(di Claudio Urbani) Chi scrive non considera Ranieri la copia brizzolata di Van Gaal o la risposta italiana a Wenger, ma non ci piace affatto l’humus ambientale che si sta creando attorno alla figura e all’operato del tecnico testaccino.
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Non sparate sul pianista Ranieri
(di Claudio Urbani) Chi scrive non considera Ranieri la copia brizzolata di Van Gaal o la risposta italiana a Wenger, ma non ci piace affatto l’humus ambientale che si sta creando attorno alla figura e all’operato del tecnico testaccino.
Non ci piace affatto la censurabile abitudine a trattarlo come un incompetente, come un parvenu al cospetto di Leonardo e Allegri (loro sì scienziati del pallone!). La Roma non gioca un calcio spettacolare, che ruba l’occhio, è vero; le potenzialità del gruppo giallorosso sono considerevoli, sicuramente non testimoniate dalla classifica attuale, è indubbio; i rapporti con alcuni calciatori di spicco non sono idiliaci, non si può negare, ma da qui a riversare su Ranieri la responsabilità di ogni nefandezza, ce ne corre.
Non è certo colpa di Ranieri (come in malafede fanno credere alcuni apologeti a prescindere del Mito Totti) se la suddetta, fenomenale, storica icona del calcio giallorosso viaggia per i 35 anni, con il pesante fardello di due incidenti gravi subiti negli ultimi cinque anni. Non è certo colpa di Ranieri se il centrale titolare della nazionale brasiliana si traveste nel peggior Colonnese e fa perdere tre punti alla sua squadra; Non è certo solo colpa di Ranieri se al cospetto di quattro autentiche corazzate come Cesena, Bologna, Cagliari e Brescia la Roma raccoglie, in avvio, le briciole di due miseri punti.
Intendiamoci, di errori il nostro ne ha commessi: su tutti, lo stravolgimento assurdo dell’assetto tattico a Monaco e a Napoli (partite comunque perse) oppure l’insistenza, degna di miglior causa, nel lasciare il fuscello Rosi alla mercè dello scatenato Di Vaio contro il Bologna.
Sulla libertà (per usare un eufemismo) che ogni calciatore si sente in diritto di esercitare laddove si ritiene trascurato, l’assenza di una proprietà, quindi di un autorevole referente, crea inevitabilmente questo clima di anarchia, del quale è vittima lo stesso Ranieri che, peraltro, è un uomo a metà, visto che il suo contratto molto probabilmente non verrà rinnovato (da chi, poi?) e questo certo non aiuta a fare di lui un freno alle polemiche, un baluardo per il ripristino dell’ordine e della serenità.
La gestione del gruppo, a dispetto degli ipercritici, sinora è stata difficile, complicata ma non così disastrosa come dicono i superesperti: la scivolata sulla buccia di banana dei quattro minuti di Totti è stata deprecabile, è vero, ma non al punto da crearne un caso diplomatico; cosa dovrebbe dire allora Vucinic, spedito in campo a dieci dalla fine col Catania e poi autore della doppietta decisiva?
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