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Panucci: “Amo la Roma. Gli addii di Totti, De Rossi e Florenzi? C’è un capolinea per tutti”

L'ex terzino: "Parlo poco dei giallorossi perché sono come una donna che mi ha lasciato. Fonseca mi piace, ma nella capitale si deve stare attenti perché il vento gira da un momento all'altro"

Redazione

Nove anni in maglia giallorossa, andando su e giù sulla corsia di destra con eleganza, tecnica e grinta. Christian Panucci è sicuramente uno dei giocatori che più ha fatto breccia nel cuore dei tifosi giallorossi. Quasi un decennio in cui il terzino ligure ha sfiorato ben due scudetti, vincendo comunque le uniche due Coppa Italia (2006-07 e 2007-08), della carriera. Della sua esperienza e della Roma attuale ha parlato in un'intervista con il portale "Ilposticipo.it".

Oggi Roma è la sua seconda città?

Sì, ho giocato per nove anni a Roma e vivo qui. Porto la Roma nel cuore, ma faccio fatica a parlarne perché è come una donna che ami e che ti ha lasciato e di cui non vuoi parlarne. Della Roma ne parlo sempre poco perché la amo.

Le brucia un po’ come è finito il suo rapporto con la Roma?

Per quello che ho dato sì, alla fine non sono andato via per i tifosi: quando sono tornato all’Olimpico con la maglia del Parma mi hanno riservato una bella accoglienza. Qualcuno a Roma non si è comportato bene nei miei confronti.

Lei è arrivato alla Roma di Capello nell’anno dopo lo scudetto: è stato uno svantaggio?

Sarei dovuto arrivare l’anno prima, ma forse l’anno dopo eravamo ancora più forti perché c’era più convinzione nella squadra. Se non avessimo pareggiato 2-2 a Venezia e 1-1 in casa con l’Udinese avremmo vinto lo scudetto. Roma è stata la più grande sorpresa della mia carriera, non pensavo che ci sarei andato e invece è stata un colpo di fulmine.

Nel 2007-08 siete stati vicinissimi allo scudetto…

Siamo stati a 20 minuti dallo scudetto, poi è entrato Ibra con l’Inter a Parma, ha segnato e ha mandato in frantumi i nostri sogni. Avevamo fatto una rincorsa di 14-15 punti, una cavalcata fantastica. Avrei voluto vincere quello scudetto per l’amore che provo nei confronti della Roma, vivere un momento così bello mi è mancato. Siamo arrivati secondi tante volte, eravamo una squadra competitiva che giocava bene e veniva rispettata. Abbiamo fatto tante cose belle.

Che rapporto ha avuto con Luciano Spalletti?

Lo sento spesso. Abbiamo avuto un rapporto vero, abbiamo discusso come è capitato anche a me da allenatore con qualche giocatore, ma è finita sempre lì. Tuttora manteniamo un rapporto molto molto piacevole, Luciano ha un carattere forte e particolare, io ero un giocatore di grande personalità come lo erano Totti e De Rossi. Io e Spalletti abbiamo avuto qualche confronto, ma succede in tutti i posti di lavoro. Però c’è sempre stato grande rispetto.

Come vede la Roma senza romanisti? Dopo Totti e De Rossi è partito anche Florenzi…

Francesco aveva 41 anni quando ha smesso, Daniele cominciava ad avere qualche acciacco. Per i tifosi romanisti i giocatori cresciuti nella Roma e che hanno giocato sempre nella Roma come Totti e De Rossi sono eterni, la gente non vorrebbe mai che andassero via. Il problema a Roma è come gestire le cose: se vai a destra ti criticano, se vai a sinistra ti criticano. Noi calciatori arriviamo sempre a un capolinea. L’allenatore è stato chiaro con Florenzi: non gli garantiva il posto nell’anno degli Europei, Alessandro non si sentiva importante come un capitano deve essere, ha avuto la possibilità di andare a Valencia e ha scelto di andare via.

Le piace Paulo Fonseca come allenatore?

Sì, sta facendo un ottimo lavoro e anche televisivamente è un personaggio positivo. Si è ambientato bene, però bisogna stare attenti perché a Roma il vento gira da un giorno all’altro.

Lei a Roma vive lontano dalle luci dei riflettori?

Sì, sono una persona solitaria. Vivo a Roma con mio figlio, abbiamo un po’ di amici, però esco poco, vado a qualche ristorante poi basta. Sono molto solitario, in questo momento sto vedendo tante partite e sto guardando allenamenti.