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Nzonzi, il “compitino” non basta: con lui la Roma non va più in verticale

LaPresse

Contro la Juve il francese ha completato quasi il 97% dei passaggi (53 su 55), ma nessuno di questi era diretto verso la porta. La squadra somiglia sempre di più alla versione di Luis Enrique. Il ritorno di De Rossi diventa indispensabile

Valerio Salviani

La Roma di Di Francesco sta piano piano regredendo alla versione (difettosa) di Luis Enrique. Non solo per la classifica precaria, anche peggiore di quell'anno (alla diciassettesima i punti erano 27 contro i 24 attuali), ma soprattutto per il gioco. I giallorossi si sono rimessi a praticare lo sterile "tiki-taka" orizzontale tanto inutile quanto noioso, e tra gli artefici c'è Steven Nzonzi. Da quando il francese ha preso in mano la regia, la squadra ha smesso quasi completamente di ricercare la verticalità, dimezzando la pericolosità offensiva.

ORIZZONTALE - "Zemaniano no, verticale sì". Sul dogma spiegato da Di Francesco, la Roma ha costruito alcuni dei gol più importanti della scorsa stagione, come ad esempio la botta al volo di Dzeko con il Chelsea, o le due reti con Shakhtar e Barcellona all'Olimpico, sempre del bosniaco. Difficile immaginare che situazioni del genere possano partire dai piedi di Nzonzi. Come da foto in basso, si vede chiaramente la tendenza dell'ex Siviglia di affidarsi ai passaggi laterali. Contro la Juventus il francese ha completato quasi il 97% dei passaggi (53 su 55 tentati), ma si tratta quasi totalmente di passaggi corti e laterali. Impossibile sorprendere la Juventus con questo piglio, anzi. I bianconeri hanno potuto tenere il baricentro basso e compatto, senza mai dover alzare il pressing su Nzonzi, che non rappresentava un problema in fase offensiva. Meno precisa la partita di Cristante con 57 passaggi riusciti su 71, ma più coraggiosa. L'italiano ha infatti tentato più volte il lancio in avanti, nonostante non abbia piedi da regista raffinato.

DDR INDISPENSABILE - Se la Roma si è appiattita ancora di più da quando De Rossi è fuori, non è solo per il carisma del capitano. Il numero 16 è il giallorosso che più di tutti tenta di verticalizzare. Ovviamente non è solo una questione di attitudine, ma anche e soprattutto di tecnica e di "piede". Giocatori come Pizarro, Pirlo e Bonucci hanno saputo costruire le loro carriere su questa caratteristica, che nella Roma adesso manca. Sfruttando ancora una volta il report in foto, si può vedere la ricerca della profondità continua di De Rossi, che nello specifico match con la Lazio spesso ha cercato la sponda aerea di Dzeko per alzare la squadra. Nello stesso match, è di nuovo evidente l'attitudine del francese di giocare in orizzontale, indirizzando la palla in avanti quasi esclusivamente con suggerimenti ravvicinati.

REGISTA - A gennaio l'obiettivo principale di Monchi resta un centrocampista. Difficile immaginare l'arrivo di un giocatore con queste caratteristiche, ma "liberare" Nzonzi dai compiti che spettano al regista sarebbe una mossa che potrebbe dare una svolta al gioco della Roma e alle stesse prestazioni del francese. Servirebbe un giocatore alla Paredes, per intenderci. I giallorossi ce l'avevano in casa, adesso lo dovranno trovare altrove. Se non adesso, a giugno, sperando nel frattempo in un ritorno rapido di capitan De Rossi.