(di Mirko Porcari) - C’è poco da fare, i tempi cambiano.
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Ne resterà soltanto uno
(di Mirko Porcari) – C’è poco da fare, i tempi cambiano.
Esistono simboli che nel gergo calcistico vengono definiti “bandiere”, personaggi che fanno capire quanto profondi possano essere i legami stretti nel mondo pallonaro: è arrivato il momento dell’addio, storie pluriennali fatte di soddisfazioni e soldi a palate, cementate in colori e sensazioni sotto la pelle. Nella lotta degli Highlanders ne rimarrà soltanto uno, e noi sappiamo chi.
A Milano il rinnovamento sa di epurazione, facce più o meno dipinte di rosso e nero che lasciano senza fare rumore: possono risultare più o meno simpatici, suscitare ammirazione o semplice indifferenza, eppure i numeri sono dalla loro parte; carriere sotto la Madonnina che parlano di trionfi e un epilogo comune nato e cresciuto in una stagione ombrosa: il primo pezzo, lo scorso anno, era stato Andrea Pirlo, uscito sbattendo la porta e abbracciato dal nuovo corso juventino, adesso la vecchia guardia si sgretola sotto gli occhi di Massimiliano Allegri; via Gattuso (“Game Over”), via Nesta (“Non ce la faccio più”), via Inzaghi (“Ma voglio continuare a giocare”), via Seedorf, Zambrotta e Van Bommel, momenti di storia impressi nel passato ma non nel futuro.
A Torino c’è Alex Del Piero nei titoli di coda: già lo scorso anno si era intuito che la nuova Juventus non avrebbe puntato su di lui, nonostante il favore dei tifosi nessuno ha provato a ritornare sulla decisione di non rinnovargli il contratto; con un altro scudetto (il ventottesimo e comunque ci sarebbe da parlare anche di questo) oggi il saluto del popolo bianconero prima del viaggio negli States, un’avventura più che una sfida vera e propria.
Antonio Di Natale deve riflettercii: giorni fa aveva pronosticato il suo stop alla carriera e ad Udine già si preparava il lutto cittadino: difficile ipotizzare se sia vero o no, ma il fatto che ci stia almeno pensando rappresenta l’ennesimo segnale di un’epoca che si sta chiudendo.
Anche Marco Di Vaio dirà addio, ma all’Italia: per lui si aprono le porte del Canada, terra inesplorata del panorama calcistico mondiale e nuova linfa per la passione. Niente più siparietti divertenti con Francesco Totti (“Siamo troppo vecchi per giocare con questo freddo”) ma solo comunicazioni a distanza tra amici veri.
Ne rimarrà soltanto uno dicevamo: è lui si, è Francesco Totti. Stufo? Macchè. Stanco? Non se ne parla. Il capitano è sempre a caccia, oggi c’è Altafini, domani chissà chi e chissà quale obiettivo. C’è una Roma da ricostruire e lui sarà come sempre il centro di tutto: mai come oggi si possono sdoganare le frasi fatte e gli stereotipi che viaggiano nel calcio, da "Passano i Presidenti, passano gli allenatori ma Totti resta" a "Totti è la Roma", una lista infinita che celebra l'ultimo degli immortali e il primo tra i campioni.
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