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Milano e Roma, la grande crisi

(StadioSport.it – A.Nardo) Quanto conta la classifica dopo due giornate di campionato? Poco, forse pochissimo visti i precedenti.

Redazione

(StadioSport.it - A.Nardo) Quanto conta la classifica dopo due giornate di campionato? Poco, forse pochissimo visti i precedenti.

Basti pensare alla stagione 2009-2010, con la straripante Juve di Ferrara in testa a punteggio pieno e la derelitta Roma di Spalletti (poi presa in mano da Ranieri) in fondo al gruppo con zero punti. Come andò a finire? Bianconeri settimi, giallorossi secondi ad un soffio dallo scudetto. Ergo, graduatoria ad oggi poco indicativa. Ma non ci si può nascondere davanti alle sentenze del campo. Complimenti alla Juve, serena ed efficace: sei punti in due gare. Parma e Siena? Due test non proibitivi, ma per ora va bene così. Il Napoli è il top del calcio italiano e lo conferma strapazzando il Milan. Cavani è tornato, ora tutti dovranno tremare. Tra le capoliste occhio all’Udinese più che al Cagliari: i friulani hanno sì perso Sanchez e Inler, ma vantano meccanismi collaudati e in tre partite, tra campionato ed Europa League, hanno stampato l’en plein di successi. Ad annaspare, al momento, sono Inter, Milan, Roma e Lazio: tutte ferme ad un punto ed impantanate nella colonna destra della classifica. Sembra strano, ma è così. Analizziamo la crisi sportiva delle due grandi metropoli d’Italia.

QUI MILANO Milan – Le due rimonte con Lazio e Barcellona avevano probabilmente nascosto i difetti dei rossoneri di Massimiliano Allegri. Nel match d’esordio con i capitolini, Klose e Cissé seppero trafiggere la retroguardia milanista in meno di ventitre minuti. E martedì scorso al Camp Nou, i blaugrana di Guardiola hanno dato l’impressione di giochicchiare troppo, quasi inconsapevoli del rischio di un possibile pari in extremis, poi raggiunto da Thiago Silva. I veri limiti del Diavolo sono emersi contro il Napoli al San Paolo. Difesa fragile, appesa alla leadership del brasiliano. Fasce poco sicure, centrocampo senza il necessario filtro. Si sente la mancanza di Gattuso, e probabilmente (in fase d’impostazione) anche quella di Pirlo. Van Bommel è un rude guerriero, lento e travolto dal logorio degli anni. Davanti, senza Ibra, ci si aggrappa alle invenzioni di Cassano e Pato, mai promessi sposi della costanza di rendimento. Allegri ha bisogno di recuperare la brillantezza atletica del gruppo e, soprattutto, qualche titolare fondamentale. Inter – Quattro gare ufficiali, zero vittorie, tre sconfitte, un solo punto. La differenza col Milan, sostanzialmente, la fa il derby di Supercoppa deciso da Ibra e Boateng. Ma Gasperini è ancora lontano dal trovare il bandolo della matassa. L’Inter migliore si è vista nei primi tempi di Pechino e Palermo: nulla d’eccezionale, ma un barlume di compattezza era apparso. Male, malissimo con il Trabzonspor. Ancor peggio, se possibile, contro la stramba Roma di questi tempi. Aldilà di alcune scelte non comprensibili (Zanetti spostato da difensore centrale a mediano, Nagatomo a destra, Obi titolare, Pazzini 90? in panchina), si fatica a captare l’idea di squadra. I giallorossi di Luis Enrique a San Siro hanno spadroneggiato per un’ora, dominando a centrocampo e pagando l’assenza di punte incisive. La difesa interista regge, ma la mediana è sfilacciata e dalle fasce non arrivano pericoli (si attende disperatamente il rientro di Maicon). Se poi Milito e Forlan, illustri vecchietti dell’attacco, beccano la giornata storta, allora son dolori. Gasperini pensa al Novara, forse l’ultima spiaggia per la sua traballante panchina. Ah, quanta nostalgia di Eto’o…

QUI ROMALazio – Al termine del match col Genoa (perso 2-1 all’Olimpico) dalla Curva Nord è partito un coro inequivocabile: “Reja vattene, Reja vattene”. E il veterano delle panchine, mister Edy, 66 anni da compiere tra meno di un mese, non l’ha certo presa bene, minacciando pubblicamente di fare le valigie. Insomma, l’aria è tesa in casa Lazio. L’entusiasmo estivo ha lasciato spazio alla classica atmosfera di attrito e contestazione, già sperimentata in passato con la querelle tifosi-Lotito. Ora nel mirino, più che il presidente, c’è l’anziano e vetusto tecnico che ha aperto le porte alla cessione dell’idolo Zarate salvo poi collezionare risultati negativi in serie. Il 2-2 di Milano sa di occasione persa, viste le condizioni precarie dei rossoneri e il doppio vantaggio maturato in 22?. Il pari europeo col Vaslui? Altra mezza delusione. Infine, l’1-2 raggelante incassato dal pimpante Genoa di Malesani. Inutile il gol di Sculli, impietosa la rimonta firmata Palacio-Kucka. Lazio senza gioco, senza fiato, con Klose unica punta, Cissé defilato sulla fascia ed Hernanes sostituito dopo 58?. No, i tifosi non ci stanno. E non lo mandano certo a dire.Roma – Il primo punticino dell’era Luis Enrique va quasi accolto con le fanfare, viste le tensioni di una vigilia lunga e tosta. 0-0 a San Siro con l’ennesima formazione sperimentale, dinanzi al team campione del mondo. Un punto di ripartenza? Forse, chissà. E’ ciò che i tifosi si augurano, dopo una lunga estate ed un primo mese di stagione effettiva semplicemente infernali. La Roma è passata attraverso delusioni cocenti: le batoste in amichevole con Paris SG e Valencia, l’eliminazione europea a dir poco prematura ad opera dello Slovan Bratislava e la sconfitta casalinga col Cagliari. Poi l’Inter, il “Meazza” ed un undici iniziale da ricovero immediato: Perrotta e Taddei terzini, con Cassetti e Heinze (di ruolo) lasciati in panchina. Roba da manicomio. Eppure, Luis lo “scucchione” di Gijon s’è intascato il punticino, dominando la partita per un’ora abbondante. Ancora troppi i difetti di questa Roma: tanto possesso palla, occasioni col contagocce. E soprattutto: i gol dove sono? Che fine hanno fatto? Solo due in quattro gare ufficiali, entrambi nati da calcio piazzato. Nessuna rete su azione, e quel neoacquisto con la maglia numero nove (tal Osvaldo Pablo Daniel) che fa già disperare i tifosi. I 18 milioni donati all’Espanyol gridano vendetta.