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Pjanic-Iniesta, sfida tra geni a centrocampo

Quando il pallone passa dai piedi del bosniaco e di “Don Andres” può sempre succedere qualcosa di pericoloso. Una sfida nella sfida che accende la partita di questa sera

Piernunzio Pennisi

Tra i tanti duelli individuali che andranno in scena questa sera sul prato del Camp Nou nel match di Champions tra Barcellona e Roma, uno in particolare affascina e promette di regalare spettacolo: quello traMiralem Pjanic e Andres Iniesta. Una sfida tra centrocampisti dotati di qualità incredibili spesso accostati per caratteristiche. In comune hanno il piede preferito, il destro, il ruolo, centrocampista interno di regia, un talento smisurato e il genio dei fuoriclasse. Entrambi amano avere il pallone tra i piedi, possono contare su un repertorio completo di soluzioni per orchestrare la manovra delle loro squadre ed hanno la capacità di saltare l’uomo così come quella di rifinire l’azione e finalizzarla. Due centrocampisti in grado di incidere sulle partite con la loro qualità, mettendo la loro genialità al servizio dei compagni e regalando al pubblico giocate straordinarie.

REGIA Guardando le statistiche stagionali emerge chiaramente la loro vocazione per la costruzione del gioco: distribuiscono in media una sessantina di passaggi a partita. Iniesta 63,9 in Liga e 64,7 in Champions League con una percentuale di successo rispettivamente dell’87.2% e dell’86.6%; Pjanic 65.9 in Serie A e 56 in Champions, di cui oltre l’84% utili. Numeri sostanzialmente analoghi (la disomogeneità del dato sui passaggi effettuati del bosniaco tra campionato e Coppa va contestualizzata rapportandolo a quello sulla percentuale di possesso palla della Roma nelle due competizioni : 56% contro 45%) che descrivono la quantità di palloni che passano dai piedi dei due giocatorie la qualità con cui vengono trasferiti ai compagni grazie all’ampio ventaglio di soluzioni di cui dispongono nel loro bagaglio tecnico. Dai semplici passaggi corti fino al lancio lungo, dal filtrante al cambio di campo, quando il pallone passa per i loro piedi difficilmente lo buttano via e spesso riescono a trovare la chiave per sviluppare la manovra, trasformando il semplice possesso in una vera e propria azione.

DRIBBLING e RIFINITURA La centralità di Pjanic e Iniesta nel gioco delle loro squadre non si limita alla sola fase di costruzione del gioco. La capacità di saltare l’uomo e creare superiorità numerica nella fase offensiva è una caratteristica che condividono con pochissimi altri centrocampisti al mondo. Iniesta è un vero e proprio specialista; da anni incanta il mondo e lascia sul posto gli avversari con la sua “croqueta” (dribbling effettuato spostando il pallone da un piede all’altro) o con altre giocate di pura destrezza; le statistiche stagionali dicono che in media avviene circa due volte a partita. Pjanic non raggiunge il livello di eccellenza dello spagnolo ma resta un centrocampista in grado di destreggiarsi con il pallone anche nel traffico (0,8 dribbling a partita in Serie A, 0,3 in Champions). Le giocate individuali non sono l’unica soluzione di cui dispongono per incidere sulla fase offensiva: entrambi eccellono nella rifinitura. Il dato sugli assist confezionati da Pjanic in questa stagione (6 in 14 partite) è piuttosto eloquente; Iniesta è fermo a quota 1 (in 10 apparizioni) ma una carriera costellata da stagioni chiuse in doppia cifra costituisce una prova inconfutabile delle sua grandezza. I compagni… ringraziano.

FINALIZZAZIONE Concludere l’azione non è mai stato il compito principale di “don Andres”, che ha sempre avuto l’imbarazzo della sceltasu quale attaccante eccezionale servire, ma 59 reti in 616 partite giocate in carriera sono comunque un bottino adeguato per un centrocampista offensivo. Il bosniaco ha dalla sua l’abilità di “maestro” dei calci piazzati, fondamentale in cui si sta affermando come specialista di livello mondiale e che gli permetterà probabilmente di realizzare parecchi gol in più rispetto allo spagnolo. E’ proprio l’aspetto della finalizzazione quello su cui Pjanic ha dimostrato di essere cresciuto tantissimo in questa stagione. Sei reti in 14 partite, ma soprattutto la personalità di assumersi la responsabilità al momento di concludere l’azione, testimoniata dalla media dei tiri a partita: 3.1 in campionato, 3 in Champions League.

LA SFIDA E LA POSSIBILE EREDITA’ L’analisi dei numeri e delle attitudini dei due giocatori ci spiega che, al netto di alcune caratteristiche specifiche che li distinguono, assolvono a funzioni simili ed hanno delle caratteristiche in comune. Ma le statistiche hanno un limite; il loro rigore analitico impedisce di comprendere a pieno aspetti del gioco che difficilmente si possono esprimere facendo solo ricorso ai dati. A Miralem è finora mancata la continuità che ha caratterizzato la carriera di Iniesta, così come la sua capacità di saper essere determinante nei momenti chiave, ma la carta di identità dice che ha ancora tutto il tempo per migliorarsi ed avvicinare ulteriormente il fuoriclasse spagnolo. Il paragone con “don Andres” è ambizioso ma non irriverente. Del resto non è un mistero che il Barcellona segua da sempre con attenzione il bosniaco, e lo consideri un giocatore che potrebbe inserirsi perfettamente nei meccanismi della squadra e magari in grado un giorno di raccogliere l’eredità del centrocampista spagnolo, facendolo rimpiangere il meno possibile. Questa sera, intanto, i due si incroceranno sul prato del Camp Nou e Pjanic, con in mano le chiavi della sua Roma, avrà una grande opportunità per prendersi un posto tra le stelle del calcio europeo.