Oggi ricorre il terzo anniversario della vittoria della Conference League, ma tra qualche settimana saranno anche 24 anni dal terzo e per ora ultimo scudetto della storia romanista. In quel periodo in dirigenza c'era Fabrizio Lucchesi, storico dirigente giallorosso che è tornato sulle difficoltà della piazza e della società nel tornare a costruire una squadra del genere: “I motivi son tanti. Cominciamo col dire che serve una proprietà forte, com’era quella di Franco Sensi, soprattutto determinata e che aveva le idee chiare. Una Roma costruita per gradi, che aveva un grande allenatore, probabilmente il più grande tecnico che c’era allora, ancora oggi uno dei 3 o 4 più grandi al mondo e una squadra costruita a step fatta di campioni, perché per vincere non bastano i buoni giocatori; bisogna avere la fortuna di indovinarli, la capacità di prenderli e soprattutto, anno dopo anno di mantenerli in rosa e incrementare l’organico. Noi avevamo una squadra molto forte, credo che abbiamo vinto meritatamente e probabilmente avremmo potuto vincere anche di più. Poi, purtroppo, iniziarono i problemi (di salute, ndr) del presidente Sensi, ma sono stati 4 anni straordinari che mi hanno legato fortemente a questa realtà, tanto che sono rimasto a vivere a Roma”. A parlare è lo stesso Lucchesi al Madiba Stars Cup al circolo sportivo di via di Casal Morena.


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Lucchesi: “Ranieri un fenomeno. Non credo la Roma farà un grande mercato”
Fra poche ore terminerà la carriera da allenatore di Claudio Ranieri. "Ranieri è stato straordinario. Credo che la sua qualità principale sia quella di mostrarsi come un uomo normale. La sua normalità quasi ti destabilizza. Siamo di fronte ad un fenomeno di questo sport, che è riuscito ad ottenere risultati molto importanti, un professionista esemplare che non ho mai visto litigare con nessuno, tutti ne parlano bene, lo adorano, i giocatori che lo hanno avuto lo osannano. Un signore di grande classe, di una signorilità difficilmente riscontrabile in altri profili. Se veramente deciderà di metter fine alla carriera da allenatore, mi auguro per la Roma che possa continuare a mantenere un ruolo attivo perché un consiglio suo vale dieci consigli di altre persone”.
Se lei fosse ancora il ds della Roma a chi affiderebbe la panchina del nuovo corso? “Più che un allenatore posso tracciare un profilo, ma ho paura di sbagliare perché il problema vero è che non ho ancora capito che Roma verrà fuori, che Roma sarà. Non puoi pensare a un allenatore di primissimo ordine, e non per un discorso relativo all’ingaggio, ma perché una figura del genere vuole avere voce in capitolo nella costruzione della squadra e non mi sembra che, dagli indicatori che recepisco, la Roma farà un grande mercato. Non sarà semplice perché ci sono dei parametri finanziari da rispettare. Sicuramente miglioreranno la squadra, cercheranno di salire in classifica. Credo che il tipo di allenatore a cui si affideranno dipenderà molto dal ruolo che avrà Ranieri: se avrà un ruolo operativo l’allenatore sarà un profilo abbastanza giovane, anche disposto ad ascoltare i suoi consigli; se Ranieri invece si stacca un po’ di più e invece di fare il consigliere andrà a fare, come detto tempo fa - il “nonno ai giardinetti” allora l’allenatore sarà un pochino più esperto, più maturo. Il problema vero è che poi in campo vanno i calciatori: io mi auguro che la squadra venga un po’ rinforzata perché altrimenti non si riesce a salire gradino dopo gradino fino a un livello che ad oggi è un po’ distante da quello adatto alla Roma. Diamogli fiducia e facciamo il tifo affinché ciò avvenga”.
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