news as roma

Perotti: “Vincere a Roma sarebbe un’esperienza unica. Se gioco a destra non do il massimo”

L'argentino è stato tra i migliori del 2016. Per il prossimo anno spera di confermarsi: "Vedere i tifosi contenti è bellissimo"

Redazione

Uno dei migliori romanisti del 2016 è senza dubbio Diego Perotti. Da quando è arrivato non ha mai perso il posto da titolare nel tridente d'attacco ed è stato utilizzato sia da esterno che da falso nueve. L'argentino, ora in vacanza come il resto della rosa fino all'1 di gennaio, ha parlato ai microfoni di Mediaset Premium. Ecco le sue parole:

Scudetto?

“Questa differenza di 7 punti è grande però manca ancora tantissimo. Volevamo vincere con la Juventus, almeno pareggiare e non l’abbiamo fatto. Abbiamo però giocato una grande partita contro una squadra fortissima: dobbiamo fare meglio e avremo tempo per riprenderci. Molto importanti sono i punti che abbiamo lasciato per strada, come i pareggi contro Cagliari che ancora mi brucia e Empoli. Oggi sarebbero dei punti importanti, sono quelle partite che si devono vincere. Questa è una cosa fondamentale per vincere lo Scudetto” .

Il Villarreal?

“L’Europa League è bellissima, l’ho giocata con il Siviglia, è importante. Affronteremo un avversario tosto e non sarà facile ma per vincere la competizione dovremo affrontare le più forti. Giocare il ritorno in casa sarà importante”.

L’esperienza al Siviglia?

“Ho iniziato in Argentina, in serie B nel Deportivo Morón, poi dopo un anno sono andato nella Primavera del Siviglia, a 19 anni. Ho fatto un anno e mezzo con la Primavera, mi allenavo con la Prima Squadra ma all’inizio non avevo il passaporto comunitario e non potevo giocare, poi Chevanton è diventato comunitario e ho occupato lo slot di extracomunitario. Sono stato lì 7 anni, ho passato dei bei momenti e dei momenti negativi per colpa degli infortuni che ho avuto però per me Siviglia è stata un’esperienza molto importante perché sono cresciuto lì. Ero un ragazzo, ho imparato a vivere da solo e sono diventato uomo in Andalusia”.

Il Genoa?

“Mi ha rilanciato e mi ha aiutato ad arrivare alla Roma. Senza il Genoa non sarei qui e forse non starei neanche più giocando a calcio. Prima del Genoa i mesi in prestito al Boca la mia carriera era quasi finita per colpa degli infortuni. Non so perché mi capitavano questi problemi, ho sempre fatto una carriera da professionista, non bevo e non fumo e non so cosa mi succedeva. Mi allenavo e mi infortunavo. Ero arrivato al punto che aspettavo solo che un dottore mi dicesse che non avrei potuto più giocare, stavo impazzendo. Invece tutti mi dicevano che stavo bene e quello era molto peggio perché stavo bene ma non riuscivo ad allenarmi. Mi avevano detto di tornare a casa mia in Argentina per stare meglio, ero con la mia famiglia, i miei amici ma anche lì era uguale a Siviglia. Mi allenavo da solo, è stato brutto e se non fosse stato per il Genoa non lo so se starei giocando ancora. Non era un problema di testa, con Gasperini mi sono allenato come mai in vita mia, sia a livello fisico che mentale: se sentivo un dolore non mi fermavo e ho superato questi limiti. Ho rischiato un po’ di più, ho resettato il mio corpo e ho ricominciato. Ho visto tutti i dottori del mondo, ho fatto tutte le visite ma ancora oggi non ho una risposta sul perché sono guarito”.

Squadra del cuore?

“Sicuramente il Boca, lo tifo fin da piccolo. Quest’anno ha fatto una buona rimonta, hanno vinto il Super Clasico e altre sfide dure e adesso è primo. Non so se rimarrà Tevez ma se dovesse restare sarebbe un fattore molto importante per vincere il campionato”.

Riquelme?

“E’ sempre stato il mio idolo e uno dei motivi per cui sono tornato in Argentina era la possibilità di giocare con lui anche se ho giocato pochissimo. Molti dicevano che era lento, per me è sempre stato il migliore, ho sempre cercato di imitare il suo modo di giocare ma è impossibile. E’ stato un giocatore a cui mi sono ispirato molto”.

La nazionale?

“Il mio sogno sarebbe chiudere questo calvario passato con una convocazione in nazionale. Se dovesse arrivare la convocazione sarebbe la chiusura del cerchio di tutto quello che ho passato. E’ difficile perché l’Argentina dal centrocampo in avanti ha giocatori fortissimi, però penso che se continuo a fare bene in una grande squadra come la Roma, magari il ct mi noterà. Le finali perse? In campo non conta solo il nome. Nelle due finali perse contro il Cile era superiore, invece nella finale dei mondiali con la Germania era alla pari. Però il calcio è così, se non sei al 100% puoi perdere. Messi che voleva lasciare la Nazionale? Bisognerebbe essere nella sua testa per provare la pressione che provava in quel momento. C’è molta pressione su Messi e sugli altri giocatori, vengono sempre criticati ma sono frasi ingiuste perché nel calcio è così, si vince o si perde. Prima si diceva che l’Argentina non arrivava mai in finale, adesso che ci arriva si critica perché perde. Poi non ha perso con una squadretta, ha perso con la Germania che è fortissima e poi col Cile ai rigori”.

Papa Francesco?

“E’ bellissimo avere un Papa argentino. Io sono molto religioso e ho avuto la fortuna di incontrarlo di persona dopo la partita contro il San Lorenzo. Vederlo come una persona normale è stato molto emozionante, mi piacerebbe incontrarlo un’altra volta. Per me e per tutti gli argentini credenti è un’emozione pazzesca che il Papa sia del nostro Paese”.

Roma?

“L’ho visitata ma non abito vicino al centro e poi sono una persona abbastanza tranquilla che esce poco. Ma quando ho il giorno libero vado in giro con mia moglie, sicuramente non l’ho ancora vista tutta come merita una città con la storia di Roma ma spero di avere ancora molto altro tempo per farlo”.

Spalletti dice che non le piace giocare a destra...

“Un po’ di ragione ce l’ha. Non è che non mi piace ma sento che non posso essere decisivo come quando parto da sinistra. Ho meno possibilità di fare la giocata, a destra mi perdo un po’ e anche per aiutare la squadra a destra faccio più fatica, a sinistra i movimenti sono più spontanei. Ma io voglio giocare e se devo farlo a destra lo faccio senza problemi, però se mi chiedi dove preferisco farlo ti dico sinistra”.

Un desiderio per il 2017?

“Soprattutto quello di avere la salute come adesso, di passare una stagione senza infortuni per me e per i miei compagni. Poi sicuramente vincere qualcosa con la Roma perché penso che vincere qua sia indimenticabile. Io sono argentino e sono abituato alla passione della gente ma dopo il derby vedere tutti quei tifosi contenti è stato bellissimo. Vincere qui sarebbe un’esperienza unica per la mia vita. Voglio vincere qui perché in carriera ho vinto solo una Copa del Rey con il Siviglia e poi perché questi tifosi e questa città se lo meritano. Abbiamo una buona squadra e penso che possiamo farcela. Non è più tempo di parlare, dobbiamo dimostrare il nostro valore in campo”.