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Mourinho e la sua tattica, come è cambiato dal Porto alla Roma

Mourinho

L’allenatore portoghese ha vinto tutto con il 4-2-3-1, ma con i giallorossi gioca spesso con la difesa a tre e con due attaccanti

Redazione

Ci sono due cose, sulle altre, che caratterizzano e rendono Special José Mourinho. La prima, ovviamente, è uno stile di comunicazione che fa leva sempre sulla provocazione. Della serie: “O state con me oppure no”. Ai tempi dell’Inter, per esempio, il famoso cavallo di battaglia dei “zeru tituli” e la continua polemica contro la Juventus lo hanno reso un’icona, che con il triplete vinto, anche e soprattutto ai danni della Roma, lo hanno eretto a mito. Poi, c’è il modulo. In qualsiasi momento della sua carriera, il portoghese ha portato avanti il suo credo, ovvero il 4-2-3-1. Anche se si è sempre adattato alle caratteristiche dei suoi giocatori.

Nella sua finora breve esperienza nella Capitale, un tuffo nel passato della Serie A che, come dicevamo prima, lo ha reso quasi immortale, Mourinho ha più volte rinnegato il suo credo, e dalla difesa a quattro che gli ha fatto vincere praticamente tutto e (quasi) ovunque, è passato a schierare tre difensori, e addirittura due attaccanti. Ma se nella presentazione della distinta qualcosa è cambiato, nei fatti la Roma gioca in maniera molto più simile al Tottenham (la sua penultima esperienza) di quanto ci si aspetti.

Abraham come Kane, ma la Roma anche con la difesa a 3 non è un unicum nella carriera di Mourinho

L’attaccante devastante degli Spurs era Harry Kane, poco da controbattere, in questa stagione, invece, è Tammy Abraham. L’inglese, al momento, ha segnato 23 reti stagionali, infrangendo molti record. Nonostante Nicolò Zaniolo, schierato spesso assieme al bomber ex Chelsea, tutta la squadra lavora - e a maggior ragione lo stesso Zaniolo, Lorenzo Pellegrini e Henrikh Mkhitaryan - per supportare le abilità offensive di Abraham, tralasciando la fase difensiva, affidata non solo ai centrali di difesa, ma anche al centrocampista basso. Jordan Veretout un tempo, Sergio Oliveira ora. La spinta dei terzini, garantita dalla classica difesa a quattro, viene comunque assicurata da Rick Karsdorp, esterno di destra e dispensatore di molti assist in stagione, e Mathias Vina, ora Nikola Zalewski, ancora più propositivo nella fase offensiva rispetto all’uruguaiano.

Se il modulo, praticamente, è rimasto quasi simile, lo Special One dal Porto, passando per il Chelsea, arrivando all’Inter e al Real Madrid e poi tornando in Premier League, si è adattato soprattutto ai singoli nell’impostazione di gioco, rendendoli una squadra.

Mourinho, stesso modulo ma strategie differenti

In patria, Mourinho chiedeva ai suoi giocatori di aggredire gli avversari, specie quando si trovavano sotto nel punteggio così da ristabilire gli equilibri. Al primo Chelsea, la forza propulsiva degli undici era rappresentata non solo da Didier Drogba, ma anche da un centrocampo fatto di muscoli e di recupero palla, che poi scaricava sulle ali. L’Inter è stata, invece, un capolavoro di solidità difensiva, a cui si deve aggiungere una pressione logorante degli avversari. Ai Galacticos di Cristiano Ronaldo e Karim Benzema, oltre che di Angel Di Maria e Gonzalo Higuain, il contropiede è stato recepito come un mantra, anche se non ha dato gli stessi risultati eccellenti rispetto alla strategia che si è vista con i nerazzurri.

La forza della Roma del portoghese, invece, sta nel costringere i rivali a uscire, innalzando anche un muro in difesa che serve poi a ripartire soprattutto con le ali.

MARIACRISTINA PONTI