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Mourinho lancia l’idea: “Giocatori in campo durante l’inno”. Ecco perché si può

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Anticipare di qualche minuto l’inno. Non al termine del riscaldamento (c’è “Campo Testaccio”), ma poco prima dell’ingresso in campo calcolando tutto al secondo. Impossibile? No

Redazione

È un peccato che quando la gente canta l’inno i giocatori non sono ancora in campo perché sarebbe molto emozionante per i ragazzi. Io ero in panchina ad aspettarli ed è stato veramente bellissimo. Già lo sapevo da avversario quando giocavo qui, immaginate adesso che sono allenatore della Roma”. Parole, e musica, di Josè Mourinho. Musica fino ad un certo punto, perché l’allenatore portoghese ieri ha posto l’accento su una questione che spesso, chi viene all’Olimpico, ha notato.

Perché i giocatori entrano dopo l’inno della Roma?

Mou ha ragione: alla squadra darebbe una carica in più essere in campo al momento dell’inno di Venditti. Ma per motivi tecnici non è possibile. Gli orari li detta la Lega, le squadre devono essere in campo al momento dell’inno della Serie A perché per motivi economici questo è tassativo. Un po’ come succede in Europa con l’inno della Champions s o quello dell’Europa League. In teoria, per ascoltarlo, i giocatori dovrebbero entrare in campo prima e aspettare vicino alla panchina l’ingresso degli avversari per poi disporsi a centrocampo. Tecnicamente impossibile. Qualche altra soluzione, allora, per far felice Mou? Anticipare di qualche minuto l’inno. Non al termine del riscaldamento (c’è “Campo Testaccio”), ma poco prima dell’ingresso in campo calcolando tutto al secondo. Impossibile? No. Ma molto difficile. Perché i calciatori non sono macchine e quindi quando rientrano negli spogliatoi non sempre riescono a calcolare i tempi alla perfezione. Ma con Mourinho, chissà, potrebbe succedere anche quello.