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Olimpico per i fascisti, ma l’inno della Roma è vietato

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Ci si chiede come sia possibile che nello sport italiano c’è chi può tutto (o quasi) e chi niente

Francesco Balzani

In Italia c’è chi può e chi non può. E questo ormai è un mantra sin troppo abusato in tutti i campi sociali. Nello sport questo triste luogo comune non dovrebbe aver modo di essere recitato. Ma tra l’ingenuità di chi ci crede e il complottismo di chi non crede più ci sono un mare di sfumature. Non vi diciamo di che colore è la figura che ha fatto qualche minuto fa l’addestratore dell’aquila Olimpia, l’aquila della Lazio. Anche sul nostro sito potrete “ammirare” il gesto che definiremo infantile se non richiamasse atroci realtà del nostro passato. Un video girato al 90’ di Lazio-Inter, diventato virale qualche ora fa. Ma sorvoliamo sulla stupidità, a volte forse è meglio.

Ci chiediamo ora come sia possibile che nello sport italiano c’è chi può tutto (o quasi) e chi niente. Per esempio ci chiediamo quale problema possa arrecare l’inno amorevole e passionale di una squadra di calcio mandato poco prima del fischio d’inizio. Cosa diavolo cambi se si tratti di una canzone di Venditti o di una dei The Hives. La Juventus, infatti, può permettersi di mandare il brano “Come on” senza che la Lega si preoccupi di minacciare multe o sanzioni. La voce grossa però viene fatti nei confronti della Roma. In base a quale criterio? A quale regolamento scritto? Regole appunto, quelle che non ha rispettato Orsato. Maldestro pure nel giustificarsi con Cristante. Passi anche questo. Ci chiediamo perché lo scorso anno la partita Juve-Napoli sia stata rinviata a ridosso della sfida con la Roma. Perché i giallorossi hanno dovuto giocare 3 gare in 7 giorni e il Napoli no. Ci chiediamo se sia più grave schierare due giocatori positivi al Covid in campo in piena pandemia o inserire per errore il nome di un giocatore in una lista over o in una lista under. Nel primo caso scattano due mesi di inibizione, nel secondo multa, sconfitta a tavolino e sberleffi. Ci chiediamo se esista la giustizia nel mondo del calcio. La risposta per molti è scontata, e non è positiva. Ci chiediamo ora che chi inneggi al Duce in uno stadio di calcio aizzando la folla venga punito, cacciato dallo stadio. Proprio come qualsiasi tifoso sottoposto a Daspo. Perché come scrive Gervaso “Per alcuni la giustizia non è altro che il riconoscimento dei propri privilegi” . E noi di questo siamo stanchi. Chiediamo troppo?