La panchina del Barcellona? No, grazie. Almeno fino al 2013. Per Luis Enrique la parola data ha ancora un valore.
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Luis Enrique pensa solo alla Roma, “qui fino al 2013”
La panchina del Barcellona? No, grazie. Almeno fino al 2013. Per Luis Enrique la parola data ha ancora un valore.
E la firma messa la scorsa estate sul contratto siglato con la Roma non sarà cancellata neanche se dovessero bussare alla sua porta i dirigenti blaugrana con in mano l'offerta di diventare il successore di Guardiola. «Il mio futuro? Parlare di futuro nel calcio è un'utopia - ha dichiarato l'asturiano alla vigilia della trasferta di Bergamo con l'Atalanta -. L'unica cosa sicura è che, se la società vuole, resterò qui fino alla fine del contratto, e sarò contentissimo di farlo». Insomma, la Catalogna può aspettare. Anche perchè, la fiducia che la dirigenza giallorossa ha sempre mostrato nei confronti di Luis Enrique e del suo modo di lavorare merita di non essere tradita. «Questa società ha dimostrato di avere grande fiducia in me quando le cose all'inizio non andavano come si pensava - ha spiegato l'allenatore -. Parlare poi della Roma come punto di arrivo o di partenza per la mia carriera non mi interessa. Io vivo il presente e lavoro ogni giorno per migliorare la mia squadra, questo è quello che mi compete e dopo non so che cosa succederà. Non so se dopo la Roma lascerò il calcio o andrò ad allenare altrove, non m'interessa». Per questo, invece di perdere lucidità magari focalizzando lo sguardo troppo oltre l'orizzonte, Luis Enrique è concentrato solo sulla delicata sfida all'Atalanta, avversario che «senza penalizzazione avrebbe solo 4 punti in meno della Roma e lotterebbe per obiettivi più importanti». «Sappiamo che affronteremo una squadra pericolosa - ha quindi aggiunto -, che ha fatto una partenza spettacolare e merita il posto che occupa in classifica. Credo che avremo il controllo del pallone, mentre loro si chiuderanno per poi ripartire in contropiede. Se non giocheremo al massimo della concentrazione sarà molto difficile vincere». E non centrare il successo allo stadio Atleti Azzurri d'Italia equivarrebbe a un passo falso decisivo nella corsa alla zona Champions League, ambita anche dai cugini della Lazio. «Ma non ci sono solo due squadre che possono arrivare al terzo posto, ma 5 o 6. I problemi della Lazio? A me interessa la Roma, non parlo degli altri. Noi fino alla 38/a giornata non sapremo cosa abbiamo fatto. Mancano 14 partite, e alla fine vedremo se abbiamo fatto una stagione buona o cattiva». Di certo, capitan De Rossi (con la fascia al braccio per la squalifica di Totti) e compagni affronteranno l'Atalanta senza pensare al successivo impegno nel derby. «Non c'è questo rischio - ha assicurato Luis Enrique -. La partita più importante per noi è quella di Bergamo, sono 3 punti chiave». Per conquistarli, però, servirà non sbagliare le scelte di formazione. Il tecnico spagnolo ha confessato che non terrà conto delle diffide pendenti su Gago e Juan, ma quest'ultimo potrebbe comunque lasciare spazio a Kajer, riempito di compimenti da Luis Enrique: «Simon è un calciatore di livello altissimo: ha 22 anni, ha fatto un mondiale, due stagioni a Palermo, una in Germania. È un calciatore incredibile: ha un fisico e una mentalità ottime per il calcio. Ha un presente e un grande futuro. Ho tantissima fiducia in lui». Al difensore danese il compito di non tradirla sul campo. (ANSA).
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