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Pellegrini: “Non sarò mai Totti, come lui non ne nascerà un altro”

LaPresse

Il sette giallorosso parla anche del suo esordio con la Roma: "Rudi Garcia prima di ogni partita bussava alla porta di tutti i giocatori per fare l’in bocca al lupo e per dare le ultime direttive. Quel giorno mi disse di tenermi pronto"

Redazione

Lorenzo Pellegrini risponde ai tifosi. Il sette giallorosso prima dello stop forzato era alle prese con una lesione muscolare che non gli ha permesso di essere nelle ultime sfide. Ora lavora da casa a causa del Coronavirus e diventa il protagonista della rubrica social del club. Di seguito le sue parole:

Come passi la tua giornata?

"Mi sveglio presto per portare fuori i miei due cani. Passo molto tempo con mia figlia Camilla e mia moglie. Poi pranzo e nel pomeriggio svolgo il programma di allenamento che ricevo giornalmente dallo staff”.

Che generi di film guardi?

“Mi piace il genere crime, in particolare i film ispirati a storie vere. Un film che posso consigliare a tutti è Giustizia Privata. Se avete modo, vedetelo”.

Cosa ricordi del tuo esordio a Cesena?

"Rudi Garcia prima di ogni partita bussava alla porta di tutti i giocatori per fare l’in bocca al lupo e per dare le ultime direttive. Quel giorno mi disse di tenermi pronto. Una volta entrato po’ di paura c’era. Era un periodo difficile e stavamo vincendo 1-0 con un gol di Daniele. Una volta in campo tutto è diventato più facile. Sono stati più emozionanti il prima e il dopo piuttosto che la partita in sé".

Chi erano i tuoi idoli?

"Da romano e romanista i due punti di riferimento per me sono sempre stati Francesco e Daniele. Lo stesso discorso valeva per i miei cugini, per mio padre, per tutta la mia famiglia"

Se avessi potuto scegliere uno sport diverso dal calcio, quale sarebbe stato?

“Il Tennis. è lo sport che seguo di più. È  molto diverso dal calcio, essendo un sport individuale si conta solo sulle proprie forze. Da piccolo l’ho praticato ma non sono molto forte, mi piace più guardarlo. I miei tennisti preferiti sono Federer e Djokovic”.

Che serie TV ci consigli?

“Ho appena finito di vedere The Following. È una serie crime e con il tempo in più a disposizione in questo periodo ho già visto tutte e tre le stagioni. È stata molto intrigante”.

Ti stai annoiando in questo periodo? Quanto ti manca il calcio?

“Mi manca tanto la normalità ma sto sfruttando questo tempo per stare con la mia famiglia. Però non vedo l’ora di tornare alle mie abitudini, agli allenamenti a Trigoria, alle partite. Ma spero che la normalità torni presto per tutti e che tutta questa situazione si risolva per il meglio”.

Che sensazioni si provano a segnare di tacco in un Derby?

“Quella è una partita che ricordo con più piacere della scorsa stagione. Venivamo da un momento complicato, il Derby poteva essere la svolta e in parte lo è stata, anche per me personalmente. Pensate cosa significa per un ragazzo di Roma, con tutta la famiglia romanista, entrare a partita in corso in un Derby e segnare così in un momento di difficoltà per la squadra, nella quale alla squadra non riusciva nulla. Allo stadio c’era anche mio padre mi hanno raccontato che è dovuto entrare a bere un bicchiere d’acqua perché si sentiva di svenire”.

Qual è l’emozione più grande provata finora con la maglia della Roma?

“Potrei dire Roma-Barcellona, ma personalmente il ricordo per il quale sento ancora i brividi è l’arrivo allo stadio per Roma-Liverpool. Nonostante avessimo perso 5-2 in casa loro, centinaia di tifosi hanno accolto il pullman incitandoci. Abbiamo impiegato 15 minuti per percorrere gli ultimi 500 metri. Non pensavo mai di poter vivere una cosa del genere”.

Ci descriveresti il tuo ultimo tatuaggio? E’ per Camilla?

“Sì, è una C con una stella sul collo dedicata a lei”.

Quanto ti ha cambiato la nascita di Camilla?

“Tanto. Quando sei di cattivo umore o arrabbiato, qualsiasi sentimento negativo passa quando la vedo. È una fonte di ispirazione continua. Sapere di avere la responsabilità di provare a trasmetterle l’educazione che ho ricevuto, di provare a farle capire la vita è un orgoglio. La mia famiglia è fondamentale per me. Anche i miei genitori, i miei fratelli, i miei cugini. Sono tutti importanti per me”.

C’è un momento della tua esperienza nella Primavera che ricordi con maggiore affetto?

“Ogni volta che ripenso al periodo in Primavera mi ribolle il sangue per il fatto di non essere riusciti a vincere un trofeo. Su quattro competizioni nel 2014-15 abbiamo giocato due semifinali e due finali ma ci è sempre mancato qualcosa per vincere. Però sono molto legato ai compagni di quella squadra. Un ricordo in particolare è il gol segnato a Latina in Youth League contro il Manchester City. Era il 2-0 e dopo quella rete capimmo che stavamo riuscendo ad arrivare alla final four di Nyon. C’erano tanti tifosi allo stadio, è stato bellissimo”.

Spesso fai passaggi lunghi e precisi senza guardare, fai assist spettacolari che possono ricordarci Totti. Tu a chi ti senti di assomigliare calcisticamente?

“Su questo è giusto spendere due parole: io non sarò mai Francesco, lui è una leggenda, un campione, un punto di riferimento. Ovviamente sentire dire queste cose mi fa molto piacere, ma Francesco è Francesco e come lui non ne nascerà un altro. Totti è Totti, io sono Lorenzo. Non saprei dire a chi somiglio, non mi piace fare paragoni, cerco solo di essere il miglior Lorenzo da mettere a disposizione della Roma”.

Qual è l’infortunio più difficile da superare?

"La microfrattura del quinto metatarso dopo la partita di Lecce è stata dura perché ero in un buon momento e non mi aspettavo di ritrovarmi a dover subire un’operazione. Ma appena ho potuto sono tornato a lavorare mattina e pomeriggio per ritrovare la condizione. E sono contento di come sono riuscito a tornare".

Sai che in Indonesia ci sono tanti tifosi della Roma?

"Ho visto diversi video, anche di quando la Roma è venuta giocare un’amichevole a Jakarta. È impressionante e inaspettato, sicuramente un motivo di orgoglio per noi".

Qual è stato il tuo gol più bello finora in maglia giallorossa?

"Il più bello forse è quello con la Fiorentina di dicembre, per l’azione che mi ha portato alla conclusione. Anche il primo con la SPAL sotto la Curva Sud lo ricordo con affetto. Però spero di segnarne presto di nuovi ancora più belli".

Qual è il tuo sogno più grande da calciatore.

"È vincere. Cerco di imparare il massimo da chi ha già vinto, di assorbire la giusta mentalità. So che per riuscirci non bisogna mai mollare di un centimetro ed è questo ciò che provo a fare. Poi ci sono momenti negativi e positivi. La differenza la fa come si affrontano e io cerco sempre di essere sereno di pensare solo a lavorare. Cerco sempre di immaginarmi come un treno che segue i suoi binari senza fermarsi mai qualunque sia l’ostacolo. Questo è quello che mi auguro, per me e per la mia squadra: tornare a vincere".

Che emozione è giocare per la squadra per cui fai il tifo sin da bambino?

"È un’emozione infinita. Mi sento come tutti i ragazzi che giocavano da piccolo con me e che ora vengono allo stadio a tifare la Roma. Mi sento come se tutti questi ragazzi fossero me e come se io fossi loro. È un’emozione grande. È un’emozione quasi inspiegabile, tra le più belle che si possono provare, non solo per me ma anche per la mia famiglia. Io vedo mio padre come un eroe e sapere che si emoziona vedendo me scendere in campo  con la maglia della Roma mi rende ancora più orgoglioso".