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Nuovo stadio, DiBenedetto studia gli impianti inglesi

(Ansa) – Rinnovare il contratto di De Rossi, ma non solo. Le priorità della nuova Roma made in Usa sono legate soprattutto alla gestione del business che ruota attorno al brand della società giallorossa.

Redazione

(Ansa) - Rinnovare il contratto di De Rossi, ma non solo. Le priorità della nuova Roma made in Usa sono legate soprattutto alla gestione del business che ruota attorno al brand della società giallorossa.

Affianco alla ristrutturazione aziendale, cominciata la scorsa estete attraverso il completo turn-over dello staff dirigenziale, DiBenedetto e soci hanno infatti in mente già un piano strutturato per ammortizzare i costi, aumentare i ricavi, risanare un bilancio che da anni chiude in rosso, e rilanciare così il club a livello nazionale ed internazionale.

Alla base di tutto c'è ovviamente lo stadio di proprietà che DiBenedetto, a margine del meeting 'Leaders in Football' organizzato a Londra presso la sede del Chelsea, non ha faticato ad indicare come «la priorità» del consorzio statunitense. «Puntiamo ad un impianto per il calcio e se riuscissimo ad inaugurarlo entro 3-5 anni sarei molto soddisfatto» le parole del nuovo presidente della Roma che fanno il paio con quelle del socio James Pallotta, nei giorni scorsi nella Capitale per un blitz lavorativo. «Conosciamo bene l'area dell'Olimpico e cercheremo di apportare tutte le migliorie del caso per rendere lo spazio più funzionale possibile - il punto di vista di Pallotta - ma voglio chiarire che questo non rallenterà il processo per la costruzione del nuovo stadio di proprietà».

E ad occuparsi in prima persona della 'questione stadiò sono proprio due uomini del Raptor Evolution Fund di Pallotta, ovvero Mark Pannes e Sean Barror. La coppia di manager ha già cominciato a lavorare a stretto contatto col Coni per valorizzare e sfruttare al massimo l'Olimpico e l'area del Parco del Foro Italico. Parallelamente, però, sta portando avanti anche il discorso legato al nuovo impianto che, nell'ottica a stelle e strisce, dovrà presentarsi come uno stadio iconico (da circa 50mila posti), finanziato da investitori e sponsor attraverso accordi commerciali da stipulare con le maggiori aziende internazionali. Per quanto riguarda il progetto, la Roma ha già nel cassetto quello presentato nel settembre 2009 a firma dell'architetto Zavanella (lo stesso del Juventus Stadium) con una struttura su due anelli per complessivi 54.177posti, con tribune vicine al campo e assenza di barriere architettoniche.

Nei due giorni trascorsi a Londra, però, DiBenedetto, Pannes e Barror (ripartiti per gli States) hanno osservato da vicino sia lo Stamford Bridge del Chelsea che l'Emirates Stadium dell'Arsenal. In particolare, a far visitare la casa dei 'Gunners' sono stati Christopher Lee e Dan Meis, architetti dello studio internazionale 'Populous' (già interpellato dall'Atalanta per il futuro impianto nerazzurro). «Loro giocano a scacchi, altri giocano a dama» è stato il commento di Pannes per far capire il livello d'eccellenza e professionalità degli architetti che lavorano per una società che tra i propri progetti annovera circuiti di F1, stadi di calcio (Wembley, Emirates, City of Manchester), rugby (Millennium di Cardiff), football, baseball e basket, e tra gli obiettivi ha quello di «usare il 'potere del design' per trasformare quartieri, rivitalizzare città e cerca di trasformare una zona in un bene più economico e sostenibile». Lo studio 'Populous', però, non è l'unico ad interessare a DiBenedetto. Un possibile concorrente potrebbe infatti essere l'AFL Architects che ha tra i clienti squadre come Manchester United (centro sportivo di Carrington), Liverpool (Anfield) e Barcellona (ristrutturazione del Camp Nou).