(di Alessio Nardo) Lo spogliatoio, da sempre, è un sacro luogo di segreti, confronti e discussioni. Nulla dovrebbe trapelare all'esterno, ma stavolta, evidentemente, qualcosa è andato storto.
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Minacce, pugni e vaffa: la tensione in casa Roma non è una novità
(di Alessio Nardo) Lo spogliatoio, da sempre, è un sacro luogo di segreti, confronti e discussioni. Nulla dovrebbe trapelare all’esterno, ma stavolta, evidentemente, qualcosa è andato storto.
La notizia "bomba" ha oltrepassato i confini, il pugno rifilato da Osvaldo a Lamela nel post partita di Udine ha fatto il giro dei principali organi d'informazione cittadini e nazionali. Il classico scoop con la S maiuscola.
Un grave, gravissimo episodio di nervosismo. La Roma ha deciso di prendere provvedimenti e l'attaccante italoargentino resterà fuori dal gruppo per dieci giorni. Dunque, salterà la sfida con la Fiorentina di domenica prossima al Franchi sino alla sfida di Coppa Italia con i viola di Delio Rossi. Il codice etico va rispettato, ma è bene fare un passo indietro. Cosa può portare a fatti del genere? L'eccessiva carica agonistica, la semplice amarezza per una sconfitta o l'idiosincrasia specifica tra due soggetti? Dipende dalle situazioni. Non c'è una regola standard.
In casa giallorossa siamo abituati a follie di questo genere per problematiche inerenti ad una gara. Spintoni, qualche "vaffa" e risse sfiorate tra compagni. Un paio di volte c'è finito dentro capitan Francesco Totti: il 1° marzo 2008, nel 4-0 casalingo contro il Parma, egli rimproverò con durezza Alberto Aquilani, reo di avergli toccato male il pallone sugli sviluppi di un calcio di punizione. La polemica tra i due andò avanti per svariati minuti, anche durante l'esultanza per un gol. Fu invece il Capitano ad esser "ripreso" lo scorso anno (era l'8 dicembre 2010) da Nicolas Burdisso. Partita Cluj-Roma di Champions: vantaggio firmato Borriello, pari romeno allo scadere. Il difensore argentino accusò Totti di giochicchiare in fase offensiva, senza la dovuta concentrazione.
Dal banale battibecco si può arrivare a qualcosa di più forte. Memorabile, ahinoi, il diverbio tra Mirko Vucinic e Simone Perrotta nel funereo match del 25 aprile 2010 contro la Sampdoria. La Roma era soli 315' dal suo quarto scudetto, e i due ragazzotti pensarono bene di arrivare quasi alle mani. Motivo? Un tiraccio sballato del montenegrino, redarguito dal compagno per non aver proseguito l'azione. Chiaro presagio di una serata orribile. A volte, tuttavia, un litigio può precedere un'impresa. Chi non ricorda il confronto thrilling tra Doni e Christian Panucci del 13 aprile 2008. Indovinate dove? Ad Udine. Di Natale portò in vantaggio i friulani al 52' e si scatenò l'inferno. Un feroce scambio d'opinioni, con tanto di minaccia fisica ("Ti spacco") rivolta dal portiere brasiliano al terzino ligure. Fu decisivo l'intervento di Mexés per placare gli animi. La Roma rimontò, vinse 3-1 e proseguì la rincorsa scudetto. Anche quell'anno, solo sfiorato.
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