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Poco gioco, i dubbi dei giocatori e troppa esposizione: ecco perché Fonseca ora è in bilico

LaPresse

Il tecnico ha ancora la fiducia della proprietà, ma per lui parleranno i risultati a breve termine. Dopo un anno la Roma non è ancora riconoscibile tatticamente, i leader non sono così convinti dell’allenatore e la comunicazione di queste...

Paolo Franzino

C’era una volta, neppure troppo tempo fa, un allenatore che era al centro del progetto Roma. Oggi però non è più così. Perché Paulo Fonseca non convince in pieno tifosi e società, nonostante al momento le voci di un addio a breve termine siano infondate. Certamente, però, la Roma si aspetta un cambio di passo importante, al netto degli alibi che certamente il portoghese ha. Però ci sono alcuni motivi che non lo rendono così saldo sulla panchina giallorossa. Eccoli.

Con che modulo gioca la Roma

Fonseca, partito con il 4-2-3-1 con squadra aggressiva e difesa alta, ha cambiato marcia nel corso dei mesi. Prima ha coperto di più la squadra, poi è passato alla difesa a tre. E i risultati sono sempre stati alternati. Dopo quattordici mesi di lavoro la Roma non ha ancora un gioco definito e un’identità riconoscibile. E questo pesa sul giudizio.

I dubbi dei giocatori

Se, mesi fa, i giocatori erano tutti dalla sua parte, perché gli riconoscevano una grande onestà e un ottimo approccio al lavoro, oggi non è più così. La squadra non sempre si sente sicura tatticamente, non vede la capacità di cambiare in corsa partite e uomini e dopo la sconfitta con il Siviglia si è interrogata a lungo sulla capacità della Roma attuale di giocare partite ad alto livello. Non a caso, la scorsa stagione non ha mai vinto contro avversari che la precedevano in classifica.

La comunicazione

Se Fonseca mediaticamente è sempre stato impeccabile, senza cercare mai alibi o giustificazioni, nelle ultime settimane ha cambiato rotta. Dopo il Siviglia ha parlato di “stagione positiva”, prima del Verona ha detto che “Dzeko sarebbe stato della partita” (0 minuti giocati) e, soprattutto, prima e dopo, ha ribadito l’importanza di Smalling e la certezza di averlo “con noi tra pochi giorni”. Parole che non sono state apprezzate a Roma e Manchester, visto che la trattativa è ancora nel pieno. In questo forzare la mano, con i nomi dei vari Allegri, Sarri e Rangnick sullo sfondo, in molti hanno visto un tecnico che sta tentando il tutto per tutto per salvare non solo il gruppo, ma soprattutto se stesso.