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Mantovani (ex pres. Sampdoria): “Siamo quasi riusciti a prendere Totti, un sogno”

"Provammo a prenderlo a titolo definitivo. Io avrei fatto qualsiasi sforzo, e anche di più, per portarlo a Genova, ma alla fine non se ne fece nulla. A dire il vero, non ci ho mai creduto fino in fondo”

Redazione

Enrico Mantovani, ex Presidente della Sampdoria, rilascia un'intervista all'As Roma Match Program, approfondendo la trattativa risalente nel gennaio '97 per portare in blucerchiato Francesco Totti:

È da un po’ di tempo lontano dai radar della Serie A e del pallone in generale. Nostalgia? “Diciamo che non sono fuori del tutto: ho investito su un paio di aziende finanziarie vicine al mondo dello sport, in particolare vicine al calcio. Non escludo un domani di tornarci, ma dovrà essere un progetto serio altrimenti non avrebbe senso”.

Lunedì è in programma Roma-Sampdoria. Impossibile non spendere due parole per l’attuale numero uno della Sampdoria, Ferrero. “Che dire… È il presidente della mia squadra del cuore e va fatto lavorare. Finora sta facendo bene, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. È un personaggio particolare, caratterialmente è diverso dalla mia famiglia o dai Garrone da cui ha ereditato il club”.

Tornando qualche anno indietro, a quando la sua famiglia gestiva la Samp, resta il ricordo dell’ottimo rapporto tra suo padre, Paolo Mantovani, e Dino Viola. “Vero, erano molto amici, entrambi hanno dato tanto al calcio cercando di cambiarlo. Colgo l’occasione per ringraziare i tifosi della Roma, quando omaggiarono la morte di papà con due striscioni a Marassi belli e toccanti. Lui era un uomo d’onore, quando dava la sua parola doveva essere rispettata. Le posso raccontare cosa accadde con Franco Sensi una volta…”.

Cosa accadde? “Prima della morte di papà, Sensi si fece avanti per prendere Pagliuca. Mio padre rifiutò la proposta, ma promise al presidente che se avesse deciso di cederlo, lo avrebbe fatto sapere subito alla Roma. Nel ’94, un anno dopo la scomparsa di Paolo Mantovani, decidemmo di dare via Pagliuca. E io interpellai immediatamente il club romanista, come era stato stabilito in precedenza. A quel punto Sensi decise di rinunciare all’acquisto perché preferì tenere Cervone. E Pagliuca passò all’Inter”.

Nel gennaio ’97, periodo della sua presidenza, Totti fu davvero così vicino ai blucerchiati? “Ci provammo. Francesco non aveva un buon rapporto con Carlos Bianchi, così contattai Sensi per sondare una disponibilità a cederlo. Disponibilità che in un primo momento ci fu. Per noi sarebbe stato un sogno averlo in rosa, sarebbe diventato un simbolo come Mancini”.

Su quali basi trattaste l’acquisto? Prestito come si disse all’epoca? “No, provammo a prenderlo a titolo definitivo. Io avrei fatto qualsiasi sforzo, e anche di più, per portarlo a Genova, ma alla fine non se ne fece nulla. A dire il vero, non ci ho mai creduto fino in fondo. E fatemi dire una cosa…”.

Prego. “Ho ancora una visione romantica del calcio e vedere un calciatore di quel livello – uno dei più forti di sempre – indossare una sola maglia in carriera è una storia bellissima. Meglio che sia rimasto a vita alla Roma”.