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Mastandrea ricorda la vittoria della Conference: “L’ho vissuta con la varicella”

Mastandrea ricorda la vittoria della Conference: “L’ho vissuta con la varicella” - immagine 1
Le sue parole: "La guardia medica mi visita negli ultimi 10 minuti e io faccio 'fischia, fischia!'. Vedo la fine di questa cosa anche abbastanza rara e c'era il medico che mi faceva la ricetta lì vicino"
Redazione

Valerio Mastandrea, attore e regista italiano e noto tifoso della Roma, è stato ospite del PoretCast, il podcast condotto da Giacomo Poretti. Mastandrea, prima di ricordare la vittoria della Conference e il particolare stato fisico in cui ha vissuto la finale, ha parlato così del suo tifo per i giallorossi: "Il tifo è una forma di religione pagana. Ho sofferto di più e vinto meno di te (riferito a Giacomo Poretti, tifoso dell'Inter), quindi non mi viene da ridere quasi mai. Non parlo per tutti, ma molti di noi vivono questa forma di appartenenza e aggregazione come un'identità nata dalle macerie. La crepa c'è sempre, è così. Anche il vittimismo di cui veniamo accusati a volte non ne fa parte, è più un autolesionismo. Il peggior nemico di uno che tifa per la mia squadra è uno che tifa per la stessa squadra. C'è di peggio. Io non ricordo i risultati delle partite di due settimane fa della mia squadra, rimuovo immediatamente ciò che succede che sia bene o male. Felicità o tragedie estreme? Ne vivo una ogni tre anni, fatta bene", le sue parole.

"Ho visto la Conference con la varicella"

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Mastandrea ha poi raccontato il modo "particolare" in cui ha vissuto la vittoria della Conference: "Avevo sistemato tutto per vedere la partita, a casa di mia madre che non c'era. C'era uno spazio esterno, potevamo vederla fuori. Organizzo tutto, era mercoledì. Lunedì vado alla presentazione di un libro di una mia amica, vado a quest'anteprima a piedi. Sudando, era maggio. Mi grattavo, avevo un malessere ma non sapevo che cosa fosse. Torno a casa e mi sento la febbre, la notte ho una febbre alta ma mi passa. E' martedì, mi sento acciaccato. Mercoledì mattina, poi, mi vado a fare la doccia e Chiara, la mia compagnia, mi chiede 'che hai dietro la schiena?'. Vede delle chiazze, delle macchioline, mi guardo davanti e anche lì comincio a vedere delle macchioline. Ho un bambino piccolo, io non ho mai avuto nessuna malattia esantematica. Ho detto: 'ecco qua, ora mi prende un colpo'. Faccio delle foto, le mando al medico che mi dice 'è varicella'. Chiamo tutti. Mi vedo tutta la partita con la varicella, ma mi saliva la febbre. Arriva la guardia medica negli ultimi 10 minuti della partita e mi visita, io a petto nudo a 30 centimetri dal televisore e con lui che mi visita dietro e io che faccio 'fischia, fischia'. Vedo la fine di questa cosa anche abbastanza rara, abbraccio mio figlio grande e c'era il medico che mi faceva la ricetta lì vicino. L'ho vissuta come una malattia da curare, era così".