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Luis Enrique, da Guardiola a Carlos Bianchi. Totti la differenza

(di Giovanni Gallo) – Luis Enrique continua a dividere i tifosi, c’è chi non vorrebbe più vederlo a Roma e chi continua ad avere fiducia in lui, prima come uomo e poi come allenatore. L’unica cosa certa è che nel suo primo anno a Roma non...

Redazione

(di Giovanni Gallo) – Luis Enrique continua a dividere i tifosi, c’è chi non vorrebbe più vederlo a Roma e chi continua ad avere fiducia in lui, prima come uomo e poi come allenatore. L’unica cosa certa è che nel suo primo anno a Roma non è passato inosservato.

Inizio di un progetto

07 giugno 2011: Enrique è il nuovo allenatore della Roma, successivamente verrà messo nero su bianco, con al seguito il suo team spagnolo composto da: Iván de la Peña come assistente (che lascerà l'incarico il 12 agosto 2011), Robert Moreno come allenatore in seconda, Antonio Llorente come mental coach e Rafael Cabanellas come preparatore atletico. Il tecnico asturiano arriva alla Roma dopo la sua terza stagione sulla panchina del Barcellona B avendo ottenuto uno storico terzo posto (miglior piazzamento di sempre per il club) valido per la partecipazione ai play-off.

Da tutti è dato come l’erede naturale di Guardiola alla guida del Barcellona (questa volta prima squadra) ma la sua voglia di emergere velocemente e un progetto nuovo ed ambizioso, da parte della Roma,  lo convincono a partire e a preferire i giallorossi a l’Atletico Madrid, altra pretendente.

"Non lo so ancora...E' un motivo anche simbolico, noi non vogliamo fare un calcio diverso, più ricco, lo abbiamo scelto perchè rappresenta la discontinuità, rappresenta un'idea di calcio che vuole stupire, uno che sfida se stesso facendo molte attività compensando la mia totale immobilità fisica. Lui si sfida sempre e sfiderà anche questa avventura portando la sua cultura e le sue idee che sono quelle di un intero movimento calcistico. Non siamo in cerca di mutuare, il calcio vive di movimenti, oggi si impone attraverso la Spagna e il Barca un calcio barocco e efficace e noi lo abbiamo scelto perchè saprà fare una sintesi tra il calcio e la cultura del gioco, del modo di gestire la palla e il nostro modo di fare calcio. E' una scelta coraggiosa ma che rifarei sempre, siamo contenti di averlo preso". Queste le parole di Sabatini, riguardanti il perché della scelta ricaduta su Luis Enrique per allenare i giallorossi, durante la sua prima conferenza stampa del 10 giugno.

Fine di un progetto?

05 maggio 2012: No, non lo so ancora, non è una decisione facile, voglio essere giusto con me stesso, con la squadra con i tifosi, devo parlare tranquillamente, riflettere, essere sincero e lo farò, al momento giusto, manca una partita”. E’ il “non lo so ancora” che passa, dopo un anno circa, dalle parole di Sabatini, sul perché aver scelto Enrique, a quelle dello stesso mister, indeciso se rimanere o meno nella capitale.

Roma fuori dall’obiettivo qualificazioneEuropa con un turno di anticipo (Stefano Palazzi permettendo), non capitava da 15 anni, stagione 1996-97, e il rappresentante di quella disfatta era Carlos Bianchi (la stagione si concluse con la coppia Liedholm-Sella).

Entrambe stagioni pessime che, tra le righe, sottolineano un particolare; un particolare di nome Francesco Totti: Voglio ribadire la mia stima nei confronti di Luis Enrique e spero che rimanga sulla nostra panchina anche per la prossima stagione. Secondo me il nostro allenatore ha grandi potenzialità, è un uomo vero, ha una forte volontà e ci mette sempre la faccia: va sicuramente aspettato.” Parole di un capitano che 15 anni fa, nella stagione di Bianchi senza qualificazione europea, c’era e non avrebbe detto le stesse parole su quell’allenatore. Allenatore che l’avrebbe visto giocare lontano da Roma e dalla leggenda ma questa è un'altra storia.