tanto: prevenzione, fisioterapia, palestra. Ora vengo molto prima agli allenamenti e lavoro su macchinari specifici che ha solo la prima squadra".

Quello è un lavoro facoltativo. "Lo staff te lo mette a disposizione però puoi chiedere qualcosina in più".

Essere capitano influisce in questo tuo cambio mentale? "Sì, la fascia porta responsabilità. Sono orgogliosissimo da romano e romanista di indossarla. Sento la responsabilità di aiutare i compagni più piccoli e di tenere il gruppo unito. Solo con un gruppo unito si può arrivare a certi obiettivi".

Ti aspettavi la fascia? "No, non la pretendevo. E' normale però che sia un onore".

Mi avevi detto che si poteva essere leader anche senza fascia. Quali sono i comportamenti per trasmettere questa leadership? "Tenere il gruppo unito perché in uno spogliatoio ci sono dei litigi. Rispettare le regole e soprattutto dare l'esempio soprattutto ai ragazzi appena arrivati".

Ora sei all’ultimo anno di Primavera: lo vivi come quello decisivo? "Sì, sono consapevole che è l'ultimo nel settore giovanile. L’anno prossimo ci sarà il calcio dei grandi. Sono curioso".

E' più la paura del salto o l'impazienza di farlo? "Mi sento impaziente, curioso di confrontarmi con il calcio dei grandi".

Ti piacerebbe provare un’esperienza fuori dalla Roma? "Sarei curioso di vedere come mi comporto fuori dalla comfort zone. Ma spero di fare tutta la carriera qui a Roma".

Ti senti pronto per il professionismo? "Sì. Penso di essere sempre stato maturo anche da piccolo. Mi sento maturo anche negli atteggiamenti extra campo come nell'andare a dormire presto la sera, il recupero a casa e altro".

Avresti mai immaginato di arrivare fin qui? "No. Se l’avessero detto a Jacopo di 8 anni, non ci avrebbe creduto. Sono felicissimo di essere arrivato all'ultimo ano di Primavera da capitano dopo 11 anni qui dentro".

Il sogno? Come lo vedi il futuro? "Vincere il Mondiale e lo scudetto con la Roma, come ogni bambino".

Il prossimo step? "Confrontarmi con il calcio dei grandi e cercare di farmi valere".

La maglia della Roma è bella o pesante? Entrambe? "Non è pesante. Sono contentissimo, è bellissimo vestire la maglia della tua squadra del cuore. Averla addosso è bellissimo".

Cosa significa per te la Roma? "Tutto. Ho vissuto più della metà della mia vita qui dentro. Prima della Roma ricordo poco perché sono entrato che avevo 9 anni. È tutto".

In bocca al lupo. "Grazie".