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Mourinho, da Gravina e Ulivieri a De Siervo: la lotta (solitaria) col Palazzo continua

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Le parole di Di Siervo di ieri sono solo l'ultimo round di uno scontro che va avanti da mesi. Mou ha chiesto spesso un sostegno mediatico, ma per ora i Friedkin hanno scelto la linea soft
Francesco Balzani
Francesco Balzani Collaboratore 

“Qualcuno in Lega non è innamorato di me”. Una battuta fatta col sorriso, ma un sorriso amaro. Così a metà settembre Josè Mourinho iniziava il secondo round col cosiddetto Palazzo dopo la battaglia della scorsa stagione che si era conclusa con la squalifica di 10 giorni da scontare a inizio campionato per lo Special One. Il motivo del contendere è lo stesso affrontato ieri dall’ad della Lega De Siervo: il calendario. Che vede la Roma giocare di domenica e non lunedì dopo l’impegno in coppa, diversamente da quanto accade con Fiorentina e Atalanta impegnate anche loro nelle competizioni del giovedì. “Alibi”, li ha definiti proprio De Siervo prima di scivolare su una gaffe: “Una partita di cartello si deve giocare nell’orario di massimo picco”. Forse dimenticando che anche col Sassuolo e il Bologna a dicembre si ripeterà la stessa situazione. Una dichiarazione forte che ha irritato la Roma, ma non tanto da convincerla a prendere ufficialmente le difesa del tecnico che a Budapest aveva pubblicato dichiarato di aver bisogno di un “sostegno”.

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Dal caso Serra a Chiffi e Taylor

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Perché la frase di De Siervo è solo l’ultima di un duello che va avanti da mesi. Il round più duro è arrivato la scorsa stagione dopo il caso Serra.  L’ormai ex direttore di gara era stato protagonista di un litigio con José Mourinho a Cremona. Allo stadio Zini Serra era il quarto uomo della sfida tra Cremonese e Roma e rivolse parole oltraggiose nei confronti del tecnico giallorosso.Ne nacque un caso nazionale. “Serra avvicendato esclusivamente per motivi tecnici. Ho letto cose che ha fatto male a me e Marco. Penso che un arbitro dei nostri, avesse problema a fare una partita della Roma, probabilmente gli chiederemmo di fare un’altra cosa”, disse il designatore Rocchi. Anche Gabriele Gravina, presidente Figc, si era scomodato: “Nessuno esclude ci sia stato un errore che abbia danneggiato la Roma. Ma che da questo si debba arrivare dove si mette in discussione che l’arbitro rifiuti la Roma è esagerato. Non è un problema di regola ma di educazione, le regole le dobbiamo rispettare tutti. “C’è un problema arbitrale con la Roma? Assolutamente no. Usciamo da questi equivoci, lasciamo perdere queste illazioni che fanno male a chi pensa per primo a questa sorta di complotto”. All’elenco di istituzioni anti Mou si era aggiunto anche Renzo Ulivieri, presidente dell’Assoallenatori, dopo che il tecnico aveva ammesso di non stimare umanamente l’arbitro Chiffi: “Le dichiarazioni di José Mourinho sono gravi e inaccettabili. In particolare ammettere di essere andato in panchina con un microfono per registrare i colloqui tra lui e il gruppo arbitrale, giustificando una scelta da lui definita difensiva, prefigura, anche come sola ipotesi, un'azione che mina alle fondamenta l'intero sistema, in una sorta di tutti contro tutti. Onorabilità e garanzie per ogni tesserato debbono essere assicurati dagli organismi preposti”. A tutto questo si aggiunge la maxi squalifica comminata dall’Uefa come beffa dopo l’arbitraggio scandaloso di Taylor. I Friedkin non si sono mai esposti pubblicamente, Tiago Pinto lo ha fatto timidamente. Insomma una difesa vera e proprio nei confronti di Mourinho manca e denota una debolezza a livello politico che fa discutere. A prescindere da dove siano torto o ragione. 

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