(corriere.it – L. Valdiserri) Un conto è leggerlo sui giornali. Un altro è sentirselo dire. Certo, l’addio di Luis Enrique alla Roma, dopo un solo anno, era il segreto di Pulcinella. Losapevano tutti che sarebbe andato via.
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Lucho, addio con il rito asturiano
(corriere.it – L. Valdiserri) Un conto è leggerlo sui giornali. Un altro è sentirselo dire. Certo, l’addio di Luis Enrique alla Roma, dopo un solo anno, era il segreto di Pulcinella. Lo sapevano tutti che sarebbe andato via.
Però non è importante solo quello che si dice, ma anche come lo si dice. E Luis Enrique ha scelto il campo, dopo l’allenamento, e ha scelto l’uditorio con cui si è sempre confrontato, cioè la squadra.
RITO ASTURIANO - Si è seduto sul pallone e intorno a lui si è formato, spontaneamente, un cerchio. Un po’ come aveva insegnato alla squadra a fare prima di ogni partita: un rito asturiano, con il capitano al centro. Molti si sono seduti, altri sono rimasti in piedi. Prima i calciatori, poi lo staff. E poi i medici. Un ringraziamento per tutti, soprattutto per quelli che ha fatto giocare meno e lo hanno sopportato. La raccomandazione di continuare, anche senza di lui, il lavoro che la Roma ha impostato quest’anno, perché la società è ambiziosa e ha grandi idee per il futuro.
IL PROGETTO - Una di queste idee, l’idea su cui si doveva costruire il progetto, era proprio lui, Luis Enrique Martinez Garcia, ma quando l’allenatore ha capito che la sua presenza poteva diventare di peso per dirigenti e giocatori ha deciso di lasciare. Nel prossimo campionato, dalla parte più rumorosa della tifoseria, non gli sarebbe stato perdonato nemmeno un pareggio. «E squadra e tifosi devono andare nella stessa direzione, altrimenti non si va avanti».
L'ULTIMA A CESENA - La sua avventura si chiuderà ufficialmente a Cesena, domenica pomeriggio. In realtà era finita dopo Roma-Fiorentina, quando era pronto a dare l’addio in diretta. Lo fermarono un po’ di giornalisti che preferirono le loro domande a un discorso che, per la prima volta da quando era arrivato, l’asturiano era pronto a fare alla stampa «senza la maschera da allenatore». «Sono un allenatore diverso – aveva detto -. Magari il peggiore di tutti, ma diverso». Lo ha dimostrato con i fatti, lasciando sul piatto anche un ingaggio da 1 milione e 600mila euro.
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