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Montella e la strada della semplicità

(di Mirko Porcari) – Al corso allenatori di Coverciano, i più “anziani” gli avevano consigliato di percorrere la strada della “semplicità”:

Redazione

(di Mirko Porcari) - Al corso allenatori di Coverciano, i più "anziani" gli avevano consigliato di percorrere la strada della "semplicità":

Vincenzo Montella aveva annuito, ringraziando, proiettato verso un matrimonio finalmente felice con la panchina. Negli anni da giocatore aveva acquisito una buona dose di scaltrezza e di furbizia, due qualità che avrebbe riportato nella sua nuova dimensione: i bambini, prima, ed il divertimento come motore di una passione. Senza troppe complicazioni mentali, a studiare da lontano Spalletti e Ranieri, era cresciuta in lui la consapevolezza di poter essere, un giorno, un allenatore in Serie A. La spinta, violenta quanto inaspettata, un paio di settimane fa, quando il mondo giallorosso cadeva a pezzi lasciando indietro Ranieri ed un anno di gioie sfiorate. "Montella è il nuovo tecnico della Roma". Forse non ci credeva nemmeno lui, bruciando le tappe alla velocità della luce il sorriso andava verso colleghi meno fortunati, costretti a gavette infinite, impantanati nei campi di provincie impronunciabili. Punto di partenza, la comunicazione. Troppo furbo per non sapere come girano le cose nella capitale: dalla prima conferenza si capisce quanto abbia imparato dall'esperienza romanista, bilanciando toni e parole, ricordando la volubilità dei media nelle simpatie e nelle antipatie. Poche scommesse, persone e personaggi da trattare con le pinze, l'avventura dell'aereoplanino decolla nel segno del passato, con moduli, amici ed ex compagni a battezzarne l'esordio vincente. Accarezzando i big, Montella cerca di mediare tra campo e panchina attingendo alla sua "fresca" natura di genio spesso incompreso: parla con Totti, con Borriello, con Vucinic e con Menez, illustrando loro la necessità del turn over, un remake (fino ad ora ben riuscito) del tentativo fatto da Ranieri in tempi non sospetti. Senza esaltarsi continua in un lavoro che va di pari passo con la crescita personale: occhi e orecchie distratte a chi lo paragona a Guardiola e via, a sgusciare nei meandri di un giornalismo a cui lui stesso offre titoli e titoletti in una preventiva (quanto saggia) difesa della sua figura. "Discussione tra Borriello e Pizarro? Cose che capitano, se ci fossi stato io neanche sarebbe iniziata". Una battuta, ieri, a spegnere ogni tipo di polemica, rispolverando l'animo scugnizzo e un pò guascone, sempre camminando sulla strada della semplicità tra i cocci di una Roma che tenta disperatamente di ricomporsi.