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‘Manuale del Calcio’ Luca Di Bartolomei: “Ago lo aveva pensato per i ragazzi. Io oggi lo farei leggere ai genitori”

Venerdì  pomeriggio presso l’Associazione Culturale “Quore Matto” di Ostia, si è tenuta la presentazione del  libro “Manuale del Calcio” scritto dall’indimenticato capitano della Roma Agostino Di Bartolomei

Redazione

Venerdì  pomeriggio presso l’Associazione Culturale “Quore Matto” di Ostia, si è tenuta la presentazione del  libro “Manuale del Calcio” scritto dall’indimenticato capitano della Roma Agostino Di Bartolomei e pubblicato da suo figlio Luca, il quale ha gentilmente rilasciato un’intervista al sito Postpartita.it che riportiamo di seguito.

Il libro è stato scritto da suo padre oltre 20 anni fa, di cosa parla, a chi si rivolge e come pensi possa essere ancora oggi attuale?

Il libro è una raccolta di testi scritti da Ago (così Luca Di Bartolomei chiama il padre quando racconta le sue gesta) durante la sua carriera da professionista. Lo abbiamo ritrovato casualmente all’interno di uno scatolone nella cantina di casa nostra e quando lo abbiamo sfogliato siamo rimasti stupefatti. Sapevamo che aveva scritto molte cose, ma in pratica il libro era già pronto per andare in stampa. Delle 285 pagine ne ho modificato solamente la parte del regolamento per allinearlo alle modifiche che ha subito nel corso degli anni e la posizione del suo Decalogo che  Ago aveva inserito nell’ultima parte del testo e che io invece ho voluto mettere nelle prime pagine in modo che abbia ancora più risalto. Credo che mio padre con questo libro volesse parlare ai ragazzi dei settori giovanili, ai calciatori non ancora professionisti che speravano un giorno di diventare campioni. Nel calcio degli anni ’60-’70, infatti, ancora si poteva diventare grandi calciatori a piccoli passi, magari partendo dagli oratori o dai campi di provincia. Oggi a 12 anni ma anche prima, chi ha grandi qualità tecniche viene opzionato dai top club ed inserito in strutture dove prevalgono le logiche della competizione sfrenata e del successo. Può essere un bene per lo spettacolo finale, visto che in questa maniera si selezionano i migliori, ma è un male per il calcio in generale perché per ogni bambino che diventa campione ce ne sono diecimila che pagheranno pegno. Ago voleva far capire proprio questo: non tutti possono diventare campioni, ma tutti possono diventare uomini. Il messaggio ancora oggi attualizzabile è che lo sport è una palestra della vita. Io però dico di più. Questo testo, pensato per i ragazzi, andrebbe fatto leggere non solo a loro ma soprattutto ai genitori che spesso indirizzano le scelte dei propri figli in maniera errata. Il mio impegno è non solo diffondere il messaggio di mio padre, ma anche quello di aiutare chi è in difficoltà. Proprio per questo, parte dei proventi di questo  libro saranno devoluti alla Onlus Calcio Sociale che su Roma diffonde lo sport uguale per tutti, coinvolgendo ragazzi diversamente abili e ragazzi con problematiche sociali.

Il testo è un manifesto al calcio pulito e alla moralità, ma già quando suo padre giocava il calcio si macchiava di alcuni scandali. Come si inseriva in questo contesto una figura come quella di Agostino Di Bartolomei?

Nel calcio e nello sport in generale, gli scandali ci sono sempre stati. Purtroppo sono un male che ciclicamente si è ripetuto. L’inno al calcio vero di Ago è valido solamente se ci sono dei testimonial in grado di decantarlo con i fatti e non con le parole, proprio come faceva lui. In questi giorni hanno tenuto banco delle sterili polemiche su chi fosse più morale dell’altro. Queste cose mi danno abbastanza fastidio, la moralità non va predicata, la moralità va praticata. Un esempio vale più di mille parole. Posso accettare il fatto che non ci siano più bandiere e che i calciatori cedano alle logiche del professionismo, ma non posso accettare che poi non si comportino come tali, con atteggiamenti  contrari all’etica dello sport.

Le piacerebbe che il suo libro fosse regalato nelle Scuole Calcio da parte della Federazione o dei Club?

Certamente. Mi piacerebbe che qualcuno avesse questa sensibilità. Sarebbe un gesto bellissimo, tra l’altro le Federazioni ricevono anche dei contributi statali che potrebbero essere investiti per questi scopi. In passato sono state realizzate campagne contro il fumo e contro l’obesità. Io auspico che un giorno possano essere messi in atto altrettanti sforzi per la promozione dell’etica sportiva. Bisogna far conoscere la storia dello sport, grazie a questi esempi positivi. Anche io sono a completa disposizione per fare la mia parte

Quale calciatore le ha ricordato suo padre?

A livello tattico nessuno anche perché il calcio è profondamente cambiato. A livello umano, Guardiola. Per la sua semplicità e tranquillità nel vivere le partite

Pochi giorni fa si è disputato il Derby, come viveva suo padre, romano e romanista, questo appuntamento?

Sinceramente lui ha sempre tenuto al di fuori di casa, ciò che riguardava il suo lavoro. Comunque anche in occasione di appuntamenti importanti era sempre calmo e serafico e questa era la sua forza che gli riconoscevano anche i compagni. Nei 90 minuti dava tutto, ma prima e dopo le gare tornava ad essere sé stesso, senza mai fare colpi di testa o cedere a reazioni nervose. Oggi tutto è dominato dallo stress e dalla pressione. A tal proposito voglio impegnarmi per rendere una consuetudine ogni volta che la Roma gioca all’Olimpico l’atto di andare sotto la curva. Ritengo sia un modo per responsabilizzare sia i giocatori che i tifosi a vivere la partita nei 90 minuti e poi a lasciarsi tutto alle spalle, proprio come faceva Ago

Qual era il rapporto tra suo padre e la tifoseria?

Era un rapporto viscerale e quotidiano. Nella sua agenda aveva tre foto: Padre Pio, la nostra famiglia e lo striscione del Commando il giorno del suo addio alla Roma. I tifosi avevano il suo numero di telefono ed erano in costante contatto. Oggi non sarebbe più possibile, tra le tifoserie si sono infiltrati troppi personaggi che poco hanno a che vedere con lo sport. Se non fosse stato calciatore, sarebbe andato ogni Domenica in Curva a tifare Roma, ma come si tifava all’epoca, cioè da innamorati della propria squadra di calcio.

Zeman potrebbe incarnare lo spirito di questo libro?

Credo di sì. Lui è molto intelligente e sa lavorare con i giovani per cui non avrebbe problemi

Dal suo ritiro dal calcio a quel triste 30 Maggio suo padre ha mai ricevuto offerte da qualche società di Serie A? Pensi che la Roma ne abbia sempre degnamente  onorato il ricordo?

Lui aveva contattato sia Sensi che Berlusconi (a cui rifiutò la proposta di candidatura per Forza Italia), ma essendo molto piccolo non so molto di più. Da quel 30 Maggio il ricordo di Ago è stato portato avanti dalla famiglia e dai tifosi. I tifosi della Roma, ma anche da tutti gli appassionati di calcio. Questo libro è anche dedicato a loro, è un modo per sdebitarci di tutto l’affetto che ci hanno dimostrato, restituendo loro la figura di Di Bartolomei. Da Roma non è mai stato abbandonato e sono orgoglioso che ora Totti ne sia un suo degno erede, anche perché non ancora ventenne vinse proprio la Prima Edizione del Premio Agostino Di Bartolomei.

Suo padre è anche nella Hall of Fame. Che ne pensa di questa iniziativa?

La trovo fantastica, mi piace l’idea di istituzionalizzare la storia della Roma. Con i vari campioni di ogni epoca ognuno può tornare bambino e rievocare la memoria dei propri idoli. In questo senso, la società si è mossa davvero bene e lo farà ancor di più dal prossimo anno quando partiranno delle campagne benefiche di impatto sociale.

di Marco Morgante