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Pivotto: “Garcia è bravo e coraggioso. Il Chievo perderà 0-2”

"Per me Totti è uno dei numeri dieci più forti, nei primi tre posti degli ultimi quindici anni. Con Baggio, Del Piero e forse Mancini”

Redazione

Matteo Pivotto, doppio ex di Chievo e Roma, ha rilasciato un'intervista all'AS Roma Match Program:  “Arrivai a gennaio da una piccola realtà, tutto era nuovo all’inizio”.

Come è andata, cosa ricorda di quel periodo?

“Professionalmente ho vissuto un bel periodo i primi sei mesi. In panchina c’era un grande allenatore, Nils Liedholm. Mi trattava come un figlio. Ho collezionato 13 presenze ed è stato un anno importante e bello”.

Cosa accadde l’anno dopo?

“Quando partii per il ritiro precampionato ero pieno di speranze positive, con alle spalle un buon lavoro la stagione prima. Ma dopo soli quindici giorni mi sono disintegrato la schiena. In panchina c’era Zeman, che non era certo un allenatore che risparmiava i suoi giocatori. L’ernia del disco quindici anni fa era un infortunio diverso, oggi la tecnica si è molto evoluta. Comunque alla fine il bilancio non è stato male, dieci presenze. La Roma non era in un buon periodo, ma è stata comunque una esperienza importante”.

A fine stagione cosa accadde? Il rapporto con la Roma si interruppe.

“L’anno dopo nonostante io avessi un buon rapporto con il presidente Sensi, che credeva in me, Zeman decise che sarei dovuto andare a farmi le ossa in B. Non c’era il Direttore Sportivo e il mister aveva ipotizzato anche dove sarei dovuto andare. A me non andava bene, così mi trovai fuori rosa. Poi venne fuori l’opportunità di andare a Chievo, per me l’occasione per tornare a casa. Il ChievoVerona era in piena zona retrocessione in serie B, ma alla fine ci salvammo in tranquillità. A fine stagione venni venduto a Lecce e tornai in serie A”.

Oggi di cosa si occupa?

“Ho una azienda di carpenteria e meccanica”.

Come mai non è rimasto nel mondo del calcio a fine carriera?

“Sono tornato nell’azienda di mio padre. È stata la scelta più naturale anche perché mio fratello è venuto a mancare a venti anni e sono rimasto figlio unico. È stato un dovere morale nei confronti di mio padre che ha investito tutta la sua vita in questa azienda”.

Segue il calcio?

“Non moltissimo. Il calcio è stata una parentesi importante e bella della mia vita. Ora la mia vita è un’altra, la quotidianità è molto diversa per chi non fa più parte del mondo del calcio”.

Cosa ne pensa della stagione della Roma?

“Lo scorso anno la Roma è venuta fuori a sorpresa, all’inizio c’era contestazione ma poi hanno fatto molto bene. Quest’anno i tifosi si aspettavano ancora di più. Si attendevano una posizione di alto vertice, e la Roma è in alto vertice, è seconda. Ma il tifoso si abitua presto ad essere nella parte alta della classifica e vuole sempre di più”.

Quindi?

“Credo stia facendo bene. Questa stagione hanno sensibilmente influito i numerosi infortuni, avrebbe potuto fare di più con l’organico al completo. Ho visto in tv la partita con la Juventus e se devo essere onesto i bianconeri sono un gradino più in su della Roma. Ma dopo l’espulsione la Roma ha tirato fuori il suo spirito guerriero e ha pareggiato una partita che sembrava destinata. Una sconfitta avrebbe significato chiudere definitivamente il discorso scudetto. Invece così è molto difficile, il primo posto sembra quasi archiviato, ma mai dire mai, nel calcio può succedere di tutto. Magari la Juventus riesce a arrivare in fondo alla Champions League e perde un po’ di attenzione nel campionato. Per questo la Roma deve rimanere là vicina, tenere distante le inseguitrici e far sentire il fiato sul collo alla prima”.

Crede possa distogliere l’attenzione alla gara il ravvicinato impegno di Europa League?

“Chi ha giocato al calcio sa che non esiste per un calciatore perdere la concentrazione quando si incontra una cosiddetta piccola. Anzi un’eventuale sconfitta contro una squadra sulla carta più debole risulta ancor più una brutta figura, è ridicolizzante. Sicuramente sia a Roma che la Fiorentina puntano molto nella prossima e importante sfida di Europa League, ma i giocatori domenica scenderanno in campo per dare il massimo”.

Che gara immagina domenica al Bentegodi?

“Una gara difficile, entrambe hanno bisogno di punti. Ma se la Roma giocherà come ha fatto contro la Juventus dopo l’espulsione di Torosidis, può portare a casa i tre punti”.

In questa squadra la maglia numero 10 la indossa un calciatore che c’era anche quando lei era alla Roma…

“Certo, Francesco Totti era già un giovane interessante. Era impegnato nel servizio di leva, ma le sue doti si vedevano già. Per me Totti è uno dei numeri dieci più forti, nei primi tre posti degli ultimi quindici anni. Con Baggio, Del Piero e forse Mancini”.

C’è un calciatore che le piace in particolare?

“Nainggolan è uno di quei giocatori che piacciono a me, un po’ fallosetto... cattivo al punto giusto”.

Un giudizio su Garcia?

“Un allenatore che ha coraggio e fa un bel gioco”.

Azzarda un pronostico?

“0-2”

Prima di lasciarla, le capita di tornare nella Capitale?

“Purtroppo gli impegni di lavoro non mi permettono di venire a Roma ma mi farebbe piacere tornare all’Olimpico. Ho saputo da un amico che la Roma ha una nuova iniziativa che ospita gli ex giocatori allo stadio. È una bellissima idea che non fa nessuna altra società. La maggior parte dei giocatori quando smette viene dimenticato, non ci sono solo Pruzzo e Conti… invece per noi è una grande occasione di sentirci ancora importanti. Spero di riuscire presto ad organizzarmi e venire all’Olimpico”.