Il signor (?) Pozzo con voce bassa e melliflua, se l'è presa con Garcia e Sensi, rappresentanti di una romanitá calcistica che non apprezza. Garcia, se vorrá, potrá rispondergli quando e come vuole. Una polemica in più o in meno non cambierá la sua vita o la sua carriera.
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Pozzo, lascia in pace Franco Sensi
Il Presidente del terzo scudetto giallorosso era il portabandiera di una rivolta popolare, non il losco rappresentante di una setta segreta alla ricerca del potere arbitrale
Ma Franco Sensi non può rispondergli: non c'è più. Prendersela con un uomo che ormai siede tra le nuvole è una scelta che ci lascia senza parole, oppure ce ne lascia troppe, ma non vogliamo scendere sullo stesso terreno di Pozzo.
Gli ricordiamo solo che è vero, Sensi chiese e ottenne due designatori. Ma per un motivo preciso: non si fidava di quello che c'era. I due si sarebbero marcati a vicenda. Erano tempi difficili da vivere, Sensi parlò chiaramente di un'associazione per delinquere. Sensi, insomma, difese sì la Roma, ma anche tutto il calcio italiano che, non a caso, gli si strinse attorno. Era il portabandiera di una rivolta popolare, non il losco rappresentante di una setta segreta alla ricerca del potere arbitrale. Una battaglia di libertá.
Pozzo dice anche, con lo stesso tono suadente, di non vivere con il calcio. Gli crediamo, ci mancherebbe altro. Al contrario di quanti fanno notare che in realtá lui non ha un club, ma tre, gli altri due in Inghilterra e Spagna e lo dicono, i suoi detrattori, dandosi di gomito. Di sicuro uno che colleziona societá, con il pallone non ci rimette. Sensi, che non doveva permettersi di sfiorare, con il calcio si giocò patrimonio e vita.
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