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Nela: “La squadra ha capito cosa vuole Gasperini. Roma-Napoli non decisiva, ma…”

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Le sue parole: "Stupito dalla disponibilità che Gasperini ha dai singoli. Il campionato perso contro il Lecce il più grande rammarico, anche più della finale di Champions"
Redazione

Sebino Nela, doppio ex e uomo-simbolo di Roma e Napoli, ha rilasciato un'intervista a Libero a poche ore dalla super-sfida tra giallorossi e azzurri all'Olimpico. Di seguito alcune sue dichiarazioni:

Una Roma locomotiva, un Napoli discontinuo ma in ripresa: che sfida sarà? "Un'ottima partita: grandi allenatori, bel gioco di entrambe. Non la vedo decisiva per la stagione, ma chi vincerà prenderà forza e consapevolezza".

Quale zona del campo sarà decisiva? "Gasperini punta molto sugli esterni, Conte gioca in maniera diversa. C'è spirito di sacrificio, lo dimostra come Hojlund tornava a difendere contro l'Atalanta. Mi ha sorpreso la riconferma di McTominay. Nei giallorossi invece ci sono stati evidenti miglioramenti tra i veterani, tipo Mancini e Cristante".

Svilar e Milinkovic-Savic spiccano: chi preferisce? "Dico Svilar, è cresciuto tantissimo: sicurezza, letture, personalità. Non è un caso che su di lui girino voci di mercato".

Alla Roma manca il bomber, cosa le stupisce di Gasperini? "La disponibilità che ha dai singoli. Gasp ti fa lavorare davvero: intensità alta, velocità di pensiero e di gioco. La squadra ha capito subito cosa chiedeva e sa anche reagire nei momenti di difficoltà".

A Roma giocò 11 anni, un pezzo di vita. "Ci arrivai perché il presidente del Genoa mi vendette senza dire nulla. Lì appresi il 'senso di appartenenza'. Mi è sempre piaciuto stare dalla parte dei più deboli, insieme ai compagni siamo cresciuti. La gente passò dal chiamare il club 'Rometta' a rispettarlo. Ancora oggi le persone ricordano la formazione dello scudetto del 1983 piuttosto che quella del 2001. Il campionato perso all'Olimpico contro il Lecce nell'86 fu il più grande rammarico, era praticamente nostro. Anche più della finale di Champions contro un Liverpool straordinario".

A Napoli ci andò quasi all'improvviso. "Sarei rimasto a Roma fino alla fine, ma per questioni interne dovetti farlo. Mi volle Ottavio Bianchi. La squadra era forte, ma rischiava di retrocedere. Alla fine ci salvammo e l'anno dopo andò meglio".