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Marquinho, snobbato e decisivo

(di Alessio Nardo) E’ a Roma da appena dieci mesi ed è uno che i fatti, scusate il gioco di parole, li ha sempre fatti. Venticinque presenze complessive da febbraio ad oggi, solamente undici dal primo minuto.

Redazione

(di Alessio Nardo) E' a Roma da appena dieci mesi ed è uno che i fatti, scusate il gioco di parole, li ha sempre fatti. Venticinque presenze complessive da febbraio ad oggi, solamente undici dal primo minuto. Ben quattro i gol (tre la scorsa stagione, uno quest'anno), a testimonianza di un solido feeling con la porta avversaria. Eppure, Marcos Antonio de Mattos Filho, in arte Marquinho, continua ad esser considerato una semplice riserva. Snobbato, mai preso in considerazione per un posto fisso in squadra da mister Zdenek Zeman.

Caratteristiche alla mano, il brasiliano sembra esser l'intermedio ideale per il gioco del boemo. Discreta qualità, robusto sul piano fisico, è l'unico dei sette centrocampisti dell'organico a giocare costantemente in verticale. In questa stagione è subentrato nove volte su dieci, realizzando un gran gol (il 3-1 definitivo a San Siro con l'Inter) e disputando una sola gara dal primo minuto, il 26 settembre all'Olimpico con la Sampdoria. Lunedì scorso, contro il Torino, ha sostituito in corsa Florenzi, cambiando la partita. E' stato lui a guadagnare il rigore poi realizzato, con freddezza, da Osvaldo.

Non parliamo certo di un fenomeno, ma di un elemento unico, se rapportato ai suoi colleghi di reparto. Bradley e Florenzi sono due classici soldatini, due faticatori. Pjanic ha un passo diverso, più cadenzato, adatto ad un gioco "spagnolo" basato sul possesso palla. De Rossi e Tachtsidis tutto sono fuorché intermedi. Marquinho ricorda un po' il Perrotta spallettiano, sempre propenso ad attaccare lo spazio in profondità e "bucare" la difesa avversaria. Fin qui, Zeman ha preferito utilizzare l'ex Fluminense come arma in corso, ma sin da Pescara potrebbe cambiare idea. Trovando, magari, il surrogato del Di Francesco di un tempo.