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Luis Enrique non molla: “Colpa mia, ma vado avanti”

(Ansa) – ‘‘Non mi dimetto, non mi dimetto. Io vado a lavorare, la-vo-ra-re, ed e’ quello che faro’ fino alla fine del campionato”. Scetticismo dell’ambiente e sconfitte sul campo non sembrano aver minato...

Redazione

(Ansa) - ''Non mi dimetto, non mi dimetto. Io vado a lavorare, la-vo-ra-re, ed e' quello che faro' fino alla fine del campionato''. Scetticismo dell'ambiente e sconfitte sul campo non sembrano aver minato le certezze di Luis Enrique.

Il tecnico della Roma, nonostante una stagione dal rendimento tutt'altro che positivo, non lascia ma raddoppia, imitando in sostanza quei concorrenti dei programmi a quiz che andavano a caccia di risposte giuste per portare a casa i premi in palio.

Alla Roma, reduce dalla bambola di Lecce, non e' pero' rimasto altro che continuare a sperare nel terzo posto, traguardo ambito anche dall'Udinese di Guidolin che arrivera' all'Olimpico per estromettere definitivamente una rivale diretta alla Champions. ''Io ho ancora l'illusione di arrivare terzo - ha confessato l'asturiano alla vigilia della gara coi friulani -. Al momento la classifica dice che siamo sesti, ma se riusciamo a fare le ultime sette partite a un livello superiore, possiamo farcela''. Il problema per Luis Enrique, pero', riguarda proprio la fragilita' di un gruppo che durante il campionato non e' mai risuscito ad esprimere con continuita' tutto il proprio potenziale. ''E' vero, ogni volta che ci siamo avvicinati realmente alla lotta per il terzo posto abbiamo fatto una figuraccia - ha confermato lo spagnolo -, ogni volta che abbiamo avuto l'opportunita' di arrivare vicino alle grandi non siamo stati all'altezza. Ma questo non vuol dire che questi ragazzi sono cattivi, o che non sono uomini. Semplicemente non siamo ancora pronti''.

Il 'ritardo formativo' del progetto giallorosso, caratterizzato da numerose debacle, non e' pero' per Luis Enrique un motivo sufficiente per attaccare la squadra: ''Se mi sto vergognando della Roma?Assolutamente no, mai. Anzi al contrario, sono orgoglioso dei miei calciatori, di come si comportano e di come si allenano ogni giorno. Non sono colpevoli di niente. Ma questo non significa che io non sia delusissimo quando facciamo brutte figure''.

Deluso si', ma non rassegnato: ''Dimissioni? Quando vedro' che la squadra non mi segue o quando la societa' mi dira' che non sono la persona giusta andro' via, altrimenti vedremo cosa succede. Nessuno puo' dire che questa e' una squadra che non ha futuro. Sapete quanti anni sono serviti per vincere a Cruijff nel Barcellona e a Ferguson nel Manchester United?''. Paragoni impegnativi quelli scelti da Luis Enrique, che pero' ancora non ha trovato il bandolo della matassa giallorossa. ''Si vedono sempre gli stessi errori, manca qualcosa sulla tattica, e a livello di motivazione - ha ammesso -, ma la responsabilita' di tutto e' mia. Qui il colpevole di tutto sono io che sono l'allenatore. E non massacrate i ragazzi, lasciateli lavorare in pace. Non si deve distruggere niente, ma migliorare le nostre prestazioni''.

Un messaggio d'aiuto rivolto soprattutto alla tifoseria, il cui credito sembra ormai agli sgoccioli. ''Si avvicinano sette partite importantissime per noi - ha concluso Luis Enrique - e per questo mi aspetto e voglio un altro clima, anche se forse non lo meritiamo. Ma vi assicuro che per vedere una Roma migliore abbiamo bisogno della tranquillita' e della fiducia dell'ambiente''.