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Nainggolan: “A Roma abbiamo fatto sognare una piazza, poi la squadra è stata dimezzata”

LaPresse

Parla il Ninja: "Nella Capitale ho vissuto solo momenti belli. Non volevo andare via, ero sicuro che avremmo potuto vincere. Alla fine ci sono persone che ti fanno cambiare idea, non posso restare con uno che sta sopra di me e a cui non dai il...

Redazione

Radja Nainggolan si confessa. Il centrocampista del Cagliari è tornato a parlare in occasione di "Linea Diletta", programma in onda su Dazn, e si è soffermato anche sul suo passato alla Roma e non solo. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Sulla decisione di tornare al Cagliari dopo l’annata all’Inter.

“Cosa mi mancava? Ma non è la qualità della vita, in ogni posto dove sono stato sono sempre stato bene. Ogni luogo ha le sue qualità: a Cagliari sono cresciuto e sono diventato uomo, qui ho trovato uno stile di vita che mi ricordava il mio passato. La gente qui sorride con poco, a Roma sono molto più amichevoli e giocherelloni e questo mi piace perché voglio fare bene a tutti e per questo sono stato molto bene. Anche l’esperienza a Milano per me è stata abbastanza positiva, ho trovato una società importante, compagni eccezionali e un tifo che sognava cose importanti: vedere 50-60mila spettatori anche con Chievo e Frosinone vuol dire che aspettavano tanto. Ogni piazza mi ha lasciato qualcosa di importante”.

Dal punto di vista calcistico, che differenza di pressione c’è tra Roma e Milano?

“A Roma, per fortuna, ho vissuto solo momenti belli: abbiamo fatto il record di punti, siamo stati in semifinale Champions, sempre secondi o terzi in campionato. Certo, ci sono state partite perse 7-1 ma sono stati percorsi che i tifosi hanno capito. Alla fine abbiamo fatto sognare una piazza, poi la squadra è stata dimezzata e la cosa mi è rimasta qui”.

C'è qualcosa in comune tra tutti i tuoi addii?

"Se vedi la mia carriera, ho giocato in poche squadre. Quando vivo bene non voglio andare via. Poi ci sono cose che a livello soprattutto umano diventano dei problemi. Io a Roma non volevo andare via, ma non perché non volevo andare all'Inter bensì perché ero talmente convinto del progetto, stavo talmente bene ed ero sicuro che in quella piazza si poteva vincere. Alla fine ci sono persone che ti fanno cambiare idea, non posso restare con uno che sta sopra di me e non gli dai il buongiorno la mattina".

Ti ritrovi nella definizione del Ninja come di un guerriero dalla disciplina rigidissima?

"Sì, ci sta. Sto cercando di mettermi delle regole, so dove sbaglio e dove no. Anche a 30 anni bisogna crescere. Poi qualche piccolo casino l'ho combinato, ma perché a me sembrava una cosa giusta ma per altri era sbagliata. Poi cerco di vivere una vita normale: vado alle sagre di paese qui, se qualcuno vuole parlare con me ci parlo".

Cosa hai pensato quando hai visto esplodere Zaniolo alla Roma?

"Si vede che ha una prepotenza fisica importante per l'età che ha. Dopo 10 partite poi parlavano come se fosse un fenomeno, sono i tempi di oggi: se lo è o no è un altro discorso. Ma per un ragazzino la piazza di Roma può essere pesante, e infatti penso che nella seconda metà del campionato è stato sotto il suo livello. Poi diventerà sicuramente un grandissimo giocatore perché ha la personalità che non hanno tutti".