(di Alessio Nardo) A chi parla di calcio i moduli piacciono tanto. 4-4-2, 4-2-3-1, 4-5-1 e chi più ne ha più ne metta. In casa Roma, da giugno a questa parte, non si fa che parlare di 4-3-3.
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Non chiamatelo 4-3-3
(di Alessio Nardo) A chi parla di calcio i moduli piacciono tanto. 4-4-2, 4-2-3-1, 4-5-1 e chi più ne ha più ne metta. In casa Roma, da giugno a questa parte, non si fa che parlare di 4-3-3.
Stile Barcellona, mentalità offensiva e spregiudicata trasportata da Luis Enrique direttamente dal settore giovanile blaugrana. Una rivoluzione. Ma forse, alla luce di quanto visto nelle prime uscite ufficiali dell'anno, sarebbe il caso di cambiare denominazione. Pane al pane, vino al vino. Altro che 4-3-3, il 4-3-3 non esiste. O quantomeno, non esiste nel modo in cui lo intendiamo noi. Non è il 4-3-3 di Zeman, tanto per intenderci. Difesa a quattro in linea, un regista con due intermedi ai lati, una punta centrale e due attaccanti esterni. No, la Roma di oggi non gioca così. E noi siamo stati i primi a cascarci, ipotizzando formazioni estive ed undici titolari basandoci su ciò che credevamo di vedere. C'è chi definisce Luis Enrique un "folle incauto", chi invece persegue la via dell'ottimismo definendo il suo calcio "evolutivo" e pieno di intriganti novità. Da quel che si vede, la Roma propone un 3-4-1-2 con alcuni ruoli "camaleontici". Ad esempio i due esterni. Con l'Inter Perrotta e Taddei hanno percorso le proprie fasce di competenza lungo l'intera linea, sino alla trequarti nerazzurra. Dunque difesa a tre in proiezione offensiva, a cinque in fase di ripiegamento. Quando torneranno Cicinho e José Angel, è probabile che i laterali arriveranno anche oltre la trequarti, tramutandosi in vere e proprie ali aggiunte. De Rossi ha giocato costantemente da terzo centrale, inserendosi tra Kjaer e Burdisso. Luis non ritiene i suoi difensori abilissimi nell'impostazione, e dunque necessita di un playmaker vero in grado di far ripartire l'azione (in tal senso, in Europa, non esistono molti interpreti migliori di Daniele). Pizarro ha sperimentato il ruolo di centrale classico di centrocampo, non davanti alla difesa. Bene il cileno, qualche difficoltà in più per Pjanic, nato trequartista ed ora chiamato ad adattarsi ad una tipologia inedita di lavoro. In attacco, l'uomo più importante diventa il "centravanti", in realtà assai poco centravanti. Totti sta agendo dietro le punte, come ai vecchi tempi. Con l'Inter non lo abbiamo mai visto in area di rigore. Il Capitano si abbassa continuamente per prender palla e smistare. I due attaccanti devono muoversi ad elastico, allargandosi (se serve) ed effettuando rapidi tagli in area: Borini, aldilà di errori banali in fase d'appoggio, si è fatto apprezzare per impegno e corsa. Osvaldo è ancora tra le nuvole. Chissà se riuscirà a ritrovare presto il fiuto del gol nel 4-3-3 di Luis Enrique. Ops, nel 3-4-1-2.
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