Qualche promosso, tanti rimandati, e bocciati di lusso come Maicon e Gervinho. L’annata della Roma è stata sicuramente più scura che chiara e nonostante il secondo posto preso per i capelli nel derby resta l’amarezza di tre eliminazioni e tanti appuntamenti falliti. Puntuali a ogni incontro sono stati solo Nainggolan e Florenzi, Totti si è presentato a quelli importanti, Keita ha fatto la sua figura e Strootman ha alimentato i rimpianti. In mezzo tanta sufficienza (Pjanic, De Rossi e Ljajic su tutti) e meteore pronte a scomparire come Doumbia e Spolli. Non si salva neanche Garcia.
pagelle as roma
PAGELLE ROMA 2014/15: Radja di sole nelle notti più buie. Florenzi: da jolly ad Asso. Gervinho e Maicon: rinnovo e… ristoro
Keita ha fatto la sua figura e Strootman ha alimentato i rimpianti. In mezzo tanta sufficienza e meteore pronte a scomparire
NAINGGOLAN 8: Speriamo ci sia due senza tre. Spieghiamo: due anni fa il migliore del pagellone fu Marquinhos, l’anno scorso fu Benatia. Questa volta tocca al Ninja che raramente è sceso sotto il sei in una stagione dove affondare nella mediocrità era più semplice che cadere nei tranelli politici. Vista la fine fatta dai due difensori, il timore che Nainggolan parta è alto. Sarebbe un peccato imperdonabile. La cresta gialla di Radja ha illuminato la Roma anche nei momenti bui: cinque gol pesanti come un macigno, tackle da Premier inserimenti da Liga, temperamento da Libertadores. Noi speriamo che resti in Serie A. Alla Roma
FLORENZI 7,5: In tuta già faceva la sua porca figura. Quest’anno ha deciso di mettersi giacca e cravatta tramutandosi da meccanico di periferia a ingegnere da Formula Uno, da jolly del mazzo ad asso di cuori. Per amor di Roma ha accettato senza batter ciglio di giocare anche da terzino. Lo ha fatto egregiamente riuscendo per la prima volta a dosare l’ossigeno nelle bombole fino a fine stagione. Quarantatré partite, cinque gol da mettere in videoteca (da sturbo il secondo col Genoa), ettolitri di sudore e una maglia azzurra ormai in armadio. Noi vogliamo undici Florenzi, ma la carretta la tiri pure qualcun’altro.
STROOTMAN 7: Perché quando ha fatto il suo ingresso nel secondo tempo di Roma-Lazio abbiamo avuto la conferma che l’unico top player under 30 di questa squadra ha la scucchia e le lunghe leve dell’olandese sfortunato. Il secondo crack al ginocchio ha minato i pensieri di fede dei cattolici più convinti. Il secondo ritorno di King Kevin è uno degli eventi più attesi della prossima stagione.
TOTTI 7: Va per i 39 (anni) ed è l’unico ad aver fatto 10 (gol). La doppietta con selfie ne derby d’andata ha permesso alla Roma di ascoltare la musica della Champions senza interruzioni pubblicitarie. La rete di Manchester resta tra i pochi momenti epici della stagione. Insomma, nel capitolo numero 88 della storia giallorossa c’è ancora una volta la firma di Francesco giunto ormai al suo 23° anno di Roma. Il prossimo sarà l’ultimo, siamo sicuri di essere pronti?
KEITA 6,5: E’ entrato in classe con le migliori intenzioni. All’ inizio le cose sono andate bene, e il Professore ha corso intorno alla lavagna disegnando geometrie e convincendo anche i più distratti. Nei primi tre mesi qualcuno ha addirittura accostato il nome di Falcao (calma!) a quello del maliano. Poi anche lui ha pagato le fatiche africane e i tanti infortuni. Il suo volto è legato alle due partite con la Juve: all’andata choccato dall’arbitraggio di Rocchi, al ritorno felice per un pareggio utile solo per l’orgoglio. Arrivato a parametro zero, è stato l’unico acquisto veramente azzeccato dello strampalato mercato giallorosso.
VERDE 6: Dopo le magie di Cagliari sono partiti gli slogan: benzina Verde per Garcia, semaforo Verde, Mr. Green. L’effetto è durato qualche settimana, poi tanta panchina. Resta comunque una delle poche belle sorprese di questa stagione anche se i suoi ingressi in campo sono coincisi quasi sempre con pareggi e sconfitte.
MANOLAS 6: Doveva raccogliere l’eredità di Benatia e Marquinhos, ma a differenza di questi ultimi due non ha avuto la fortuna di avere Castan come notaio. Il greco non si è lasciato intimorire, ha firmato tutti i documenti e nei primi mesi sembrava potercela fare da solo. Poi ha alzato le mani e nel girone di ritorno ha sperperato tutti i bonus tra incomprensioni con i compagni di reparto, uscite improvvisate, fisioterapia alla schiena ed errori di gioventù. Il testa a testa con Morata resta però indimenticabile.
MBIWA 6: Quando è arrivato la gente non riusciva neanche a chiamarlo. Il suo nome intero, Mapou Yanga-Mbiwa, sembrava una password auto generata. “Ma tanto quando gioca? E’ il quarto centrale”, dicevano in molti. Un po’ per merito, un po’ per sfortuna (altrui) il francese si è ritrovato titolare guadagnandosi il riscatto e la stima dei tifosi nonostante gli evidenti limiti tecnici. Il gol al derby lo ha consegnato alla storia e oggi non c’è una persona che non conosca il suo nome. Yanga beach potrà godersi l’estate da eroe, i quattro coglioni che lo hanno inseguito cinte in mano ieri sera invece resteranno al freddo di una anonimità cronica.
DE ROSSI 6: Evitiamo di fargli i conti in tasca e limitiamoci a fare i conti statistici. Con Capitan Futuro in campo la Roma ha perso solo 2 partite in campionato subendo la metà dei gol. Gli scivoloni ci sono stati (vedi Fiorentina-Roma), ma con gomiti e ginocchia ha tenuto in piedi un muro barcollante fino al derby.
PJANIC 6: Al quarto anno viene promosso di nuovo con tanti debiti e compiti per l’estate. Merito della classe innata che lo ha salvato al momento degli esami orali (Napoli e derby). La continuità però continua ad essere sconosciuta, e così in bocca ai tifosi resta la fastidiosa sensazione di aver appena assaggiato un piatto da gourmet. Sia più generoso. Da uno come lui ci si aspetta molto di più della sufficienza, al netto degli alibi su posizione in campo e condizioni fisiche.
LJAJIC 6: Comprimario in autunno, eroe d’inverno, fantasma in primavera, in bilico d’estate. Le quattro stagioni di Adem si ripetono ciclicamente da quattro anni. Il serbo è il capocanonniere di campionato. Peccato che quei nove gol siano arrivati tutti nell’arco di pochi mesi portando solo una manciata di punti. Qualcuno gli spieghi che non bastano 15 minuti di buon cinema per fare un grande film.
TOROSIDIS 6: Tutto il contrario di Pjanic e Ljajic. Lui si applica, ma più di questo non può fare. Sbattuto a destra e sinistra il greco ha sempre risposto presente rovistando nella sua cassetta ogni attrezzo che aveva a disposizione. Come diceva una pubblicità degli anni 90 però “per fare una parete grande, ci vuole un pennello grande”. Da ricordare il gol fortunoso con l’Udinese e poco altro.
IBARBO 6: Sul bancone del mercato ha trovato velocità, forza fisica, dribbling. Mancava il fiuto del gol, gli hanno detto di ripassare ma il colombiano non si è fatto vedere. Peccato, con quei mezzi potrebbe davvero spaccare il mondo e invece ogni suo tiro finisce per spaccare i cartelloni pubblicitari. Dei tre acquisti invernali è comunque il meno peggio, e poi al derby…
DE SANCTIS 5,5: Uscite confuse con la lingua, qualche papera con le mani e tanti errori coi piedi (Sassuolo docet). Non è stato l’anno del Pirata. La sua bandiera è sventolata però in qualche occasione come nella fatidica partita col Napoli dove le sue parate hanno evitato l’arrembaggio. Urge comunque un portiere.
PAREDES 5,5: Ha la faccia e i movimenti da calciatore vero (anche se il paragone con Riquelme appare esagerato come spesso capita), ma deve prendere le misure europee sia fuori che dentro il campo. La perla col Cagliari resta l’unica di una collana fatta di pietre grezze e minerali opachi. Riscattato per 4,5 milioni. Ad oggi non vale la metà di Sturaro.
SKORUPSKI 5,5: Ha dato la palata finale sulla tomba europea della Roma. Quell’errore con la Fiorentina resterà a lungo nei suoi ricordi dove alberga però anche qualche momento felice come il pareggio di Manchester e la vittoria in Olanda col Feyenoord. Deve migliorare, e a Trigoria oggi non c’è tempo di imparare. A Roma hanno colpito più i suoi occhi azzurri. Come capitò a Goicoechea.
DESTRO 5,5: Gli amanti delle statistiche avranno cestinato le medie gol. Dopo aver balbettato con la Roma, l’ex attaccante più promettente d’Italia ha fatto scena muta pure a Milano col Milan. Si guardi i video di Icardi, e impari cosa vuol dire essere bomber di razza prima ancora che bomber di parole.
ITURBE 5: Venti o trenta milioni? Poco cambia. Doveva essere lui l’uomo scudetto della Roma. Lui che in estate è stato l’acquisto più costoso del calcio italiano, lui che era stato strappato alla Juve di Conte suscitando le ire dell’attuale ct azzurro. Il conto finale è desolante: due gol in campionato, meno di 10 tiri in porta. Scarabocchio per tanti mesi, è entrato però nel quadro più bello con un gol al derby e in quello più visto col momentaneo vantaggio sulla Juve a Torino. Merita di sicuro un’altra chance. L’alba del vero Iturbe si è vista sul tramonto della stagione. Domani è un altro giorno, speriamo sia il suo.
DOUMBIA 5: Fischiato all’esordio, fischiato alla fine, applaudito nel mezzo grazie a due gol con Sassuolo e Genoa e qualche scatto. Chi si aspettava il grande bomber (con 15 milioni se ne poteva trovare almeno uno discreto) può presentare reclamo. Operazione di mercato ai confini della realtà.
CHOLEVAS 5: Non voleva tradire le attese. E così dopo Josè Angel e Dodò ecco il terzo capitolo della saga horror preferita a Trigoria: il terzino sinistro. Questo terzo film ha regalato anche qualche momento di commozione: l’euro-gol con l’Inter e l’assist a Totti nel derby. La trilogia è finita? Per favore…
MAICON 5: Luglio 2014, la domanda più frequente era: “Ma Maicon avrà ancora voglia di giocare dopo il mondiale?”. Ottobre 2015, la Roma decide di rinnovare il contratto del brasiliano che l’anno precedente fu determinante. Giugno 2016, il ruolino in campionato parla di 14 partite in campionato. Poche giocate per intero. Ok, il ginocchio gli dava fastidio. Ma siamo sicuri sia stato solo quello? Addio possibile.
EMANUELSON 5: Manolas ringrazia per avergli aperto le portiere, ma Raiola deve comunque un favore a Sabatini.
GERVINHO 4,5: Da ghepardo a gazzella. Il predatore strano e imprevedibile della scorsa stagione si è tramutato in preda pronta alla fuga al primo richiamo della sua nazionale. Due gol a bilancio e tanti giorni di assenza non giustificati a Trigoria che hanno fatto infuriare i compagni. Ma anche quando era in campo, la sua anima sembrava altrove. L’arma letale della scorsa stagione si è inceppata e ogni suo movimento era conosciuto in anticipo dagli avversari. In Costa d’Avorio avrà preso un voto più alto. Peccato che lo stipendio (lauto) glielo paga la Roma.
ASTORI 4,5: E’ stato l’unico derby perso di questa stagione. Sbandate, errori di posizione e impostazione, un carattere alla Destro (sarà per questo che sono amici). Al Cagliari poteva essere un buon difensore, a Roma serve altro. Non riscattarlo è un segnale di rispetto.
COLE 4: Ma quale Coca-Cole. A Trigoria è arrivata una bottiglia d’imitazione accartocciata e svanita. Undici presenze, una più deprimente dell’altra col picco di Bergamo dove è stata scritta la parola fine con la Roma. L’inglese si è adattato all’Italia: pensione d’oro e tanta bella vita. Go home.
SPOLLI NG: Un milione e mezzo di perché.
CASTAN NG: Quanto ci sei mancato.
UÇAN NG: Non giudicarlo è un atto di fede. Ha avuto poche chance e troppi infortuni. La stoffa c’è, ora manca il sarto.
GARCIA 5: Scremiamo dichiarazioni, polemiche, ripensamenti e contraddizioni verbali. Restiamo sul campo: la sua Roma arriva di nuovo seconda, ma in questo “argento” c’è più legno che oro. Il gioco offensivo negli ultimi mesi è stato più scontato di una canzone di Ramazzotti, le novità tattiche hanno riguardato più l’organigramma societario che la squadra, la difesa ha retto ma ballato e i giovani sono stati di nuovo bruciati. Dice che la Juve è irragiungibile. Ok, può darsi. Ma nelle coppe la sua Roma non ha affrontato la Juve.
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