C’è chi cade e chi trova la forza di rialzarsi più forte di prima. Gianluca Mancini appartiene a questa seconda categoria. Il 29 giugno 2024 resta una data dolorosa: la sconfitta per 2-0 contro la Svizzera agli Europei, l’eliminazione precoce e l’ombra lunga di Spalletti che lo lasciò ai margini della Nazionale. Ma il tempo ha restituito ciò che Mancini aveva meritato: costanza, impegno e talento. Con Ranieri alla Roma, ha ritrovato fiducia e continuità, trasformandosi in un pilastro difensivo, prima di raggiungere l’apice con Gasperini, che lo ha riportato a una forma fisica e mentale invidiabile. La chiamata di Gattuso in Nazionale ha segnato il coronamento di una rinascita: titolare nelle ultime partite, autore di gol decisivi e leader in campo, Mancini ha dimostrato che la meritocrazia paga, che la resilienza ripaga e che chi sa attendere può tornare più forte, diventando un punto di riferimento per club e Italia.

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Mancini si prende la rivincita: snobbato da Spalletti, ora brilla con Gattuso
Ombre e critiche: il rapporto complicato con Spalletti
—Il periodo di Mancini sotto la guida di Spalletti in Nazionale è stato un viaggio tra ombre e silenzi. Nonostante le prestazioni brillanti con la Roma, il difensore giallorosso è stato spesso ignorato, messo ai margini di una squadra che sembrava non vedere il suo valore. Dopo la sconfitta per 2-0 contro la Svizzera agli Europei 2024, l'attuale tecnico bianconero rivoluzionò la difesa arrivando a convocare Rugani e persino Luca Ranieri della Fiorentina, mentre Mancini rimase fuori. Anche il rifiuto di Acerbi di rispondere alla chiamata azzurra non cambiò il destino del difensore, lasciandolo sospeso tra frustrazione e attesa. Ma Mancini non si è fermato: con pazienza e determinazione, ha continuato a lavorare, a crescere, convinto che il tempo avrebbe restituito giustizia al suo talento. Quelle difficoltà sono state il terreno su cui ha basato la sua rinascita, che lo ha preparato a brillare con la Roma e a riconquistare la Nazionale sotto Gattuso.
Gol, solidità e leadership: il Mancini di oggi
—Il Mancini di oggi è l’emblema di resilienza e maturità. Ogni intervento in difesa testimonia la sua solidità, ogni spunto offensivo e gol decisivo racconta quanto sia diventato determinante anche nelle fasi più critiche delle partite. Non è più solo un difensore: è un punto di riferimento per i compagni, un leader che guida la Roma e la Nazionale con autorità e esempio, capace di unire talento e carattere. La sua rinascita non è solo fisica, ma anche mentale: Mancini sa come gestire pressione e responsabilità, trasformando sfide e difficoltà in motivazione pura. Tra gol, solidità e leadership, il difensore giallorosso non è solo tornato ai livelli migliori: è diventato un modello di forza e costanza, la prova vivente che il duro lavoro ripaga sempre.
Federico Grimaldi
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