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Mancini: “Ranieri da avversario mi odiava. Non ho preferenze per il nuovo allenatore”

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Le parole del centrale giallorosso: "Per me l’allenatore è importante. Il calcio è cambiato. Con De Rossi facevamo 40 minuti di uscite dal basso in rifinitura. Con Mourinho la fase difensiva era maniacale prima della partita”
Redazione

Gianluca Mancini ha rilasciato un'intervista ai microfoni di TV Play nel quale ha parlato di diversi argomenti legati al mondo giallorosso. Il centrale ha svariato dai rapporti personali all'interno di Trigoria fino alle differenze tra gli allenatori nella Capitale. Queste le sue parole:

Sul rapporto con un collaboratore di De Rossi. “Appena arrivato De Rossi alla Roma, un suo collaboratore mi salutò in modo strano, dopo un paio di giorni mi disse che non mi sopportava. Addirittura disse che mi avrebbe messo sotto la macchina, ma dopo una settimana si scusò e disse che aveva sbagliato tutto su di me. Ero un ragazzo eccezionale. Io in campo mi trasformo, sto cercando di migliorare”.

Sulla sua maturazione in campo. “Ranieri appena mi ha visto ha detto che quando mi vedeva contro mi odiava. La mia è stata un’evoluzione, prendevo tanti cartellini e facevo proteste senza senso. Mi condizionava tanto. Era deleteria a me stesso. L’evoluzione del mio comportamento è cominciata con De Rossi. Anche con gli arbitri il mio atteggiamento è cambiato, prima davo fastidio. Ora è differente. Non prendo troppe espulsioni, perché di entrate brutte non ne faccio. In Coppa Italia, con Orsato, sbagliai tanto e presi tre giornate di squalifica. Chiesi scusa in quell’occasione”.

Sulla sua duttilità. “Mister Fonseca mi mise centrocampista, ma era un’emergenza. Un ruolo che ho ricoperto da ragazzino, ma ad oggi non sarei capace. Ho fatto tante volte il braccetto e agli occhi della gente e agli addetti ai lavori ti vai a collocare in quella posizione. Mi trovo bene. Con la difesa a 4 ho giocato con Mourinho e De Rossi. Avendo giocato in più ruoli, dal centrocampista al centrale di difesa, a volte addirittura terzino destro, non è un problema. Con la difesa a tre mi trovo a mio agio”.

Su Hummels. “Mi sta aiutando. Avere campioni come lui è qualcosa che aiuta sia a livello di campo, ma osservi anche nel quotidiano. A 36 anni gioca ancora a questi livelli, quindi è un superprofessionista. Vorrei che anche io a 36 anni possa giocare ai suoi livelli. Su Kulusevski ha fatto un intervento bellissimo in scivolata e si rialzò come niente fosse. Io gli dissi che era pazzo, perché a me avrebbero dato 7 rossi (ride ndr). Espulsione a Bilbao? Per me non era da espulsione. Era giallo. Quando l’attaccante sbaglia un gol, ha l’opportunità di farne un altro. Mentre il difensore se commette un errore deve sperare che non succeda nulla di grave”.

Su Spalletti e la Nazionale. “Mister Spalletti mi ha portato all’Europeo, mi ha convocato spesso l’anno scorso. Sono grato al ct. Purtroppo l’Europeo non è andato bene, ce lo porteremo avanti. Mi ha fatto giocare contro la Svizzera, sono grato a lui. Cerco di giocare bene per essere nuovamente convocato, ma il ct prende le sue decisioni. La Nazionale è il sogno di ogni bambino. E se non arriva la convocazione, io farò il tifo come sempre”

Sul gruppo. “Se accetto di andare in panchina? Penso che c’è un allenatore che decide, c’è la settimana, ci sono gli allenamenti e se un allenatore decide di non farti giocare dopo una, due o tre volte mi faccio delle domande. Se mi sto allenando bene, parlo con l’allenatore. Non esiste che giochi e basta, ci sono mille cose in una partita. Si fa parte di una rosa di 25 giocatori, non esiste l’io. Esiste il noi. Giusto arrabbiarsi, ma deve essere un modo per dare di più in quei 10-15 minuti quando entri in campo”.

Su Rui Patricio e Svilar. “Rui Patricio era un portiere forte. E quando avevamo in allenamento da una parte Rui e dall’altra Svilar…Sono due portieri forti. Mile è molto forte, trasmette sicurezza, parla. Il ruolo del portiere è cambiato”.

Sul futuro allenatore. “Allenatore giochista o gestore? Per me l’allenatore è importante. Il calcio è cambiato. Un tempo una squadra più piccola veniva a Roma a giocare in modo differente. Io cerco di fare il massimo e seguo le indicazioni del mister. Se un allenatore mi dice di dare una testata al muro, io lo faccio. Non ho preferenze sull’allenatore, ogni mister ha la sua idea. Magari tra 10-15 anni saprò dare una risposta. Sono stato fortunato nella mia carriera. Ad esempio, con De Rossi facevamo 40 minuti di uscite dal basso in rifinitura. Con Mourinho la fase difensiva era maniacale prima della partita”.

Sulla piazza di Roma. “Roma è una piazza calorosa, passionale e vive di questo club tutti i giorni. La gente ti carica. A Bergamo non sono così calorosi. Questo ti dà delle aspettative maggiori, scendi in campo anche per loro. A Villa Stuart, quando sono arrivato, non c’era nessuno. Ma vedere le scene dei compagni quando arrivano a Fiumicino, con tutta quella gente, è bellissimo”.

Su un'eventuale esperienza all'estero. "Se dovessi scegliere un Paese dove giocare all’estero direi l’Inghilterra. Giocare in Italia è bellissimo per gli stadi, ci sono molti stadi passionali. Sono abituato all’Olimpico e ogni domenica sembra giocare una finale”.

Sui suoi giocatori preferiti. “La mia top 11 al Mondo, senza giocatori della Roma. Innanzitutto, scelgo il 4-3-3. Donnarumma a porta; Arnold terzino destro; Rudiger e Van Dijk i centrali; a sinistra Bruno Mendes del PSG; a centrocampo il play è Modric, Tonali e Musiala mezzali. Davanti scelgo: Rodrygo, Mbappé e al centro Haaland”.