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Monchi, adesso manca solo una plusvalenza

LaPresse

La sua Siviglia così lontana, così calda. Vicino a quel seggiolino all’Dall’Ara si respira aria di pazienza zero, di contestazione

Francesco Balzani

Il sapore del gazpacho, il profumo dei fiori andalusi, la musica del Flamenco. Mentre Monchi guarda nervoso Bologna-Roma, prima di alzarsi subito dopo il 2 a 0 di Santander, sono probabilmente queste botte di nostalgia ad assalirlo. La sua Siviglia così lontana, così calda. Vicino a quel seggiolino all’Dall’Ara si respira aria di pazienza zero, di contestazione. Risponde a qualche messaggio, chiede scusa, forse un po’ si vergogna. I tifosi giallorossi sono stufi, stanchi, esausti. In molti aspettavano la prima Roma di Monchi, del conquistatore di Siviglia, per qualcuno addirittura del miglior direttore sportivo del mondo.  Lo scorso anno gli alibi c’erano. Il dirigente spagnolo si era ritrovato al cancello di Trigoria un Salah già con le valigie in mano, e doveva fare i conti con i tanti riscatti obbligatori dei vari prodotti di Sabatini. Le promesse su Ruediger e le battute su Circo Massimo sono passate quasi inosservate. “Non parla bene la nostra lingua, diamogli fiducia”. E vabbè, ci sta. Mica può pagare solo lui per 9 anni di zero trofei.  Poi è arrivato il mantra “Dategli tempo”, e a far valere l’aura di dominatore sono arrivate le foto di Monchi con le coppe vinte a Siviglia.

Niente Champions o Liga, ma Europa League e Coppe di Spagna. Niente male, ma nemmeno parliamo del Braida rossonero. “Dategli tempo”. Ci è stato detto anche quando Monchi ha ceduto Nainggolan. “Quello beve, hanno fatto bene a venderlo”, l’alibi di chi vede solo rosa. Chi se ne frega se appena un anno fa era considerato uno dei 5 migliori centrocampisti d’Europa e se oggi è un punto di riferimento nella nemica Milano. “Dategli tempo”, ci è stato ripetuto con voce meno forte quando è partito Alisson Becker. Il miglior portiere della recente storia romanista, un colosso che ha portato 10-12 punti a Di Francesco e che ha reso quasi perfetto il nemico Liverpool (lo dice la storia). “Per 70 milioni devi darglielo”. Non la pensa così la Juve che ne ha rifiutati 60 per Alex Sandro, non lo pensa nemmeno la Fiorentina che ne ha respinti 50 per Chiesa. E’ arrivato Olsen, uno che il tempo lo ha speso quasi tutto a Copenaghen. Città favolosa, ma nessuno la ricorda per le imprese calcistiche. “Dategli tempo”, ancora una volta quando sono arrivati ragazzini sconosciuti come Bianda o misteri della fede come Santon, Moreno e Marcano, o quando sono sfumati colpi come Malcom. Tempo, tempo, fiducia e tempo. Pure quando a mercato chiuso è partito Strootman quelle vocine sono diventate flebili ma c’erano ancora. “Diamogli tempo”, a cui  si è aggiunta un’altra, inedita provocazione. “Lo vuole il Barcellona, e noi qui lo critichiamo!”. Immaginiamo in effetti i tifosi catalani, primi nella Liga ovviamente, che tra una giocata di Messi e un gol di Suarez sognano Monchi e le sue mosse di mercato. Il cassiere di Siviglia, l’uomo delle plusvalenze, il conquistatore di Europa League. A certe offerte è impossibile dire no, certi affari vanno colti al volo. Ecco Ramon, c’è Barcellona che ti aspetta. Lì c’è il gazpacho, e pure la paella e lì potresti ritrovare il sorriso perduto.