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Mourinho: “Senza empatia non c’è felicità. E ora mi sento più umano”

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Il tecnico della Roma ha sottolineato l'importanza del rapporto umano: "Se sei in un club normale, non essere ossessionato dalla tattica e dalla metodologia, ma si lavora sull'empatia"

Redazione

José Mourinho ha catturato l'attenzione di tutti gli studenti dell'Università di Lisbona con due ore di lezione nel corso 'High Performance Football Coaching". Lo Special One ha trattato tantissimi argomenti, dal modo di allenare alla Roma e la stampa italiana, passando anche per la preparazione di una coppa europea. A riportare le parole del portoghese è stato 'Tribuna Expresso', unico media ammesso all'itnerno dell'aula: “Un ciclo di lavoro di una settimana, per i club di livello medio-alto, è pura teoria, non esiste. Non possiamo prepararci o controllare tutto. Se c'è un accumulo di stress, in testa e non solo nelle gambe, è importante essere selettivi riguardo il lavoro da fare. Le semifinali o le finali non sono un momento speciale in termini di preparazione, l'allenatore non può avere la pretesa in una finale di essere il migliore in campo. Non puoi dare ai giocatori pressione extra e costringerli a fare cose a cui non sono abituati, devi lasciare che facciano quello che si sentono di fare".

Poi Mourinho sottolinea l'importanza del lavoro dei suoi match analysts, con tanto di esempi pratici illustrati sullo schermo. Da Leicester-Tottenham si passa alla pressione del PSV di Schmidt, presa da esempio anche per quello che vorrebbe vedere dalla Roma. "Senza che i giocatori se ne accorgessero, in pochi minuti abbiamo parlato di cosa avevamo sbagliato nella partita precedente, abbiamo mostrato cosa stava facendo l'avversario e come potevamo colpirli", ha spiegato il portoghese relativamente a un match contro l'Inter di questa stagione. Mourinho mostra poi altri episodi simbolici in cui la sua squadra di analisti è stata in grado di dare un vantaggio ai propri giocatori, oltre alla possibilità di influire sulla prevenzione degli infortuni. Un ambito, quest'ultimo, su cui la Roma ha investito oltre a tante altre figure che devono controllare ogni dettaglio, compreso chi si accerta che il tablet funzioni anche a temperature rigide come quelle di Bodo.

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"L'importante è che i giocatori abbiano capito cosa devono fare", dice Mou.  E sul modulo:"Quando sei in un club che non ha limiti di budget e puoi comprare chi vuoi, puoi mantenere uno stesso schema perché hai i migliori giocatori e la migliore panchina, che ti permette di giocare sempre con la stessa qualità e gli stessi principi. Se non sei in un club del genere, secondo me è impossibile fare ragionamenti del genere. Devi adattarti ogni giorno. Nel nostro caso, quando un giorno si cambiano quattro o cinque giocatori fondamentali, cambia tutto. Non si lavora con i calciatori, ma con uomini che giocano a calcio. Quindi l'empatia è fondamentale. Siamo in un periodo del calcio in cui tutti cercano di trovare la 'ricetta perfetta', alcuni pensano che il segreto sia l'innovazione tattica o fare qualcosa di nuovo negli allenamenti. Uno dei migliori attaccanti del mondo, Eto'o, giocava da terzino contro il Barcellona: questo succede solo grazie all'empatia. Senza empatia non c'è felicità, soprattutto quando non si hanno giocatori incredibili. Il rapporto umano è, e sarà sempre, fondamentale. Se sei in un club normale, non essere ossessionato dalla tattica e dalla metodologia, ma si lavora sull'empatia”.

Lo Special One poi conclude: “Quando si invecchia, si dà più importanza al processo, a quello che si è passato prima e a quello che è successo dopo. All'inizio ero più egoista, ora penso più alla felicità degli altri. Come allenatore, mi sento più umano. A volte le persone pensano che essere più umani sia un male nel calcio, ma non lo è. Si gestiscono gli errori in modo diverso. Io duro con i giocatori? Quando si è duri sugli aspetti tattici, se ne può discutere davanti a tutti. A livello personale meglio farlo in privato, ma sempre conoscendo bene il profilo dei giocatori che hai a disposizione. E non promettere qualcosa che non rispetterai”.