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Mancini e quelle forche del moralismo a corrente alternata

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Ambrosini, per molto peggio, pagò una multa. Se si andrà oltre questo provvedimento saremo - come dice Anthony Hopkins - di nuovo in un'aula di tribunale dove vince solo chi racconta la storia migliore
Francesco Balzani
Francesco Balzani Collaboratore 

Spontaneità, altrimenti detta sincerità di espressione. Una volta era riconosciuta come una dote, purché nei limiti. Oggi è sempre, costantemente sotto la lente del moralismo dominante. Che dimentica di andare a fondo quando è chiaro il sotterfugio ma è sempre attento a demonizzare l’istinto. Ok, ma tutto questo sermone per cosa? Perché il biasimo generale sollevato per un giocatore che sventola una bandiera diventa arma da social per chi vuole apparire più razionale, più civile. Non è così. Gianluca Mancini si è lasciato andare, dopo due anni di derby in cui veniva giustamente sbeffeggiato dai colleghi laziali, dopo un gol decisivo. Chi conosce la stracittadina sa che è giusto così. E infatti non è tanto il risentimento dei biancocelesti a scuoterci, ma l’indignazione nazionale. Quella che ha preso bene alla larga la questione Acerbi, dove non c’è esultanza spontanea e magari smodata. Ma un fondo di razzismo. Quella che si è rallegrata quando Gravina ha parlato di Juve come società modello nel bel mezzo dello scandalo plusvalenze. Quella che coccola la ludopatia di Tonali o Fagioli, quella che ignora gli ululati sentiti anche oggi verso Abraham e Lukaku o la bottiglia di vetro lanciata in testa a Bove. Meglio prendersela con il gesto più sincero anche se magari sbagliato (sono arrivate anche le scuse), perché sui social è in trend. E perché ora deve essere punito. Ambrosini, per molto peggio, pagò una multa. Se si andrà oltre questo provvedimento saremo - come dice Anthony Hopkins in Amistad - di nuovo in un'aula di tribunale dove vince solo chi racconta la storia migliore. Noi intanto ci godiamo questo ragazzo che non è nato a Roma, ma incarna l’amore per questa maglia in un modo che raramente abbiamo visto. Oggi è il derby di Mancini, che si inchina alla Curva. Che prova a farla esultare ancora di più. Con spontaneità, e senza vergogna.

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