E' un attimo. La testa si alza, il cervello si aziona e produce, il capolavoro è pronto. Confezionato in pochi minuti e distribuito nel mondo per farne un pezzo forte di sigle televisive e video celebrativi su Youtube. Si può fare. Sì, se ti chiami Miralem Pjanic ed hai un calcio speciale nella testa. Ispirazione e genialità che solo i piccoli poeti del futbol possono sfruttare per progettare simili prodezze.
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Pjanic, esperto in capolavori – VIDEO
Il gol al Manchester United è soltanto l'ultima prodezza di un talento che si sta finalmente consacrando
Tutti in piedi a Denver. Come detto, è un attimo. Tocco orizzontale di Nainggolan per Miralem, che direttamente dalla sua metà campo, nel giro di pochi centesimi di secondo, trova il tempo di osservare il posizionamento del portiere (VIDEO) ipotizzare la giocata superba e metterla in pratica, calibrando magicamente la parabola perfetta. E via, tutti a bocca aperta. Con Pjanic che nemmeno esulta. Lascia che siano gli altri, sugli spalti e in campo, a celebrare il suo capolavoro. Lui si limita ad accogliere i compagni festanti per poi proseguire la partita. A caccia del 2-3. Come se nulla al di fuori dell'ordinario fosse accaduto.
E' normale. Tutto regolare per chi, di squisitezze tecniche, vive e si nutre. Miralem sta mettendo su muscoli ed esperienza. Sta acquisendo personalità e carattere. Doti che gli erano mancate nei primi due anni in giallorosso, vissuti sull'onda di una discontinuità preoccupante. Ora tutto sta cambiando. Anche grazie a Rudi Garcia, che lo ha rimesso al centro del progetto, facendone il genietto creativo del suo centrocampo a tre. Il resto vien da sé. Qualcosa eravamo riusciti ad intravedere anche prima, quando la giocata isolata, per quanto magnifica, non poteva bastare a cancellare risultati deludenti e prestazioni individuali e di squadra sconcertanti.
Dal 2011 al 2013 Pjanic ha offerto un semplice aperitivo. Prima del piatto forte. Il suo primo gol in giallorosso, al Lecce (20 novembre 2011), fu quasi semplice: inserimento da incursore provetto e tocco vincente sotto misura su assist dalla sinistra di Taddei. Poi il mancino potente contro il Cesena (21 gennaio) e la prima vera magia balistica. La specialità della casa: il calcio di punizione. Parabola dolce e precisa sotto l'incrocio per l'1-1 definitivo contro il Bologna (29 gennaio). E via allo show. L'anno successivo, prime prove generali di “maradonata”: traiettoria pazza e perfida su punizione (dalla lontanissima distanza) nel derby perso per 3-2 contro la Lazio. Un gol inutile, tanta responsabilità del portiere (Marchetti), ma anche la lucida follia di Miralem nel voler tentare la giocata impossibile. Riuscendo nel suo intento.
Altre due reti (un po' fortunate) con Torino e Atalanta e nuova magia su calcio piazzato, a Bergamo, sotto la neve, il 24 febbraio. Unico gol ufficiale fin qui realizzato da Pjanic con la maglia della Roma lontano dall'Olimpico. Poi, Garcia. Ed il concreto sviluppo di un talento espresso soltanto a sprazzi negli anni precedenti. La prima magia della nuova era? Il 1° settembre 2013, contro il Verona. Forse il gol più bello di Mire in giallorosso (forse...). Il cucchiaino dolce, astuto e preciso da fuori area con Rafael “pizzicato” fuori dai pali: sfera all'angolino, Olimpico ai piedi del bosniaco. “Tanta roba”, si dice da queste parti. Roba da Totti dei tempi d'oro.
Poi un paio di ulteriori acuti su palla inattiva (con Napoli e Sampdoria), un gol di rapina al Parma e la magia delle magie. La “maradonata alternativa”, contro il Milan, il 25 aprile. Partenza dalla trequarti offensiva, scambio veloce con Totti, Muntari superato in velocità, dribbling secco su Montolivo, tunnel a Rami e destro vincente a due passi da Abbiati. Tutto semplicemente divino. Così come ieri, a Denver. Con la piacevole ciliegina-ricordo del primo gol mondiale, all'Iran, qualche settimana fa. Il modo migliore per inaugurare la stagione più importante. Quella della definitiva consacrazione.
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