Venerdì scorso Miralem Pjanic ha fatto ritorno in Lussemburgo, il paese che l'ha accolto nel momento in cui i suoi genitori hanno deciso di lasciarsi alle spalle la guerra in Bosnia. La sua nazionale, infatti, è approdata proprio nel piccolo stato incastonato tra Francia, Belgio e Germania, per giocarsi un'amichevole. Lui che, quando era un ragazzo, ha giocato con la maglia dell'under 17 e under 19 della nazionale lussemburghese. Poi il cuore e la nazione d'origine hanno prevalso su tutto: ha vinto la Bosnia.
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Pjanic, la famiglia e il Lussemburgo: “Ho poco tempo per vederli. Potrei allenare qui un giorno”
Nella stessa conferenza in cui ha aperto le porte a una possibile cessione, il centrocampista giallorosso si è soffermato in particolare sul rapporto con il suo paese di adozione, il Lussemburgo, dove ancora vive la sua famiglia
Prima dell'amichevole tra le due nazionali, il centrocampista giallorosso ha rilasciato una lunga conferenza tutta incentrata sul Lussemburgo, nazione dove ancora vive la sua famiglia e che spesso visita per vedere amici e parenti. Queste le sue dichiarazioni, riportate dal portale lussemburghese lequotidien.lu:
Venire in Lussemburgo è ancora un momento particolare per te?
Fa sempre piacere avere l’opportunità di giocare contro la Nazionale lussemburghese. Mi permette di vedere la mia famiglia.
Oggi che rapporto hai con Schifflange (comune del Lussemburgo e suo primo club, ndR)?
Ci vengo soprattutto per vedere la mia famiglia. A Roma si gioca ogni tre giorni, ho poco tempo libero. In effetti, ho pochissimo tempo per la mia famiglia. È triste, ma è così. Ci si abitua.
Hai la curiosità di sapere quanto il club di Schifflange ha ottenuto economicamente ad ogni tuo trasferimento?
Le cifre non mi interessano. So che hanno ricevuto qualcosa ad ogni mio trasferimento e questo mi rende felice. Mi fa piacere immaginare che con quei soldi hanno permesso ad alcuni ragazzi di migliorare. È qui che ho firmato il mio primo contratto, qui che ho fatto i miei primi passi. Schifflange resterà nel mio cuore per sempre.
Cosa ne pensi del livello e dell’evoluzione della nazionale del Lussemburgo?
Guardo le partite quando posso. Riescono a mettere sempre più in difficoltà gli avversari. È una squadra che sa difendere bene la sua porta. Basta vedere i risultati del Lussemburgo per capire che questo è un paese in pieno progresso. Prendiamo il match di venerdì molto seriamente, non sarà facile.
Christopher Martins gioca al Lione e Vincent Thill al Metz, due club in cui sei stato. Segui le carriere delle due più grandi speranze del calcio lussemburghese?
Ho sentito parlare molto bene di Thill da alcuni miei amici a Metz. Quello è un posto ideale per muovere i primi passi, tutto dipenderà da lui. Conosco la sua famiglia: suo padre ha giocato contro il mio! Martins? So che c’è un lussemburghese a Lione ma lì ho meno contatti rispetto a Metz.
Molti giovani lussemburghesi di origine bosniaca vogliono fortemente la Bosnia nonostante ci siano di arrivarci. Pensi di averli ispirati?
Spero di essere un esempio per gli altri ragazzi in Lussemburgo. Anche se è un paese dove il campionato di calcio non professionista, hanno la possibilità di arrivare in club professionista grazie alla formazione ricevuta dalla Federcalcio lussemburghese. Spero di essere riuscito a trasmettere questa cosa: andando oltre i propri limiti, si può andare dopo. Dopo ognuno fa la sua scelta. Bisogna ascoltare la propria testa. Quando ero a Metz, ho avuto un migliaio di proposte da parte di grandi club, ma sono restato là perché sapevo che quella era la squadra perfetta per muovere i miei primi passi.
Immagini il livello attuale del Lussemburgo se nel 2007 avessi scelto di rappresentare questo paese e non la Bosnia?
Allora, è difficile da dire… Non saprei minimamente a che livello sarebbe il Lussemburgo. Ma penso che alla fine tutti abbiano capito che ho dovuto fare una scelta. Ho avuto la possibilità di realizzare un sogno: giocare una Coppa del Mondo con il mio paese natale. La Bosnia ha passato anni difficili e l’idea di rendere felici le persone, anche se momentaneamente, mi ha reso orgoglioso. D’altra parte non si mai cosa ci riserva il futuro, soprattutto nel calcio. Magari un giorno potrei finire ad allenare qui, in Lussemburgo!
Ad ogni sessione di calciomercato, il tuo nome è accostato a quello dei maggiori club europei. Come la vivi?
Senza problemi. Sono consapevole del mondo in cui vivo. Ho un contratto com la Roma ma so anche che in questo ambiente tutto può accadere molto velocemente. Basta che due club si mettano d’accordo e ti ritrovi subito da un’altra parte.
Parliamo della Bosnia. Avete digerito l’eliminazione agli spareggi per accedere a Euro 2016?
E’ stata una grande delusione per noi. Abbiamo cominciato male i gironi di qualificazione, poi ci siamo ripresi ma ci siamo imbattuti in un’Irlanda meglio organizzata. Oggi stiamo ricostruendo una squadra guardando al futuro, pensando al Mondiale 2018 in Russia.
Il fatto di giocare nella Roma con Edin Dzeko dall’inizio della stagione aiuta la Bosnia?
Spero di sì. Quando si gioca tutti i giorni con qualcuno, inevitabilmente si ha più facilità a trovarsi, si capiscono meglio i movimenti di quella persona, le sue chiamate. Questo non può che aiutare la nazionale bosniaca.
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