Ci sono le lacrime di un gruppo, ci sono le lacrime del protagonista, dell’eroe per caso. O forse no. C’è la Roma, tutta sotto una curva Sud trapiantata in Emilia. C’è Mourinho che si abbraccia tutti a dimostrazione che solo chi vive ad anni luce dal mondo Roma può pensare che non ci sia unità di intenti. C’è anche Pinto che prima della gara ha tirato fuori il bandierone per difendere una squadra e una società sotto attacco da mesi. Che deve misurare le parole, quando altri non lo fanno. Che deve abbassare la testa dopo un trofeo scippato. Che deve pagare il dazio “Mourinho”. Che porta addetti ai lavori e non a ritagliarsi un angoletto di notorietà commentando anche la marca dei lacci delle scarpe di uno degli allenatori più vincenti della storia. Rientra nella norma, fanno discutere i geni non le mezze figure. Ma pagare oltre il dazio no.
news as roma
Mourinho, la felicità di essere “eretici”
Sentire un alto dirigente Figc incolpare Mourinho di “poter creare e sviluppare violenza anche e soprattutto nelle categorie minori” rientra nella casistica dell’accanimento. Aprire un’indagine due ore dopo una conferenza stampa assomiglia a quel motto dell’Inquisizione Spagnola che recitava: “Nessuna incertezza o tolleranza in materia di fede e d’eresia”. Perché toccare il dogma di un calcio italiano malato dai tempi di Calciopoli diventa eresia. Ma anche in questo caso dipende dalla voce che recita queste presunte eresie. Se è il toscano di Sarri, l’emiliano di Pioli o l’italiano perfetto con la R un po’ moscia di alcuni dirigenti può anche essere accettato. Se il portoghese si mischia al romano, no. E allora noi ci godiamo quelle lacrime, un po’ portoghesi, un po’ romane e un po’ pure danesi oggi. Ci godiamo queste benedette eresie.
Se vuoi approfondire tutte le tematiche sul mondo Roma senza perdere alcun aggiornamento, rimani collegato con Forzaroma per scoprire tutte le news di giornata sui giallorossi in campionato e in Europa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA