(di Daniele Scasseddu) - Sarà anche un 'ironman', ma dopo la prima uscita ufficiale della Roma, Luis Enrique rischia di passare più per kamikaze. Le scelte del tecnico spagnolo nell'andata del preliminare di Europa League in casa dello Slovan Bratislava hanno spiazzato tutti.
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Luis Enrique ko, DiBenedetto chiede pazienza
(di Daniele Scasseddu) – Sarà anche un ‘ironman’, ma dopo la prima uscita ufficiale della Roma, Luis Enrique rischia di passare più per kamikaze. Le scelte del tecnico spagnolo nell’andata del preliminare di Europa League...
Soprattutto hanno spiazzato Totti, finito in panchina al fianco di Borriello per lasciare spazio al giovane Caprari e al 'reintegratò Okaka. Il capitano giallorosso, inserito solo nel finale di una gara poi persa per 1-0, non ha infatti gradito la mossa di 'Luchò, ma, nonostante delusione e nervosismo, ha scelto ancora una volta di giocare la carta del silenzio.
Come già capitato nella querelle col futuro dg Baldini (che lo aveva definito «pigro»), Totti si è cucito la bocca, ha allargato le braccia in risposta alle domande sulla sua inattesa esclusione, ha tirato dritto. D'altronde, la linea del numero 10 dal ritiro in poi è stata coerente: nessun commento, nemmeno una parola, nè sul nuovo corso a stelle e strisce della cordata di Thomas DiBenedetto, nè sul rivoluzionario progetto di gioco che ha intenzione di attuare Luis Enrique.
Progetto che potrebbe anche non vederlo più protagonista, visto che l'allenatore, nonostante il ko in terra slovacca, ha rivendicato in toto le valutazioni fatte prima del match. «Ho scelto l'undici migliore, quello che ritenevo più adatto alla partita. E non sono pentito», le parole di Luis Enrique, che hanno destato più di qualche perplessità nell'ambiente romanista.
Possibile che Okaka, nemmeno convocato per il ritiro (assieme a Simplicio, altro titolare contro lo Slovan), sia diventato più utile e funzionale di Borriello? E che dire del salto triplo del giovane Caprari, che dalla Primavera è riuscito addirittura a sfilare una maglia da titolare a Totti? Insomma, dopo i pesanti rovesci in amichevole con Paris Saint Germain e Valencia, e la sconfitta di misura di Bratislava, sono più i dubbi che le certezze ad accompagnare il cammino «largo e tortuoso» della nuova Roma americana. «Ma i tifosi devono avere pazienza, perchè la squadra si sta creando ora e non è facile imparare a giocare insieme con nuovi compagni. Devono avere pazienza - ha sottolineato DiBenedetto prima di assistere al ko della 'suà Roma -. Vogliamo creare una squadra vincente, perchè con un gruppo di lavoro come quello che abbiamo scelto siamo sicuri che i ragazzi giocheranno, si impegneranno molto e alla fine vinceranno».
Per riuscirci serviranno però innesti di livello. Come Erik Lamela, che ha già iniziato a Trigoria la terapia riabilitativa per smaltire in fretta l'infiammazione alla caviglia sinistra, conseguenza del trauma subito in occasione del Mondiale Under 20 disputato con la selezione argentina. E se dovesse recuperare in tempo, essendo stato inserito in extremis nella lista Uefa, potrebbe anche debuttare all'Olimpico con la maglia giallorossa in occasione del ritorno di Europa League, giovedì prossimo. Dopo Lamela, dovrebbero arrivare anche Kjaer (centrale difensivo praticamente preso dal Wolfsburg) e uno tra Nilmar (Villarreal) e Osvaldo, che Sabatini vorrebbe portare a Roma per il dopo- Vucinic. «Osvaldo ha mostrato interesse a venire da noi - ha ammesso l'ad Fenucci - ma l'accordo con l'Espanyol ancora non c'è». Per questo non è escluso nelle prossime ore un blitz di Sabatini in Spagna per trovarlo e chiudere la trattativa.
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