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Nela: “Non ho mai digerito che Falcao non abbia voluto tirare il rigore in finale”

"Ho tratto soddisfazioni da Roma-Lecce e da Roma-Liverpool a vedere gente così vicina a noi, ho capito che essere tifosi della Roma significa qualcosa in più”

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Sebino Nela è stato il protagonista odierno della puntata 'Slideshow', andata in onda su Roma TV. Ecco le sue dichiarazioni:

Infanzia

“Papà e Sebino Nela. Devo dire che la cosa più simpatica è il peso. Si intravedeva che il fisico sarebbe stato questo. È una foto a cui sono molto legato, ho perso il papà da poco, devo ringraziarlo. Grazie alla sua convinzione sono diventato calciatore”.

Col Genoa

“Questo è il mio Grifone. Bella formazione, bellissimi ricordi, ottimi giocatori. Ho cominciato lì, da piccolino, a 9 anni e ho combattuto per entrare nel settore giovanile. Fui scartato perché troppo magro. Ci siamo tolti delle belle soddisfazioni, ho fatto la promozione dalla B alla A con Simoni”.

A Roma

“Inizio anni ‘80, scapestrato, ci si vestiva così. È stata un’emozione straordinaria, essere catapultato da Genova in questa città enorme era un sogno. C’era la possibilità di finire da altre parti, poi le società si sono messe d’accordo anche sotto consiglio di Liedholm. A Roma ho giocato molti anni e mi sono fermato a vivere, la città mi è piaciuta subito. Dopo tanti anni mi sento anch’io un po’ romano. Ho ancora la cadenza genovese ma quando mi arrabbio esce tutto il mio romano”.

Con Viola

“Il mio presidente. Sono soddisfatto, più avanti negli anni ho fatto delle scelte, c’era la possibilità di andar via, ho deciso di restare e non me ne sono pentito. Ho consolidato il rapporto con lui e la dirigenza, è stato un periodo della mia vita molto bello, il presidente è uomo capace e competente. Questa è una stretta di mano molto professionale, il rapporto era molto più intimo”.

Coi dirigenti

“Fabri era unico, si occupava di tutto. Un personaggio simpaticissimo, eravamo molto legati. Giorgio Rossi aveva sempre tutto a qualunque ora, uno dei personaggi che non dovrebbero mai mancare a una squadra”.

In allenamento con la Roma

“Un allenamento divertente, Liedholm a guardare, esercitazioni tecniche. Si lavorava moltissimo durante la settimana e anche qui ci sono rappresentati dei compagni. Con quasi tutti andavo d’accordo, con qualcun altro meno. Erano i tempi in cui anche i tifosi potevano assistere, ricordo allenamenti con qualche migliaio di persone. È stato il momento che si è verificato questo passaggio dalla Rometta a una squadra che ha cominciato a imporsi”.

Foto di squadra

“Una delle formazioni nostre. Parto dal mio idolo: Ramon Turone. Ricordo che andavo a Marassi a vedere il Genoa con la mia bandiera e come altre decine di persone andavo pazzo per lui. Me lo sono ritrovato come compagno di squadra. Poi c’è Pruzzo, Chierico, Conti, Tancredi… con molti di loro ho rapporti, ci sentiamo. Fa piacere rivedere questa fotografia. Restano i capelli lunghi e qualche chilo di troppo, diciamo che rimaniamo sempre belli”.

Il gol di Pruzzo a Genova

“Una giornata meravigliosa, per me, Pruzzo e Bruno Conti, ex rossoblu. Nella stessa giornata il Genoa si è salvato, una giornata indimenticabile. Il coronamento di una stagione giocata a grandi livelli, eravamo una squadra fortissima ma finché non arriva il 90’ che decreta la vittoria, nessuno ci crede. È successo ed è successo nello stadio in cui sognavamo potesse succedere”.

Il giorno dello scudetto

“Una giornata speciale. Cominciammo a imporci e a vincere con questo squadrone, direi. Una giornata da ricordare, contento per me, per i compagni, per la società, che ha fatto sacrifici. Con una guida straordinaria come quella di Liedholm, tanti bravi giocatori e organizzazione societaria siamo arrivati a questo traguardo”.

La festa

“Ancora oggi ho amici che non vivono a Roma, ma che erano lì in quei giorni. Si meravigliano di quello che è potuto succedere. Feste continue in tutti i quartieri, bello vedere immagini dell’epoca”.

Il medio al tecnico del Dundee

“Mi sono anche un po’ vergognato, ma ci voleva. Era stato molto duro sui giornali dopo l’andata in Scozia, ma in casa eravamo inarrestabili. Tiravamo fuori prestazioni di grande livello, a fine partita non vedevamo l’ora insieme a Di Bartolomei e Oddi di andare a contatto con quest’uomo. Ci siam presi una bella soddisfazione”.

Ritiro a Cavalese

“Tutti abbracciati e sorridenti, l’unico triste è il Bomber, come al solito. Non è andata bene, forse non abbiamo interpretato bene il ritiro prima della finale di Coppa dei Campioni. Rivedere persone che non ci sono più fa anche un po’ male, subito dopo tornano in mente ricordi molto belli”.

La finale di Coppa dei Campioni

“Che dire di questa partita… arrivammo forse troppo carichi e nervosi, vincere la Coppa dei Campioni sarebbe stato straordinario. Non è andata bene, ma abbiamo poco da recriminare, se non che all’ultimo ci vennero a mancare due rigoristi. Non ho mai digerito che Falcao non abbia voluto tirare il rigore. Si vive di momenti e di situazioni. Tolto questo, non ho pensato neanche per un attimo che avrebbe potuto sbagliare, non l’ha voluto tirare, amen. Sono uscito dall’Olimpico dimenticandomi i genitori, pensavo a tutto meno che a quello. Fu una cosa anche piuttosto divertente, ci pensò qualcun altro ad accompagnarli. Ero arrabbiato, uscendo passai al Circo Massimo per tornare a casa e mi trovai questo fiume di persone con queste bandiere. Fu un momento meraviglioso, avevamo perso ma dalle sconfitte ho sempre capito cosa significhi essere tifoso della Roma. Ho tratto soddisfazioni da Roma-Lecce e da Roma-Liverpool a vedere gente così vicina a noi, ho capito che essere tifosi della Roma significa qualcosa in più”.